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“La Valigia Aran”, viaggio nell’autismo

di | 2021-01-24T06:36:52+01:00 24-1-2021 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

MILANO – Andrea Antonello è un giovane affetto da autismo che attraverso i suoi scritti fa conoscere al mondo intero cosa voglia dire essere autistico. Lo fa con grande semplicità ma altrettanta grinta come nel suo ultimo libro, ormai diventato un altro best seller, dal singolare titolo “Valigia Aran”. “I ragazzi autistici non sanno esprimere quello che vogliono a parole ma vedono tutto. Andrea scrive di sesso, musica, fino alla politica, ma soprattutto di autismo – spiega suo padre Franco -. La prima volta che Andrea ha scritto al pc io e la mamma siamo rimasti folgorati. Non parlava, non leggeva. Quindi non pensavamo lo sapesse fare. Poi, gli abbiamo chiesto di quale colore fosse la copertina di un libro e cosa avesse raffigurato. Lui ha scritto: Valigia Aran. Nell’immagine c’era una valigia arancione”.

Schermo, tastiera e un universo da scoprire. Andrea dà voce alle tante persone che come lui vivono le stesse difficoltà. Ma cosa può provare un ragazzo che quando si specchia, si vede in perfetta salute, mentre sa che c’è qualcosa che non va? Andrea scrive frasi molto significative che colpiscono il cuore e scuotono la mente. “Sono autistico e ogni tanto sono un monello”. La prova che è consapevole di ciò che ha e di come si comporta. I ragazzi autistici spesso non sanno esprimere quello che vogliono con le parole, ma vedono e sentono tutto, col cuore, prima che con le orecchie. Troppe volte questo lo si ignora e si finisce per ferire profondamente queste persone, magari anche involontariamente. Al padre, riferendosi a suo fratello Alberto, Andrea scrive “Autismo guarissero. Se Alberto è normale potete”. E ancora: “Aiutami ti prego. Fammi guarire. Fai fatica ma provaci”. Andrea chiede questo ripetutamente ai suoi genitori. Una preghiera che nessuno può assecondare. Ma che deve fare molto riflettere. Purtroppo a questa malattia non c’è soluzione, non c’è una cura, ma di certo si può e si deve fare qualcosa per rendere migliore la vita di queste persone. Rendere pubbliche le emozioni di Andrea, un ragazzo autistico che ha trovato il modo di comunicare con il mondo esterno, sicuramente servirà a far comprendere alle persone che questi ragazzi anche se non sono in grado di parlare normalmente riescono a capire tutto. Di questo bisogna avere un gran rispetto e considerazione.

Diciassette anni è l’età in cui si diventa grandi, in cui le domande si affollano nella mente di un adolescente che sta per diventare uomo. Questo è accaduto anche ad Andrea e sono stati giorni e mesi difficili per lui e per chi gli stava accanto. Da qui il padre Franco prende una grande decisione, quella di intraprendere il viaggio che ha sempre sognato in sella alla propria moto col figlio Andrea. Una follia che si è rivelata altamente terapeutica. Un viaggio di tre mesi in sella alla moto, totalmente all’avventura. “Era il viaggio della mia vita. E ho deciso di farlo con mio figlio. Sono andato contro tutto e tutti e siamo partiti. Da Miami siamo arrivati al Brasile. La routine e gli schemi per gli autistici sono fondamentali. Noi non avevamo prenotato niente. Totalmente liberi. Ed è stata l’esperienza più bella della mia vita. Andrea è tornato fiero di se stesso, con tutt’altro spirito. È rinato. Dopo quel primo lungo viaggio, ne sono seguiti molti altri. Si pensa di già all’estate prossima ma la destinazione è top secret”.

Ma se Andrea dovesse restare solo, che ne sarebbe di lui? Questo il pensiero di un padre che, avendone la possibilità economica, pensa al futuro del figlio e al futuro dei tanti ragazzi nella sua situazione. Così nel 2005 Franco Antonello, lasciata la propria azienda in mano ai collaboratori, fonda a Treviso un’impresa sociale “I bambini delle fate” che si occupa di aiutare le famiglie con autismo e altre disabilità, assicurando sostegno economico a progetti e percorsi gestiti da partner locali. Tutto viene organizzato come un’impresa e non su base volontaria. Oggi sono 48 i progetti di inclusione sociale realizzati da “I bambini delle fate”, che conta 15 dipendenti e ha intrapreso collaborazioni con 700 imprese e 2500 privati. “La Valigia Aran” nasce da una delle prime frasi che Andrea “pronunciò” alla tastiera, con la comunicazione facilitata, all’età di 8 anni. Da quel giorno molti sono i traguardi raggiunti con tenace perseveranza da Andrea che ora lavora a fianco di suo padre ed anche in grado di raggiungere il posto di lavoro in bici autonomamente e di gestire uno spazio suo dove vivere a pochissima distanza dai suoi. Perché oggi Andrea ha 27 anni e vuole vivere come un giovane della sua età, nonostante tutto.

Andrea Antonello con il papà Franco

Così le parole e le riflessioni di anni, le aspirazioni, i sogni e le speranze, le incertezze, i dubbi e le difficoltà quotidiane che nel tempo sono state scritte al computer da Andrea si sono concretizzate in un libro curato dallo scrittore Fulvio Ervas. Un libro dal sapore di diario che colpisce per la chiarezza del pensiero e per le immagini che prevalgono su ogni tipo di logica, immagini che lasciano pensare a un mondo disordinato, quello di Andrea, ma che in realtà rivelano una grande sensibilità e un amore per la vita al di sopra di ogni ragionamento logico. E così Andrea scrive: “Resistiamo se esistiamo. Parlate di noi, grazie”. In una intervista al papà di Andrea è stato chiesto qual è il messaggio più importante de “La Valigia Aran”,  nei primi tentativi di scrittura di Andrea? “Nel libro emerge che i ragazzi affetti da autismo hanno la piena consapevolezza di se stessi e del loro stato. Eppure, gli altri si rivolgono a loro dicendo cose del tipo: ‘Ti ricordi di me? Come mi chiamo?’. Per non parlare degli episodi di bullismo o della paura di avvicinarli. Perché di fatto il mondo ha ancora paura del ‘diverso’ e non sa come avvicinarlo. Con questo libro Andrea vuole offrire una chiave di lettura dei gesti e dei comportamenti di chi come lui vive una situazione particolare dalla quale si vorrebbe uscire”.

Quale insegnamento lascia ai lettori Andrea e prima di tutto a suo padre, amico inseparabile? “Andrea è un guerriero, è un extraterrestre, come si definisce lui, con le sue gioie, i suoi dolori, forse più consapevole di noi. Mi ha fatto vedere il mondo con occhi diversi. I problemi che a noi sembrano grandi passano in secondo piano, ci si scalda il cuore con cose diverse”. Tutti i lettori della “Valigia Aran” dovrebbero imparare proprio questo.

Margherita Bonfilio

Nell’immagine di copertina, Andrea Antonello

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