//“Ognuno è perfetto”: una fiction convincente

“Ognuno è perfetto”: una fiction convincente

di | 2020-01-05T06:25:08+01:00 5-1-2020 6:28|Punto e Virgola|0 Commenti

Durante le feste natalizie è andata in onda su Rai1 la fiction “Ognuno è perfetto”, regia di Giacomo Campiotti, protagonisti Edoardo Leo e Cristiana Capotondi. Ottimi i risultati di ascolto: oltre il 20% di share (4,62 milioni di spettatori per la prima puntata) e commenti improntati all’entusiasmo per un prodotto televisivo di qualità. Ma la vera notizia è un’altra: i veri protagonisti sono ragazzi e ragazze con la sindrome di Down, in particolare Gabriele Di Bello e Alice De Carlo, affiatatissima coppia nel film e anche nella vita.

Rick e Tina

La storia si impernia sull’amore tra Rick e Tina, cioè Gabriele e Alice: si conoscono in una cioccolateria dove entrambi lavorano nel settore di packaging, composto soltanto da ragazzi con vari problemi psichici. Un reparto voluto da Miriam (Cristiana Capotondi) in ricordo della figlia anch’ella con sindrome di Down, morta qualche anno prima per un infarto. Tina è extracomunitaria e con la madre è costretta a rientrare in Kosovo. ma Rick non si arrende e aiutato dal padre Ivan (Edoardo Leo) dopo mille peripezie riesce a ritrovarla e a sposarla. Il filone principale è questo, ma sul tema si inserisce la contrastata storia d’amore tra Miriam e Ivan: lei è divorziata e non ha nessuna voglia di legarsi a qualcuno, lui si sta separando dalla moglie Alessia (Nicole Grimaudo). Insieme, dopo l’estromissione di Miriam dalla cioccolateria di famiglia, aprono un ristorante dove naturalmente lavorano i ragazzi “diversi” dell’ex reparto di confezionamento, anch’esso chiuso per l’arrivo dei nuovi soci francesi.

Ivan e Rick

Una storia semplice e coinvolgente che ha conquistato e appassionato il pubblico, anche se il finale era abbastanza prevedibile. Ottimi gli interpreti: Edoardo Leo mostra maturità e si cala nel personaggio con autorevolezza; al suo fianco Cristiana Capotondi si conferma talentuosa e convincente, pur nelle difficoltà di un ruolo che magari poco si addice alle sue caratteristiche. Le vere sorprese però arrivano dai giovani: Rick e Tina in primis, poi Aldo Arturo Pavesi che interpreta Cedrini; Valentina Venturis (Giulia); Matteo Dell’Armi (Django) e Daniele Verrini (Sandro). Da segnalare infine la partecipazione di Piera Degli Esposti che intepreta Emma, la mamma di Miriam ed ex proprietaria della cioccolateria: una vecchia malata, costretta sulla sedia a rotelle e impossibilitata a comunicare se non con gli occhi. Con lei Rick stabilisce un rapporto speciale fatto di sguardi e infinita tenerezza.

Cristiana Capotondi

“Il pubblico – commenta Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’Associazione Italiana Persone Down – ha premiato un’operazione sincera e ha premiato una storia vera che racconta temi importanti dell’età adulta: lavoro, amore, amicizia e in genere relazioni. La serie ha l’innegabile merito di portare l’attenzione dello spettatore sull’adultità possibile delle persone con sindrome di Down, che diventano grandi ed esprimono bisogni da grandi. Il lavoro che dà dignità è al centro della serie, ma lo sono anche le relazioni che questo aiuta a riscoprire. Un’altra parola chiave è autonomia, quella di Rick che va al colloquio in bici e che affronta il nuovo lavoro da solo, che si confronta coi suoi desideri ma anche coi suoi limiti, che insieme ai genitori progetta la sua possibile vita indipendente. Sono temi a noi molto cari, trattati con attenzione e senza pietismo”.

“È stato un lavoro impegnativo – aggiunge il regista Giacomo Campiotti – abbiamo fatto tante prove. Dopo dieci giorni in Croazia ho avuto paura di non finire, che sarebbe venuto fuori un film amatoriale, poi mi sono ricordato della promessa che avevamo fatto. Io pensavo di averla fatta per loro, per motivarli, e invece quello che titubava ero io e allora ho deciso di andare avanti. Loro erano sempre quelli entusiasti, felici, anche al mattino, abbracciavano uno per uno tutta la troupe regalando una parola particolare a ognuno. È stata una bellissima esperienza di lavoro e di vita”.

Rick e Miriam

“È stata un’avventura vera, umana prima che professionale che, però, ha creato qualcosa di speciale. Si è creato un gruppo di lavoro speciale – interviene Edoardo Leo -. Non facevo fiction da più di dieci anni, man mano che gli anni passavano aspettavo che arrivasse un progetto interessante. Dentro di me avevo già deciso di partecipare a questa fiction ancor prima di leggere il copione”. Anche Cristiana Capotondi afferma di aver vissuto un’esperienza unica: “Questa serie è l’esempio migliore di come questo mestiere ti regali qualcosa che mai avresti avuto, ti mette in  condizioni che altrimenti non potresti mai vivere. Io ho imparato tanto, sopratutto dal pensiero che all’inizio non ce l’avremmo fatta. È stata dura ma la determinazione e la sana follia di Giacomo, unita a questi ragazzi che hanno capito la responsabilità che avevano e che sono cresciuti durante delle riprese ci ha fatto andare avanti. Ciò che mi porto a casa è l’inutilità del senso del limite”.

Insomma è una fiction che vale la pena vedere (e magari rivedere).

Buona domenica e ancora Buon 2020.

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