//Il ristorante monopiatto punta solo sulla pasta

Il ristorante monopiatto punta solo sulla pasta

di | 2019-05-12T06:49:14+02:00 12-5-2019 6:50|Punto e Virgola|0 Commenti
Ricordate la canzone mononota di Elio al Festival di Sanremo? Beh, la moda del momento è il cosiddetto ristorante monopiatto, cioè un luogo dove si può degustare un’unica pietanza. Certo, declinata in vari modi, ma si tratta solo di variazioni sul tema. Che poi una novità assoluta proprio non è. Perché l’italianissima e copiatissima pizza è il classico esempio di piatto unico: magari può essere preceduta da un paio di bruschette, magari può essere seguita da un dolce, ma alla fine quel disco di acqua e farina (per quanto variamente condito) basta e avanza. E ancora, in paninoteca si mangiano soltanto panini e nelle hamburgherie naturalmente hamburger, come nelle spaghetterie del resto non si possono che degustare spaghetti. Nulla di particolarmente sconvolgente, dunque, ma stavolta la novità vera è che il piatto unico da proporre è la pasta. Sì, proprio lei: colpevolmente trascurata e adesso protagonista di una poderosa e molto probabilmente irresistibile ascesa.
La proposta arriva con “Miscusi”, una catena creata da Alberto Cartasegna e Filippo Mottolese che hanno cominciato a Milano nel 2017 con il primo locale in zona Piazza Cinque Giornate, poi altre aperture sempre nel capoluogo lombardo e adesso sono arrivati a quota 8 con i locali di Torino e Bergamo. Semplicissima l’offerta gastronomica: un piatto di pasta fresca, un bicchiere di vino e un dolce. E’ proprio vero che le cose più semplici sono quelle che funzionano meglio. E il progetto “Miscusi” va così bene che l’anno prossimo sono previste aperture anche all’estero, in Europa innanzitutto.
E’ evidente che i ristoranti single-dish abbassano i costi di gestione: basta puntare sui 5-6 specialità (c’è solo l’imbarazzo della scelta) e altrettanti “post” (magari sostituibili con macedonie di vario genere), una decina di etichette fra bianchi e rossi e il gioco è fatto. Ma il trend vero e proprio è che adesso non si dice più “dove si va a cena?”, ma “dhe cosa si mangia stasera?” pensando alla specialità che si vuole gustare. Da questa esigenza, oggi incarnata dal “Miscusi”, derivano una serie di app (come Eaten) che permettono proprio di cercare il prodotto che si vuol degustare e di conseguenza quali sono i posti migliori dove farlo.
Le idee comunque si moltiplicano:  c’è Lasagnam (due punti vendita a Roma e consegna a domicilio per lasagne in varie declinazioni) e ancora Pasta Imperiale, Lasagna, Pasta & Love (specializzati nella preparazione di piatti con l’ingrediente principe della cucina italiana) sia con proposte take-away che con la possibilità di avere i piatti pronti direttamente a casa e all’orario più consono alle proprie esigenze. Nel mondo, la tendenza ha preso piede praticamente dappertutto: a Londra ci sono Chick’n’Sours (pollo fritto hipster), Flat Iron (specializzato in bistecche e patatine) e Bancone; a New York un anno fa ha aperto Pasta flyer; dalla California sta per approdare in Europa Eggslut (uova in tutte le maniere possibili) che ha già aperto persino a Beirut; in Danimarca spopola Grod, una catena di porridge.
L’idea di base è molto semplice e perciò geniale: basta un prodotto anche povero per creare un business di successo. In Italia, su questa strada, potrebbero nascere come funghi locali che puntano sulle migliaia di specialità italiche: magari arancini o polenta o panzerotti. Magari orecchiette… Basta solo far funzionare la fantasia.
Buona domenica (e buon appetito).

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