ROMA – Il Teatro dell’Opera ci dà una rara opportunità: ascoltare la musica di un Mozart diciannovenne, che non esiteremo a riconoscere come il compositore geniale che conosciamo. Dal 14 maggio, il Costanzi inscenerà “Il re pastore” del Mozart poco più che adolescente, con la direzione musicale di Manlio Benzi, la regìa di Cecilia Ligorio, le scene di Gregorio Zurla, i costumi di Vera Pierantoni Giua, le luci di Fabio Berettin: nel cast, Alessandro Magno sarà Juan Francisco Gatel già ben noto, Aminta sarà Miriam Albano, Elisa nel cui ruolo vedremo Francesca Pia Vitale, Tamiri impersonata da Benedetta Torre, ed Agenore da Krystian Adam.

Il tenore Juan Francisco Gatel
Prima di parlarne occorre precisare che Mozart era reduce da lunghi viaggi col padre Leopold in Europa, segnatamente a Monaco, Parigi e Italia, in varie tappe che Leopold fece con anche la moglie e la figlia Nannerl musicista a sua volta. Durante le tappe Mozart ebbe modo di conoscere vari musicisti, imponendosi con le incredibili sue qualità – in Vaticano il padre ebbe modo di fargli ascoltare il “Miserere” di Allegri, la cui partitura il Papa aveva vietato a chiunque di copiare: il piccolo Mozart la ricordò a memoria e la riscrisse tutta – e fece a tutti ascoltare anche musica già da lui composta.

Wolfgang Amadeus Mozart
Quando nel 1775 scrisse “Il re pastore”, Mozart aveva già alle spalle “Ascanio in Alba”, “La finta semplice” e non solo. L’incarico gli venne dall’arcivescovo Colloredo per l’arrivo a Salisburgo di Massimiliano d’Asburgo.
L’opera in due atti si incentra sulla bontà di Alessandro Magno, che mette pace fra due coppie di innamorati ed eredi di due regni: né è frutto di un principiante, avendo grandissima varietà di arie – bellissima quella del castrato Aminta (soprano) “L’amerò, sarò costante” – senza ripetizioni di duo o di altro. L’ascolto sarà una prova per tutti noi.
Paola Pariset
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