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Matera e i Sassi: un tuffo nella storia

di | 2018-10-06T13:12:36+02:00 7-10-2018 6:10|Sezione 3, Viaggi|0 Commenti

MATERA – Un autentico gioiellino della nostra Italia. Un puntino nel nostro globo così variegato. Matera, città antichissima dal paleolitico ad oggi: come tutti i luoghi speciali, arrivarci non è immediato. Il tragitto non è ancora dei più agevoli, infatti la strada è provinciale per lunghi tratti. Ma cosa rende un luogo magico, meritevole di essere visitato? La sua anima, il suo essere testimone di un tempo di storie che insieme fanno la storia.

Matera e i suoi sassi, sassi “morbidi” con le forme smussate dal mare perché lì arrivava il mare. Un luogo che ha vissuto più vite e che solo recentemente ha riacquistato la sua dignità. Patrimonio dell’Unesco, ha scorci unici ed è ritornata a vivere. Abbandonata per anni, conserva il fascino di un luogo spettrale e fascinoso. Il colore dei sassi uniforma, ma non rinuncia ad una sua plasticità. I colori cangiano nel corso del giorno ed attrae col sole e con il brutto tempo ancor di più.

Matera testimonia che uno Stato, anche se in notevole ritardo, deve e può prendersi cura dei luoghi ed allora negli anni ’50 se ne fa carico bonificando quelle abitazioni insane, umide e sovraffollate da famiglie che vivevano insieme agli animali. L’asino, la capra la gallina erano la loro fonte di sopravvivenza e trattati con reverenza e rispetto. Condizioni igieniche inesistenti, così come la rete fognaria.

Sfollata di forza resta per anni luogo disabitato, misterioso un grande parco giochi per bambini, quando si giocava per strada magari a nascondino e quei tuguri luoghi ideali per nascondersi anche per il malaffare. Per fortuna oggi quel luogo è ritornato a vivere grazie anche al cinema essendo stato luogo/scenario di pregio: nel 1985  “La Passione di Cristo’ di Mel Gibson la rende nota nel mondo. Quei luoghi così pertinenti ad una via crucis. Prima di lui Levi, Pasolini tanto da decretare Matera Capitale europea della cultura 2019.

Visitare quei luoghi oggi divenuta meta cult, significa dar valore e pregio alla cultura contadina. Non ci sono grandi affreschi, le chiese rupestri sono spoglie di marmo e colonne ed archi, ma non per questo di minor fascino. Quei sassi, però trasudano vita, fatica, sofferenza e anche bellezza. La gente è accogliente, la cucina semplice e saporita caratterizzata da ingredienti poveri e genuini come proprio la cultura contadina ha tramandato. In questo luogo si dà tributo alla povertà investita di dignità che la contraddistingue da sempre. La rivalsa dei luoghi che martoriati, meritano un riscatto e lo Stato in quanto comunità deve ricominciare a farsene carico per preservare ai posteri la nostra terra tutta da scoprire.

Angela Ristaldo

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