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Quel Bosco Verticale nella Milano da bere

di | 2019-05-03T12:50:40+02:00 5-5-2019 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

MILANO –  La capitale della moda e del business, si avverte da subito che Milano è così. Una città ordinata, pulita, organizzata, ma non per tutti. È la Milano degli affari, dei brand delle donne a tacchi a spillo, vestite di tutto punto all’ultima moda con trucco e capello fresco di piega; uomini in tiro come tirato è lo sguardo e l’espressione per essere sul pezzo, sull’occasione del business del momento. Moda e design, nei negozi lussuosi di Brera anche i commessi e le commesse sono filiformi e in tiro come parte dell’arredamento e i clienti diversi per provenienza di paese ma che appartengono alla stessa alta classe sociale.

Brunch, coffee break, aperitivi e lunch: occasioni di incontri in locali alla moda che contribuiscono alla Milano da bere e da vivere secondo dettami specifici. Milano che da sempre è proiettata verso il nord Europa, ad essere riferimento italiano dell’industria e dello scambio. La capitale del design vede nel Bosco verticale una delle sue più riuscite operazioni nel campo. È situato in quartiere futuristico con ampi viali, zone verdi e i grattacieli che stagliano il cielo. Di fianco alla torre Unicredit, si visualizzano due grandi palazzi ornati da una cascata di piante bellissime che danno ulteriore respiro visivo a questo contesto ultramoderno.

In una città come Milano dove il verde scarseggia, gli architetti hanno saputo creare un connubio tra natura e cemento. Su piazza Gae Aulenti con la fontana centrale ed il gioco di trombe molto particolari, ci si immerge nella Milano dello shopping. Un quartiere esclusivo e modernissimo è Isola, insieme a citylife, un esempio di come la rigenerazione urbana possa regalare un vantaggio competitivo ad una intera zona della città. Metro, verde pubblico curatissimo e con un’infinità di giochi per bambini si armonizzano in un progetto di riqualificazione urbana.  

L’attrattiva principale è senz’altro il Bosco Verticale, gioiello dell’architettura in Via Garibaldi, progettato da Stefano Boeri: senza dubbio una rarità. Una struttura che deve la sua particolarità alle 21000 piante che lo caratterizzano con più di 2000 specie arboree che lo caratterizzano. Inaugurato nel 2014, un complesso maestoso, costituito da due grattacieli, venne presentato al mondo intero confermando Milano quale capitale europea del design. L’anno dopo il Bosco Verticale ha ottenuto il premio come “grattacielo più bello e innovativo del mondo”.

Fino a pochi anni fa la zona era alquanto malfamata, vicina alla stazione della metropolitana e versava in condizioni di degrado. Soltanto dal 2010 grazie ad un processo di bonifica è diventata una delle zone più belle e signorili di Milano, uno dei quartieri più innovativi d’Europa. E non solamente per il Bosco Verticale, ma anche per la piazza intitolata a Gae Aulenti, inaugurata nel 2012, sulla quale si affaccia il grattacielo più alto del Belpaese: la Unicredit Tower.  Riqualificare sembra però voler dire rendere inaccessibile ai più questi luoghi: i prezzi degli appartamenti sono, infatti, da capogiro e possono permetterselo solo alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, del cinema e dello sport. I costi si aggirano intorno ai 10.000 euro al metro quadro, che possono arrivare a punte di 15.000. Sbalorditivi i costi condominiali che si aggirano intorno ai 3000 al mese.

La manutenzione del Bosco Verticale a Milano prevede una tipologia di lavorazione denominata “Tree Climbing”. E’ estremamente affascinante vedere questi Giardinieri Volanti, che compiono le dovute operazioni colturali a 120 piani di altezza. Condominiali sono pure palestra e piscina all’interno. Resta il grattacielo milanese a più alta densità di personaggi famosi (ci abitano tra gli altri i calciatori Ivan Perisic e Felipe Melo, gli stilisti Diego Dolcini e Gaia Trussardi e ancora il rapper brasiliano Lorenzo Carvalho). Ultimi inquilini la coppia glamour del momento Fedez e Chiara Ferragni che si sono accontentati di un piccolo attico di appena 400 mq  del valore di 3 milioni di euro, a dimostrazione che queste operazioni sono emblema di una società dell’immagine e del fittizio. La Ferragni che si è inventata influencer per una marea di followers che vivono in maniera surrogata per sognare di emulare una vita a loro inaccessibile senza rendersi conto che la vita è altrove.

Ma la democratica Milano ha pensato bene di costruire di fronte al lussuoso bosco un condominio di case popolari: assegnatarie sono famiglie rispondenti ad un bando con una presentazione di un attestato ISEE. Un condominio di cinque piani in via Confalonieri 8, a due passi dal pluripremiato Bosco Verticale. Il palazzo in zona Isola era stato infatti oggetto di un accordo, nel lontano 2008, tra il privato e il comune ed era stato selezionato per una sorta di esperienza di “social housing”, una soluzione all’emergenza abitativa che si propone di fondere case di edilizia convenzionata con alloggi tradizionali. Così, le famiglie, dopo aver presentato redditi, Isee e tutto il necessario erano riuscite ad acquistare le case al prezzo di 2900 euro al metro quadro, quasi un regalo per la zona, peccato però che le spese condominiali dopo la riqualificazione della zona siano di 8600 euro all’anno, 716 euro al mese, più il mutuo e le utenze si arriva a 1500 euro al mese. Una spesa che, naturalmente, le famiglie selezionate con i criteri del “social housing”, nella migliore delle ipotesi, fanno fatica a sostenere. 

A quanto pare, però, nel bando e nei successivi accordi scritti non c’erano riferimenti alle spese condominiali, che il privato ora giustifica con tutti i servizi di lusso di cui godono le residenze della zona: sorveglianza giorno e notte, conservazione del verde condominiale e pulizia straordinarie. Un Bosco quindi, la cui verticalizzazione corrisponde ad un’ascesa sociale, uno status symbol sempre più in luce in questi anni dove riqualificare significa far circolare denaro, immagine ed è facile diventare “popolare” e di richiamo internazionale in una società sempre più affogata da immagini e vite virtuali. Nel contesto di cemento e design l’occhio è attratto da piccole case gialle, al centro di questi giganti architettonici, che hanno resistito all’esproprio, un’isola loro in un quartiere che Isola si chiama, a testimoniare che una dimensione umana e sostenibile è ancora possibile.

Angela Ristaldo

Nella foto di copertina, un’immagine del quartiere Isola di Milano

 

 

 

 

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