//“Ecocidio”, ecco il reato per i crimini ambientali

“Ecocidio”, ecco il reato per i crimini ambientali

di | 2024-05-05T00:09:07+02:00 5-5-2024 6:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Chi inquina, paga. E pure molto caro. Attraverso pene più severe e pesanti sanzioni economiche. L’Unione Europea ha recentemente approvato un pacchetto di norme che valutano i disastri ambientali (come incendi, dispersione di rifiuti pericolosi, contaminazione delle acque) veri e propri reati. Si tratta in buona sostanza di tutte le azioni criminali che possono provocare danni, oltre che alla salute delle persone, anche al suolo, agli ecosistemi, alla qualità dell’aria, alla flora e alla fauna. Una delle novità della direttiva è proprio l’introduzione dei reati cosiddetti “qualificati” – ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo – che degradano gli ecosistemi e costituiscono quindi un autentico “ecocidio”.

Il testo comprende anche un ampliamento dei reati penali, che da 9 passano a 18, come il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione europea sulle sostanze chimiche e l’inquinamento provocato dalle navi. Più i crimini saranno gravi, più severe saranno le sanzioni. Per i cosiddetti reati “qualificati” , il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di persone anche 10 anni. Nel caso di enti pubblici, associazioni, società private, invece, le sanzioni possono essere pari al 5% del fatturato annuo mondiale o in alternativa possono arrivare a 40 milioni di euro. A queste si possono poi sommare misure supplementari, come l’obbligo per chi compie un reato contro l’ambiente a ripristinare i danni causati o a compensare i costi che sono derivati dalla sua distruzione.

La Ue ha anche approvato la legge sul ripristino ambientale: la Nature Restoration Law. Il testo prevede che entro il 2030 gli Stati membri si impegnino a ripristinare il buono stato di salute di almeno il 30% degli habitat contemplati dalla nuova legge (che vanno da foreste, praterie e zone umide a fiumi, laghi e coralli). Questa percentuale aumenterà poi al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. La parola “ripristinare” però non significa che le aree naturali possano davvero tornare allo stato precedente all’azione antropica. Il lavoro sarà piuttosto quello di riqualificare gli ecosistemi, rendendoli più forti e resistenti alle conseguenze del cambiamento climatico e dell’azione dell’uomo.

L’associazione svizzera “Anziane per il clima” ha ottenuto dalla Corte europea per i diritti dell’uomo una condanna della Confederazione elvetica per non aver preso misure adeguate per i cambiamenti climatici. Il ricorso contro il governo di Berna era stato presentato da quattro attiviste di “KlimaSeniorinnen”, per la maggior parte settantenni, in quanto rappresentanti di una delle fasce della società più esposte alle conseguenze della crisi climatica. Per questo hanno accusato il loro Paese di non fare abbastanza e di mettere a rischio l’incolumità dei propri cittadini.

 “La Svizzera – si legge nella sentenza – non ha adempiuto ai suoi obblighi in materia di cambiamenti climatici” e “ci sono state deficienze critiche nel processo che doveva permettere di creare un quadro normativo, compresa l’incapacità delle autorità di quantificare attraverso un bilancio del carbonio o in altro modo i limiti delle emissioni nazionali di gas a effetto serra”. Secondo Strasburgo, la Confederazione elvetica ha violato l’articolo 8 della Convenzione dei Diritti dell’Uomo, perché “un’azione inadeguata dello Stato per combattere i cambiamenti climatici aggrava i rischi di conseguenze dannose e minaccia il godimento dei diritti umani”. Una sentenza storica, perché per la prima volta uno Stato è stato considerato colpevole per la mancata tutela dei diritti umani nell’ambito del rispetto degli obblighi sul clima. “Questa sentenza non è solo una vittoria per la nostra associazione – commenta Rosmarie Wydler-Wälti, co-presidente della ong KlimaSeniorinnen – ma è una vittoria per tutte le generazioni”.

Le azioni a tutela dell’ambiente sono dunque molteplici e di varia natura, ma la prima difesa deve arrivare da tutti noi, cominciando dalle piccole azioni quotidiane. Quelle semplici e totalmente gratuite. Ma il primo argine è l’educazione dei più giovani, anche se – come dimostra la sentenza della CEDU – non è affatto detto che tali temi interessino soltanto la “generazione Greta”. Tutt’altro.

Buona domenica.

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