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A Forlì grande mostra sui pittori Preraffaelliti

di | 2024-04-14T10:28:13+02:00 14-4-2024 5:05|Arte, Sezione 2|0 Commenti

FORLI’ – Con oltre 300 opere è l’esposizione dedicata ai Preraffaelliti più grande mai realizzata. E’ quella allestita, fino al prossimo 30 giugno presso le sale dei Musei San Domenico a Forlì. Fin dalle prime battute è già stata oggetto di diversi “tutto esaurito”. Visitatori da ogni parte d’Italia, ma nei giorni scorsi anche qualche pullman dall’estero, affollano estasiati le sale per ammirare le magnifiche opere in esposizione. La mostra intende ricostruire, attraverso prestiti eccezionali dai principali musei del mondo, l’intera vicenda delle tre generazioni di artisti che andarono direttamente sotto il nome, o si richiamarono allo spirito, dei Preraffaelliti.

Bianca

Un percorso unico, che va dalle loro radici ottocentesche dei Nazareni e di Ruskin alla loro eredità novecentesca. “Centrale, nell’esposizione ai Musei San Domenico – si legge nelle schede di presentazione – è il confronto diretto tra i maestri italiani dal Trecento al Cinquecento e questi moderni artisti. Il confronto col Rinascimento storico determinò questo nuovo Rinascimento”. L’esposizione forlivese si conclude mostrando come i pittori e gli artisti italiani dell’ultimo Ottocento – da De Carolis a Sartorio – abbiano ritrovato le memorie della propria storia, rinnovando la loro identità anche attraverso il confronto con la lunga vicenda dei Preraffaelliti.

Romeo e Giulietta di Frank Dicksee

La mostra è stata ideata e realizzata dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì in collaborazione con il Comune di Forlì, la mostra è a cura di Liz Prettejohn, Peter Trippi, Cristina Acidini e Francesco Parisi; di Gianfranco Brunelli la direzione generale. Il progetto espositivo, a cura dello Studio Lucchi & Biserni, porta in Italia capolavori provenienti dalle più importanti istituzioni nazionali e internazionali. Il pregevole catalogo che accompagna la mostra è edito da Dario Cimorelli Editore.

IL NOME Il nome esprime il rifiuto del “raffaellismo” e dei “raffaelliti”, la critica di ogni forma accademica, la contestazione del rigorismo formale della Royal Academy, così legata al classicismo dopo Raffaello. A metà dell’Ottocento, nel fatidico 1848, nell’Inghilterra vittoriana, nel pieno della Rivoluzione industriale, alcuni giovanissimi artisti – Dante Gabriel Rossetti, John Everett Millais, William Holman Hunt – radunati in una Confraternita, ardirono di cambiare il corso dell’arte. Se la spinta programmatica fu breve – nel 1853 era già terminata – lo sviluppo dei modelli fu pervasivo, il successo duraturo.

La vedova romana di Dante Gabriel Charles Rossetti

I PRERAFFAELLITI “I Preraffaelliti – spiegano i curatori della mostra – cercavano la fedeltà alla natura, la visione pura della realtà delle cose; i loro colori erano vividi e schietti, quando il carbone delle ciminiere anneriva il cielo e le case. Cercavano nelle fonti letterarie l’ispirazione all’assoluto e la passione d’amore, mentre l’economicismo della Rivoluzione industriale mostrava una modernità contraddittoria e socialmente diseguale. Eppure non furono dei passatisti. La loro non fu né una rivoluzione conservatrice, né una rivolta reazionaria. Aprirono al Simbolismo e all’Art Nouveau. Furono la prima avanguardia, il primo movimento che avrebbe aperto la strada a esperienze poi così diverse e persino contrapposte del Novecento europeo”. Nel loro momento sorgivo sognarono di ripercorrere l’arte dei Primitivi, gli antichi maestri del Tre-Quattrocento italiano. Toscano soprattutto. Come in uno specchio, guardarono a Cimabue, a Giotto e ai giotteschi, a Beato Angelico e Benozzo Gozzoli, particolarmente al suo ciclo di affreschi nel Camposanto di Pisa, salvati alla memoria collettiva dalle incisioni di Lasinio all’inizio dell’Ottocento. Poi Cosimo Rosselli, Verrocchio e i due Lippi, Ghirlandaio, Piero della Francesca, Signorelli, Botticelli. Sopra tutti Botticelli, rivelato nuovamente agli occhi dell’Europa.

Ragazze greche in riva al mare di Frederic Leighton

IL PRIMATO DI FIRENZE E LA PITTURA AL FEMMINILE Il mito dell’Italia e il primato di Firenze vissero a lungo fino a coinvolgere una terza generazione di artisti, in un arco temporale che dalla fine dell’Ottocento abbracciò i primi anni del Novecento. Alcuni protagonisti di quella fase si trasferirono a Firenze, dando vita ai “Circoli fiorentini”. La loro fu anche una pittura al femminile. Donne dalla sensualità enigmatica, dalle passioni tristi, dalla bellezza sfuggente abitano il pensiero visivo e ossessivo di Rossetti, le immagini cristallizzate di Leighton, le storie incantate di Burne-Jones. Ma folta è altresì la schiera delle protagoniste femminili dell’arte, che contribuirono a dar vita all’estetica preraffaellita: da Elizabeth Siddal a Evelyn De Morgan.

Fabrizio Rappini

 

Nell’immagine di copertina, l’opera “I semi e i frutti della poesia” dell’artista inglese Ford Madox Brown in mostra a Forlì

Per informazioni e prenotazioni mostra tel. 0543.36217; mostraforli@civita.art; www.mostremuseisandomenico.it Orario di visita da lunedì a venerdì: 9.30-19.00; sabato, domenica, giorni festivi: 9.30-20.00 La biglietteria chiude un’ora prima.

Sono un giornalista professionista e ho lavorato alla Gazzetta di Forlì e poi al Corriere Romagna. Ho collaborato con diverse testate e mi sono occupato di sport e cronaca nera e giudiziaria.

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