//La “sporca dozzina” si ribella al fallimento

La “sporca dozzina” si ribella al fallimento

di | 2019-09-08T06:39:44+02:00 8-9-2019 6:42|Punto e Virgola|0 Commenti

“Noi di Screensud realizziamo e commercializziamo reti a maglia quadra, antintasanti e altri prodotti in acciaio apprezzati in Italia e nel mondo grazie alla loro elevata qualità”. E’ un annuncio come tanti altri, rilevabile sulla pagina Facebook di una qualsiasi azienda italiana. E’ in effetti la Screensud di Acerra (in provincia di Napoli) è oggi un’azienda a tutti gli effetti, che produce manufatti di qualità che distribuisce in Italia (soprattutto nel Nord Est) e all’estero, che è arrivata a fatturare un paio di milioni di euro e che dà lavoro a 12 persone. Già, 12 lavoratori protagonisti della rinascita di Screensud dalla ceneri della Lafer, fallita nel 2012 e responsabile di aver portato nel baratro 50 famiglie.

In 12 però non ci stanno e si ribellano: sono operai dai 35 ai 50 anni e non hanno alcuna voglia di affidarsi agli ammortizzatori sociali e di finire nel vortice del lavoro che non c’è. Loro, il lavoro, ce l’avevano e vogliono ricominciare ad operare. Il cammino è lungo, irto di mille difficoltà e problemi, ma quella “sporca dozzina” non molla di un millimetro a va avanti a testa bassa. “Così abbiamo intrapreso – scrivono ancora su Facebook – la strada del WBO, il worker buyout, e sostenuti dalla CFI (Cooperazione Finanza Impresa), Coopfond e il FondoSviluppo, i fondi mutualistici di Legacoop e Confcooperative. abbiamo deciso di rilevare la ex Lafer. Con questi finanziamenti abbiamo rilevato la fabbrica fallita ed è nata Screensud, una cooperativa costituita da dodici lavoratori qualificati che hanno dato il via con entusiasmo a questa nuova avventura imprenditoriale”.

Ognuno di loro ha investito dai 7 ai 25mila euro, utilizzando il tfr e la liquidazione di 15 anni di lavoro, anticipando la mobilità con l’aiuto di LegaCoop, fino ad arrivare a formare un capitale sociale di 130mila euro. Si tratta di operai esperti che sanno quello che fanno e che utilizzano “materie prime selezionate, provenienti solo da fornitori certificati”. “Lavorazioni curate al dettaglio in ogni fase del processo produttivo e una costante attenzione verso l’evolversi delle nuove tecnologie sono il segreto del nostro successo”, sostengono con orgoglio.

Certo, la convivenza non è facile perché mettere d’accordo ogni giorno 12 “capocce” non è impresa semplice, ma c’è un sacro fuoco che li unisce e li fortifica: stanno facendo qualcosa per loro per le loro famiglie. Non devono dar conto a nessuno e ciò che si riesce a guadagnare serve solo per la loro vita. Il lavoro si svolge dalle 6 alle 22 ed è suddiviso in due turni di 8 ore. “Non trovo le parole per spiegare quello che succede – racconta Raffaele Silvestro, uno dei 12 coraggiosi, che adesso è presidente della cooperativa -. Ti alzi da casa tua e vieni a casa tua. Trovi più energie in tutto quello che fai perché lo fai per te. È un’esperienza unica”.

Non mollate, ragazzi, e continuate ad andare avanti a testa alta.

Buona domenica.

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