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Caffè Meletti, un tuffo fra storia e cultura

di | 2022-06-24T18:47:42+02:00 26-6-2022 6:05|Sezione 2, Viaggi|0 Commenti

ASCOLI PICENO – Il Caffè Meletti, uno dei 150 caffè storici d’Italia, è uno dei simboli più noti di Ascoli Piceno, una bellissima città medioevale delle Marche, considerata tra le più monumentali della nazione. Il caffè letterario, che si affaccia sul lato ovest della rinascimentale Piazza del Popolo, accanto al Palazzo dei Capitani, nasce come sede del Picchetto della Dogana, trasformato successivamente (1881-84) dall’ing. Marco Massimi nel Palazzo delle Poste e Telegrafi. Il vero cambiamento si ebbe nel dicembre del 1905 quando Silvio Meletti acquistò l’edificio ad un’asta pubblica. Fu così che, grazie all’opera dell’ingegner Enrico Cesari e del pittore decoratore Pio Nardini, fu realizzato un elegante bar in stile liberty caratterizzato dalla ricchezza degli arredi, dallo splendore degli ornamenti e dalla raffinatezza delle pitture che donano ancor oggi un’atmosfera unica al Caffè Meletti, inaugurato il 18 maggio 1907.

Il Caffè Meletti Istituzione e salotto delle idee, per anni fu sede del “Senato”, sodalizio dei notabili della città. Re Vittorio Emanuele fece visita nel 1908 e nel 1910 per acquistare l’Anisetta Meletti e lo decretò “Fornitore della Real Casa”. Mascagni sembra che abbia iniziato a scrivere l’opera “Lodoletta” proprio in questo caffè; Guttuso, alla fine della Seconda Guerra, vi progettò la rivista “L’Orsa Maggiore”. Ai tavoli del Meletti si sono seduti grandi nomi della cultura: Mario Soldati, Beniamino Gigli, Mario del Monaco, Renato Guttuso. Carlo Alberto Salustri, noto col nome di Trilussa, scrisse: “Quante favole e sonetti m’ha ispirato la Meletti” riferendosi al liquore-simbolo, a base di anice stellato. Sono passati dal caffè Meletti Stuparich, Zandonai, Badoglio, Sartre, Hemingway. Il locale è stato anche set di prestigiosi film d’autore: “I delfini” del 1960 di Francesco Maselli con Claudia Cardinale e “Alfredo Alfredo” del 1972 diretto da Pietro Germi con Stefania Sandrelli e Dustin Hoffman.

L’architettura del Caffè Meletti è affascinante quanto la sua storia. La palazzina che ospita il Caffè si inserisce con eleganza nello scenario cinquecentesco di Piazza del Popolo aggiungendo un tocco di colore con la sua intonacatura rosa antico della facciata principale di stile tipicamente neoclassico. La costruzione su pianta trapezoidale si sviluppa su tre piani individuabili sulla facciata da cornici sagomate, l’ultimo aperto su un elegante terrazzo con affaccio sulla piazza. Il piano terra è caratterizzato da un portico a cinque arcate decorate nel 1883 da Giovanni Picca con simboli “allusivi delle funzioni postali”, unico ricordo della precedente destinazione dell’edificio. Nella parte superiore, la cornice marcapiano sorregge una fila di cinque finestre sormontate da altrettante lunette a tutto sesto, quelle del piano nobile. Per finire una cornice dentellata funge da basamento per la balaustra che delimita l’ampia terrazza all’ultimo piano. Purtroppo nel 1906 gli affreschi furono intonacati e rividero la luce soltanto grazie all’opera di restauro del 1998.

L’interno del locale mantiene l’impostazione tipica di un caffè ottocentesco in stile liberty. Entrandoci è inevitabile un tuffo nel passato a partire dagli affreschi del soffitto, opera del pittore ascolano Pio Nardini fino alle appliques e ai lampadari in ottone lavorato con bulbi in vetro smerigliato, l’arredamento dove trionfano i divani rivestiti di morbido velluto verde muschiato, con i tavolini rotondi dal piano di marmo bianco di Carrara su base in ghisa fusa lavorata. Tutto l’interno in stile liberty è perfettamente conservato e l’impostazione è ancora quella originale. Ad accogliere l’avventore uno spazio per la consumazione in piedi, uno spazio ampio per la consumazione a sedere e uno per la pasticceria. Sull’ala destra spicca un’elegante e leggera scala a chiocciola in legno intagliato, non più utilizzata, che in origine permetteva l’accesso al piano superiore. Interessanti anche i ritrovamenti d’epoca romana resi fruibili da una protezione in vetro, collocati nel piano interrato.

Specialità del locale è tutt’oggi indubbiamente l’“Anisetta Meletti”, liquore a base di anice verde prodotto seguendo la ricetta originale di Silvio Meletti, ottimo se bevuto fresco ed accompagnato da un chicco di caffè, la cosiddetta “mosca”. Il Caffè Meletti per essere rimasto conforme allo stato originario, salvo qualche piccola variante, per l’eleganza delle linee e del decoro che ne fanno un autentico esempio di stile liberty, e soprattutto perché luogo preferenziale di incontro a carattere socio-culturale nel 1981 è stato dichiarato dal Ministero dei beni culturali e ambientali ‘Locale di interesse storico e artistico’. Tra il 1990 ed il 1996 il Caffè è rimasto chiuso ma, grazie all’acquisto da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno e ad interventi di modernizzazione, è stato restituito nel 1998 alla città insieme al ripristino della galleria il cui accesso è nella retrostante Via del Trivio. Un’attenta opera di restauro conservativo unitamente ai successivi adeguamenti strutturali e tecnologici portati a termine nel novembre del 2011 hanno ridonato al Caffè Meletti il prestigio e il fascino di un tempo, come bar, pasticceria e luogo culturale dove si riuniscono artisti e letterati contemporanei per dare luce all’intera cittadina di Ascoli Piceno.

Margherita Bonfilio

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