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La paura di non sentirsi mai all’altezza…

di | 2019-12-08T06:32:57+01:00 8-12-2019 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

NUORO – L’atelophobia è una sensazione che almeno una volta nella vita tutti abbiamo provato sulla nostra pelle. Da ragazzi o da adulti, almeno una volta, ognuno di noi ha sentito un fastidioso peso sullo stomaco perché non si è sentito abbastanza, non si è sentito all’altezza. Credersi all’altezza di affrontare la vita e le situazioni non è facile, bisogna avere fiducia in se stessi e negli altri, bisogna essere coscienti delle proprie capacità e avere un po’ di autostima che, tra i più giovani, è una cosa poco sentita.

Ai giorni nostri un dato inquietante che emerge soprattutto tra i ragazzi d’età compresa tra i 12 e i 18 anni, e che noi docenti attenti, purtroppo, sempre più quotidianamente rileviamo nelle nostre classi, è che due ragazzi su sette non si sentono “abbastanza”, vorrebbero fare di più ma non ci riescono. Molte persone possiedono fobie, ovvero una particolare paura di qualcosa, ma l’atelophobia è veramente difficile da gestire. Questa è una paura particolare, perché non è solo timore di non essere abbastanza, ma di sentirsi imperfetti, senza rendersi conto che la perfezione non esiste, e che per essere perfetti bisogna accettare le proprie imperfezioni e amarle così come sono. I ragazzi si sentono estranei a tutto, persino alla propria casa, e sono come tristi “forestieri del mondo”. Vorrebbero essere come gli altri però reputano ciò difficile, talvolta impossibile.

Viviamo in una società senza valori, senza ideologie, spesso confusa e disorientata. Tv e media non offrono spesso modelli di vita e prospettive per i giovani. In questo contesto alcuni ragazzi reagiscano emarginandosi, perché non sono a proprio agio e vivono in uno stato di sofferenza; ma questo li fa sentire diversi e sentendosi diversi credono di avere un problema, qualcosa che non va. L’incapacità ad affrontare la vita, la perdita dei modelli, uno stile di vita sregolato, le continue crisi di panico sono alcune delle problematiche che incidono sui comportamenti dei ragazzi che si sentono sempre più inadeguati, fuori posto, costretti a recitare una parte che non sentono la loro, ad indossare un abito in cui navigano o che sta loro stretto come una camicia di forza.

Spesso ad innescare il tutto non è nemmeno il contesto in cui i ragazzi vivono. Hanno alle spalle famiglie anche presenti e affettuose, ma i ragazzi non stanno bene ugualmente. Qualcuno addirittura è autolesionista, odia chiunque lo osservi, chi pretende troppo da lui e chi è curioso del suo malessere. Il silenzio e il mutismo spesso sono l’autodifesa. Non sentirsi abbastanza non è un reato, non piacersi anche, ma dovrebbe esserlo quando ad innescare tutto ciò è la superficialità, l’indifferenza, la cattiveria altrui. Chi è il colpevole, quindi? Non certo chi prova la paura di non essere abbastanza, ma chi lo fa sentire così. Si può avere paura dell’acqua, dei serpenti, dell’altezza, di uno spazio chiuso o aperto, ma nessuno dovrebbe avere paura dell’incompletezza, di qualche difetto, di non essere all’altezza di qualcuno o qualcosa, perché siamo tutti uguali, e poi se fossimo tutti perfetti, che mondo sarebbe?

Qualcuno ricordava che il mondo è bello perché è vario, le persone sono varie e imperfette, ed è proprio questo a legarci e a renderci tutti uguali. Henry De Montherlant affermava che “come le lampade hanno bisogno di petrolio, così gli uomini hanno bisogno di essere nutriti di una certa quantità di ammirazione e quando non sono abbastanza ammirati muoiono”. Ma bisogna essere coscienti del fatto che in tutti noi esista un po’ di paura di non essere abbastanza, un po’ di atelophobia, perciò ognuno, ogniqualvolta si sente fuori posto, inadeguato, sbagliato, dovrebbe sorridere, perché anche la persona che si teme maggiormente, o la persona più fredda e dura che si conosce, almeno una volta si è sentita inutile, imperfetta, insicura.

Cerchiamo quindi di non preoccuparci troppo, sorridiamo, urliamo, giochiamo, piangiamo o cantiamo, mettiamoci in gioco. Divertiamoci, affrontiamo le cose con un po’ più di leggerezza, ma soprattutto non lasciamoci vincere passivamente dalla vita, viviamo rimanendo sempre noi stessi, ciò che siamo. Impariamo la mattina a guardarci allo specchio, a sorridere e ad amarci un po’ di più ogni giorno, perché la persona che vediamo riflessa e che per primi snobbiamo a volte con disgusto, dopo essere caduta innumerevoli volte si rialzerà e affronterà con coraggio ogni cosa.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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