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In Sudan situazione sempre più drammatica

di | 2024-04-26T18:12:00+02:00 28-4-2024 5:35|Attualità, Sezione 8|0 Commenti

RIETI – La crisi in Sudan: se ne parlava esattamente un anno fa, ripercorrendo le cause del conflitto e lanciando l’appello dell’Unhcr, su una delle peggiori crisi mondiali degli ultimi decenni, di cui i telegiornali non si occupano. L’esercito regolare – le Forze armate sudanesi – e le Forze di Supporto Rapido si fronteggiano e in mezzo ci sono le persone, milioni di persone. Ora è Medici Senza Frontiere a lanciare l’allarme. Perché se ne parla ancora? Per due motivi: Il conflitto ha radici nella deposizione del dittatore Al-Bashir del 2019 e nel tramonto del sogno democratico e questo ricorda che la democrazia va sempre, costantemente, difesa e tutelata, perché le libertà si possono perdere all’improvviso e le cause vengono da lontano. Perciò bisogna sempre vigilare e questo riguarda tutti noi. Il secondo motivo è il senso di impotenza, voglia di giustizia, il bisogno di non restare a guardare come se niente fosse, considerando che in questo anno un’ulteriore guerra è in atto e i civili di Gaza hanno bisogno di aiuti umanitari, mentre i droni uccidono gli operatori delle Ong. Si spara sulla Croce Rossa.

Anche in Sudan milioni di persone sono a rischio e le parti in guerra bloccano intenzionalmente l’accesso umanitario e la consegna degli aiuti. Scrive il capomissione di MSF in Sudan, Jean Stowell: “La popolazione sudanese sta soffrendo immensamente a causa del persistere di pesanti combattimenti e bombardamenti, anche in aree urbane e nei villaggi, mentre il sistema sanitario e i servizi di base sono in gran parte crollati o danneggiati dalle parti in conflitto. Solo il 20-30% delle strutture sanitarie è ancora funzionante in Sudan, il che significa che la disponibilità di assistenza sanitaria per le persone in tutto il paese è estremamente limitata. Nelle aree vicine alle ostilità, la nostra équipe ha curato donne, uomini e bambini direttamente feriti dai combattimenti, tra cui ferite da schegge, esplosioni, ferite da arma da fuoco, proiettili vaganti. Dall’aprile 2023, le strutture che abbiamo supportato hanno ricevuto più di 22.800 persone con lesioni traumatiche ed eseguito più di 4.600 interventi chirurgici. Molti dei quali legati alle violenze avvenute a Khartoum e nel Darfur”.

Wad Madani è una città circondata da tre linee del fronte e MSF cura 200 pazienti al mese con ferite legate alla violenza. Secondo le Nazioni Unite, più di 8 milioni di persone sono state già costrette a fuggire dalle loro case e sono state sfollate più volte, mentre si stima che 25 milioni di persone (metà della popolazione del paese) abbiano bisogno di assistenza umanitaria. Le forniture mediche sono scarse, nonostante MSF lavori con una buona collaborazione con il ministero della salute, il governo del Sudan ha persistentemente e deliberatamente ostacolato l’accesso agli aiuti umanitari, soprattutto nelle aree al di fuori del proprio controllo. Questa si chiama cattiveria, questo è disumano, questo è intollerabile. Le autorità hanno anche sistematicamente negato gli spostamenti del personale umanitario e permesso alle forniture di attraversare le linee del fronte, limitando l’uso dei valichi di frontiera e stabilendo un processo altamente restrittivo per ottenere i visti umanitari.

Ibrahim, medico di MSF che lavora a Khartoum: “Oggi la nostra sfida più grande è la scarsità di forniture mediche. Abbiamo esaurito le attrezzature chirurgiche e siamo sul punto di interrompere il lavoro a meno che non arrivino i rifornimenti”. Saccheggi nei magazzini, furti di auto, attacchi agli operatori sanitari. Darfur, Khartoum o Al Jazirah sono aree difficili da raggiungere e i bisogni superano la capacità di risposta delle associazioni umanitarie, insufficiente la risposta anche nelle aree più accessibili come il Nilo Bianco, il Nilo Blu, Kassala e Gedaref. Nel campo di Zamzam nel Darfur settentrionale il Programma Alimentare Mondiale non distribuisce cibo dal maggio 2023. Il 23% dei bambini esaminati in una valutazione rapida a gennaio scorso è risultato affetto da malnutrizione acuta, il 7% era già grave, il 40% delle donne in gravidanza e in allattamento soffriva di malnutrizione e il tasso di mortalità nel campo era devastante con 2,5 morti al giorno. Il Sudan già prima della guerra aveva una situazione di fragilità, ora è catastrofica.

Ozan Agbas, responsabile delle operazioni di emergenza di MSF in Sudan: “In molte delle aree in cui MSF ha avviato le attività di emergenza, non abbiamo visto il ritorno delle organizzazioni umanitarie internazionali che erano state inizialmente evacuate ad aprile 2023. Khadija Mohammad Abakkar, che ha dovuto abbandonare la sua casa a Zalingei, nel Darfur centrale, ci ha raccontato quanto sia stato difficile sopravvivere senza assistenza umanitaria e di come durante i combattimenti, nel campo non c’era accesso all’assistenza sanitaria o al cibo. Per procurarselo ha dovuto vendere le sue cose”. Le Nazioni Unite e i loro partner hanno continuato a imporre restrizioni all’accesso a queste regioni e, di conseguenza, non si sono nemmeno pre-posizionati per intervenire o creare team sul campo quando se ne presenta l’occasione.

MSF chiede alle Nazioni Unite di mostrare maggiore coraggio di fronte a questa enorme crisi, contribuendo attivamente a consentire un rapido e massiccio aumento dell’assistenza umanitaria. Attualmente MSF ha più di 30 strutture sanitarie, in 10 stati del Sudan: Khartoum, Al Jazirah, Nilo Bianco e Blu, Al Gedaref, Darfur occidentale, Darfur settentrionale, meridionale e centrale, Mar Rosso. E’ impegnata in molte zone calde fra cui Gaza, Libano, Nigeria, Colombia, Panama, Haiti, nel Donetsk è stata bombardata una postazione, la nave Geo Barents ha subito fermi amministrativi ed è stata testimone di respingimenti di immigrati. Il 26 febbraio 2023 naufragava a largo di Cutro in provincia di Crotone un’imbarcazione di migranti dalla Turchia: dei 180 a bordo, 94 sono morti in mare, di cui 34 bambini. Le loro storie sono nel sito dell’associazione, le responsabilità sul ritardo dei soccorsi della Guardia Costiera non è ancora chiara. “Anche se il nostro maggio/Ha fatto a meno del vostro coraggio/Se la paura di guardare/Vi ha fatto chinare il mento/Se il fuoco ha risparmiato/Le vostre Millecento/Anche se voi vi credete assolti/Siete lo stesso coinvolti” (Fabrizio De André, La canzone del maggio, 1973).

Francesca Sammarco

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