//Un anno di pandemia tra lutti e sofferenze

Un anno di pandemia tra lutti e sofferenze

di | 2021-03-07T10:44:39+01:00 7-3-2021 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Un anno di pandemia. Un anno di lutti, sofferenze, privazioni, drammi e danni ai quali (chissà come, chissà quando) si riuscirà a porre rimedio. Esattamente il 9 marzo 2020 gli italiani scoprirono in maniera palpabile e indiscriminata gli effetti di quel dannato draghetto coronato: durante una drammatica conferenza dell’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte fu annunciata la chiusura generalizzata. E conoscemmo in quei giorni un nuovo termine: lockdown, letteralmente confinamento. Tutti a casa, con la possibilità di uscire solo per ragioni di necessità e di urgenza. In pratica per lavorare (almeno per quelle attività che ancora rimasero attive) e per fare la spesa. E sempre dotati di autocertificazione che attestasse i motivi dell’uscita.

Vennero i giorni dell’inno di Mameli diffuso dai balconi, delle canzoni cantate a squarciagola per farci vicendevolmente coraggio. “Andrà tutto bene” si diceva e si leggeva dappertutto. Non è affatto andato tutto bene: centomila morti sono un fardello pesantissimo e insopportabile. I nostri anziani se ne sono andati in silenzio senza nemmeno il conforto dell’ultima carezza e dell’ultimo abbraccio degli affetti più cari. Alcune immagini ci hanno toccato il cuore e niente e nessuno potrà mai cancellarle: quelle degli operatori sanitari stravolti da turni massacranti e da una mole di pazienti inimmaginabile addormentati sulle loro postazioni di lavoro; quelle dei camion militari che portavano via centinaia di bare dai luoghi maggiormente colpiti; quella del Papa che prega da solo in una piazza San Pietro vuota e sferzata dalla pioggia… Ce ne sarebbero tante altre a testimoniare di un periodo storico che soltanto menti assai fantasiose di scrittori di fantascienza avrebbero potuto soltanto immaginare. A ciò va aggiunta la situazione economica drammatica: decine di migliaia di persone hanno perso il lavoro (e chissà quando e se lo ritroveranno) e per coloro che ancora non lo avevano la speranza di trovarlo si sono ridotte a zero (in tanti non lo cercano nemmeno…).

Dopo più di due mesi, con tutte le cautele del caso l’Italia cominciò ad uscire dall’isolamento. Ci sembrava che il peggio fosse ormai alle spalle. Gli effetti del virus erano assai meno dannosi e con l’arrivo dell’estate le cose si misero decisamente al meglio (anche il virus dell’influenza col caldo sparisce), tanto da indurre ad un allentamento della morsa che avremmo pagato caro in settembre. Ci furono errori? Sicuramente sì, sia individuali che collettivi, sia da parte di governanti e amministratori che da parte di noi cittadini. Tutti in buonafede, per carità, ma sempre di errori si tratta. E il conto è stato salato. Si pensi alla scuola. Concluso in qualche modo l’anno scolastico scorso, c’erano i mesi estivi a disposizione per programmare quello seguente. Si sapeva benissimo che ci sarebbero stati problemi seri legati al distanziamento. Invece di sprecare risorse e energie per gli inutili banchi a rotelle, bisognava concentrarsi su due semplici, ma fondamentali questioni: il trasporto pubblico e l’ampliamento degli spazi per poter sufficientemente distanziare studenti e insegnanti. Nulla o ben poco si fece in quei settori con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

Ritenevamo, sbagliando, che i problemi più grossi fossero ormai alle spalle e che con il vaccino avremo risolto quelli rimanenti. E invece le cose non sono affatto andate come pensavamo: i vaccini sono arrivati (con qualche difficoltà di reperimento, va detto), ma sono arrivate anche la varianti (inglese, nigeriana, sudafricana, brasiliana…). Oggi siamo messi piuttosto male, tanto che al di là delle varie e mutevoli colorazioni periodicamente assegnate alle regioni, non si esclude affatto la possibilità che si possa dichiarare un altro lockdown generalizzato. E i morti aumentano ogni giorno di centinaia di unità, gli ospedali cominciano ad essere nuovamente colmi e le terapie intensive segnalano la crescente occupazione dei posti a disposizione.

Un anno in cui la situazione non è cambiata di molto, contrariamente alle nostre aspettative. Come se ne esce? Non ci sono ricette certe, né pozioni magiche, né colpi di bacchetta. Il buonsenso deve indurci a mantenere per lungo tempo ancora le regole basilari (mascherina, distanziamento, igiene frequente), con l’auspicio che i vaccini arrivino in maniera cospicua e siano iniettati a ritmi ben più alti di quelli attuali. Altro non è possibile dire se non che con questo maledetto virus dovremo convivere a lungo: è infido e pericoloso, ma non imbattibile. Tocca a noi cittadini per primi affrontarlo e sconfiggerlo.

Buona domenica, nonostante tutto.

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