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No alle quote rosa. Contano le persone

di | 2021-02-28T07:16:55+01:00 28-2-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

RIETI –  Viviamo in un periodo in cui, oltre alla preoccupazione per il Covid19, la pandemia che ci sovrasta, è emersa anche la questione delle nomine dei ministri donna nel nuovo Governo. Ovvero un lampante e forte divario che non poteva non essere notato, anche se va sottolineato che con i sottosegretari si è posto rimedio alla parità di genere. In prossimità dell’8 Marzo, giornata dedicata al ricordo della rivendicazione femminile nel mondo del lavoro, si ripropone prepotente il punto sul ruolo femminile nella società. Per rimanere in ambito politico, ci chiediamo se abbiano ancora senso le quote rosa. La questione delle donne in politica è un problema di leadership, non di riconoscimento di ruoli o incarichi. E dunque non è solo un problema di competenze specifiche non valorizzate. Del resto la leadership non si ottiene per concessione, bensì si esercita con battaglie sulla linea politica.

Debora Kayembe

A questo proposito sono state raggiunte ed intervistate dall’Huffpost alcune donne che il potere lo hanno conquistato pensando in grande. Debora Kayembe (avvocato, linguista, attivista per i diritti umani) dal primo marzo sarà la prima Rettrice di origine africane dell’Università di Edimburgo, in Scozia. Un grande risultato, considerando che mai nessuna rifugiata era mai arrivata ai vertici di uno degli atenei più antichi e prestigiosi del Regno Unito. Ricoprirà un incarico che nel sistema britannico è squisitamente politico e da cui sono passati anche ex primi ministri, come Winston Churchill e Gordon Brown. ”Essere leader – commenta Debora Kayembe – vuol dire saper ascoltare e servire la propria comunità, senza approfittare della propria posizione. Significa ascoltare i bisogni delle persone e fare del proprio meglio per soddisfare quei bisogni”.

Paola Dubini

Per Paola Dubini, tra i fondatori e docente del Corso di laurea in Economia per le arti, la cultura e la comunicazione all’Università Bocconi, “meritocrazia è una parola molto scivolosa e piena di pregiudizi inconsci. A me pare che il mondo della politica sia specchio della società. In tutti gli ambiti c’è molto da fare per ‘allineare’ impegno, risultati e potere. Penso che stare dalla parte delle donne faccia bene a tutti, non solo alla categoria interessata”. Per la professoressa Dubini, il percorso fondamentale per una nuova partenza è quello dello sviluppo di strategie digitali, dell’accesso alla cultura in stretta alleanza con il mondo dell’istruzione e nell’individuazione di un trattamento più equo del lavoro, sottolineando come la condizione attuale sia un’occasione unica per ripensare l’economia di un settore da anni in crisi. Mettendo al centro il ruolo delle donne. La docente – che il 21 febbraio scorso ha riflettuto sulla sperimentazione di nuovi modelli economici da attuare dopo la crisi da Covid-19 nel corso del dibattito “Ripartire dalla cultura” al Festival di Ferrara – evidenzia come sia necessario “tenere alta l’attenzione riguardo le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), che l’Italia presenta all’Europa nell’ambito del Next Generation EU, lo strumento per rispondere alla crisi provocata dal Covid-19.

Barbara Jatta

Stando ai progetti, si prospetta particolare riguardo nei confronti delle donne che hanno molto subìto i costi della pandemia. Questo non esclude una riflessione sul fatto che il nostro Paese non abbia il 50% dei ministri donna. Altra voce al femminile è quella della direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, che afferma come siano “persona, personalità e professionalità” a giocare un ruolo chiave nell’affermazione femminile in ogni ambito. Dal mondo della cultura alla politica. Romana, rinomata studiosa d’arte alla guida del più antico museo del mondo, Jatta ritiene che “il valore del singolo prescinda dal genere. Non si può negare che un retaggio culturale e antropologico abbia condizionato per molto tempo il ruolo femminile all’interno della nostra società, ma ne stiamo uscendo. Negli ultimi decenni si è verificato un grande cambiamento. La mentalità è fondamentale: noi donne dobbiamo prenderci i nostri spazi”. “Per le donne è importante farsi valere in una società in piena evoluzione”.

Samira Zargari

E alla domanda su cosa ne pensasse delle quote rosa esprime la sua perplessità, considerando che “forse avevano un senso anni fa, quando si dovevano scardinare ancora pregiudizi forti, Ora la società sta vivendo una grande trasformazione e al centro di questa trasformazione devono esserci le persone, a prescindere dal genere. Ciò che conta davvero è il percorso di studio, la formazione, l’impegno e il modo di porsi di ognuno. Ma soprattutto, alle donne dico che è fondamentale essere determinate e non abbandonare mai le proprie passioni. E sicuramente sono dello stesso avviso anche altre donne, tutte quelle donne (sia pubbliche comuni) che ogni giorno subiscono il disagio di sentirsi appartenere al genere femminile perché osteggiate, ancora oggi, in quello che un normale percorso di crescita e realizzazione personale”.

Ad esempio Samira Zargari, commissaria tecnica della nazionale iraniana di sci alpino, alla quale è stato impedito dal marito di partire con la sua squadra per i mondiali di Cortina. Per cui per tornare al senso o meno delle quote rosa oggi, diciamo che appartengono forse a quel percorso, che viene chiamato scorciatoia, che rappresenta una stradina che percorrono spesso quelle persone e quegli uomini per i quali, quando si tratta di donne, opposizioni e critiche risultano un insulto. Che è sempre un gesto violento, anche se si tratta di parole che finiscono nello scadimento del linguaggio, delle idee, del rispetto.

Stefania Saccone

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