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Si torna a scuola, ma c’è ancora tanto da fare

di | 2020-09-06T10:27:51+02:00 6-9-2020 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

RIETI – E’ arrivato settembre. Siamo alle soglie della riapertura delle scuole. Manca una sola settimana all’inizio del nuovo anno scolastico, che vedrà coinvolti circa 8,5 milioni di studenti dopo oltre sei mesi in cui le scuole sono rimaste chiuse per via dell’epidemia da coronavirus. In queste ultime settimane si è avvertita e respirata un’atmosfera densa, mista a speranza, aspettative positive e smarrimento. In effetti, ad oggi, tanti sono ancora gli aspetti poco chiari, altri che sono controversi e continuamente messi in discussione da più parti, soprattutto dagli esperti del settore e dai diretti interessati. Vige dunque una diffusa confusione che dipende da fattori differenti, tra cui il fatto che molte questioni devono ancora essere decise e comunicate dal ministero dell’istruzione. L’unica cosa quasi certa è che alle regioni potrebbe essere lasciato un margine di intervento che porterebbe a differenziazioni tra l’una e l’altra. Inoltre, cosa davvero molto preoccupante, non si sa ancora quale sarà l’evoluzione dell’epidemia nei prossimi mesi, se sarà gestibile e contenuta in autunno ed in inverno o se ci sarà un aumento dei contagi che porterà a dover ripristinare misure restrittive e rivedere quindi le linee guida definite finora per le scuole.

Nelle ultime settimane è circolata anche l’ipotesi che l’attuale riapertura prevista potrebbe slittare in avanti perché sono ancora davvero tanti i problemi molto importanti da risolvere, che rendono davvero impossibile immaginare il rientro a scuola. Il ministro Azzolina continua a smentire e confermare tale ipotesi, ma i preparativi per la ripresa dell’anno scolastico, affidati interamente ai singoli istituti e agli enti locali, stanno procedendo in ordine sparso e tra sempre maggiori segnalazioni e lamentele. Per quanto riguarda le date della campanella d’inizio, nella maggior parte delle regioni si parte il 14 settembre. In Alto Adige il 7, in Friuli Venezia Giulia il 16 ed in Sardegna il 22.

Ad aggravare ulteriormente la situazione, già di per sé preoccupante, si aggiunge anche la complessità legata alla questione dei trasporti con l’applicazione delle linee guida che prevedono che sugli autobus scolastici si mantenga il distanziamento di un metro, misura questa altamente limitante per la capienza dei mezzi che dovranno essere potenziati in numero. La questione dei trasporti è anche strettamente correlata agli orari di ingresso che dovrebbero essere differenziati, cosa non possibile in moltissime zone del territorio in quanto caratterizzata da studenti costretti a viaggiare per raggiungere la sede scolastica. Altra questione molto dibattuta, sulla quale il Governo deve ancora prendere una decisione definitiva, è quella dell’uso della mascherina in aula, o soltanto obbligatorie per gli spostamenti e tutte le situazioni di movimento. Non chiaro, ancora oggi se si debba o meno misurare la temperatura corporea all’ingresso degli istituti scolastici o se invece è un compito delle famiglie. Anche qui idee contrastanti a cui il ministro Azzolina ha replicato asserendo che ogni scuola potrà organizzarsi autonomamente.

Non si parla poi di come ci si dovrebbe comportare in caso di manifestazione di casi di COVID-19, se i sintomi si evidenziano in casa o a scuola. Il protocollo prevede che se si accerta un caso a scuola, il soggetto viene dapprima isolato in una stanza e poi riportato al più presto a casa dalla famiglia. Se a manifestare un caso è un insegnante o membro del personale si dovrà assentare autonomamente da scuola e contattare la ASL. Se i sintomi si manifestano a casa, si raccomanda di restare nelle proprie abitazioni. Tutto queste situazioni gestibili o meno se, ovviamente si parla di lezioni in presenza; perché la questione che maggiormente impedisce l’effettiva riapertura ordinaria delle scuole è quella degli spazi. Si sono fatte, in questi mesi, molte campagne di sensibilizzazioni circa il reperimento degli spazi più idonei per fronteggiare questo annoso problema. Sono stati firmati i più disparati protocolli di intesa e d’intenti ma, al dunque, al momento della attuazione ritorna prepotente il problema della sicurezza. E’ necessario ricordare che la stragrande maggioranza degli edifici scolastici, per svariati motivi, non è a norma e risulta non agibile per l’uso.

Anche in questo senso non sono stati fatti interventi in tempo per assicurare una riapertura quantomeno vicina alla normalità e le scuole, i dirigenti scolastici, a cui è rimasto, al momento, l’onere del tutto, hanno in questi ultimi mesi cercato soluzioni quasi impossibili pur di operare il miracolo della ripresa delle attività didattiche in presenza. Il ministero poi ha previsto che per ogni scuola sia individuato un referente Covid-19 che avrà il compito di tenere i contatti con le ASL di riferimento e di coordinare le misure di prevenzione. Ruolo, questo, affidato direttamente al dirigente scolastico che potrà però anche affidarlo ad altra persona.

Va aggiunto anche che il 20 ed il 21 settembre migliaia di scuole in tutta Italia saranno usate come seggi per le elezioni amministrative in Veneto, Liguria, Toscana, Marche, Campania e Puglia e per il referendum costituzionale (che coinvolge tutti i  cittadini). Questo vuol dire che le scuole apriranno e subito saranno chiuse per alcuni giorni.

Per ovvi motivi di spazio non è possibile approfondire le varie problematiche, ma ciò che va detto con forza è che in questi giorni vige il più profondo sconforto e smarrimento di fronte ad un Paese che non riesce a dare risposte a coloro che meritano davvero la più grande attenzione, i giovani, “la parte migliore della nostra società”. ai quali non stiamo certo dando un esempio, non stiamo dando concretezze, rassicurazioni né tanto meno una benché minima speranza di futuro. E oggi il nostro preciso dovere è quello di fare il possibile per colmare questo vuoto e per evitare di riportare l’Italia all’isolamento sociale, perché oggi sarebbe davvero il preludio al futuro di un Paese malato che difficilmente potrà riprendersi in tempi brevissimi.

Stefania Saccone

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