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Velasco, coach filosofo, per il volley femminile

di | 2023-09-28T11:22:37+02:00 1-10-2023 5:15|Sezione 4, Sport|0 Commenti

PERUGIA – Sembra che il presidente della Federvolley Giuseppe Manfredi abbia intenzione di affidare la nazionale femminile, alla luce del flop di Davide Mazzanti, a Julio Velasco. Qualcuno ha subito storto la bocca adducendo il motivo dell’età non più verde del tecnico argentino. Neanche fosse un vecchio decrepito e non si presentasse ancora valido e pimpante, pur con le sue 71 primavere, tanto da allenare la Uyba Volley Busto Arsizio. La vecchiaia non sempre può venire associata a qualcosa di negativo. Anzi, esperienza e maturità si acquisiscono con l’età e Velasco, per di più, sfoggia pure una certa cultura ed una solida patina filosofica. Cosa che non guasta per nulla.

Poi a guardarsi intorno, nel mondo dello sport, altri tecnici hanno superato brillantemente i settanta anni e allenano alla grande.
Prendete Claudio Ranieri che guida il Cagliari: non ha 71 anni come il tecnico sudamericano? E Zdenek Zeman (nato nel 1947) non siede sulla panchina del Pescara in C? E Gregory Popovic, stratega dei Sant’Antonio Spurs della favolosa NBA, di anni non ne conta 76? E – non per annoiarvi, ma per abbondanza di precedenti – non è arrivato a 74 anni, Roy Hodgson che dirige la panchina del Crystal Palace nella Premier inglese di calcio?

Ergo: guai a scandalizzarsi se il mondo della pallavolo, in vista delle Olimpiadi di Parigi, ritiene di affidarsi alle qualità, alle doti ed al talento di un tecnico rodato da esperienze tutte di alto livello. E non solo nella pallavolo dove si fregia di essere stato il “maestro” della “generazione di fenomeni” della pallavolo nostrana (Lucchetta, Bernardi, Cantagalli, Vullo, Zorzi, Giani, Gardini, tanto per citarne alcuni): l’argentino è stato direttore generale della Lazio ai tempi di Cragnotti e persino a capo del settore fisico-atletico dell’Inter di Moratti.

Julio Velasco, nato il 9 febbraio 1952 sotto il segno dell’Acquario, possiede tutti i requisiti migliori per far bene. Ed ha conquistato ben 17 ori in numerose competizioni e per diversi paesi, oltre che due campionati mondiali e tre europei per la nostra Italia. Lui stesso ha sostenuto di non aver ricevuto alcun contatto, ma se l’iniziativa andrà davvero in porto, nessuno si scandalizzi. Quelli che ricordano che Velasco possiede l’allure del filosofo non raccontano una fola o esagerano in elogi sperticati: nella sua città natale, La Plata, ha frequentato il liceo e si è iscritto alla facoltà di filosofia. Non si è laureato (gli mancavano sei esami), ma il suo percorso universitario gli ha lasciato comunque più di una semplice infarinatura umanistica.

Velasco, colto e comunicativo, stringe in mano le carte giuste per ri-costruire la nazionale femminile. Che, si è visto bene negli ultimi mesi, non può fare a meno del talento di Paola Egonu, migliore giocatrice italiana e una delle migliori al mondo, entrata in rotta di collisione con l’ormai ex coach. Uno dei compiti principali di Velasco sarà, pertanto, quello di ricucire i rapporti tra le pallavoliste azzurre. Piccole invidie e gelosie insensate debbono essere scacciate con forza e convinzione: tutti i “guerrieri” vantano diritti uguali, ma se un esercito conta su un Achille, su un Davide, su una Ippolita o una Pentesilea, farne a meno è da sciocchi.

Elio Clero Bertoldi

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