//Gli eccessi del calcio rovinano i giovani

Gli eccessi del calcio rovinano i giovani

di | 2022-02-17T23:57:07+01:00 20-2-2022 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

Il calcio è lo sport più popolare e amato nel nostro Paese, capace di suscitare emozioni e passioni profonde. Basti pensare al recente successo dell’Italia ai Campionati europei con vittoria ai rigori contro l’Inghilterra nel mitico stadio di Wembley, cioè proprio nella tana dei padroni di casa; e ancora, andando indietro con la memoria, ai Mondiali vinti in Spagna (1982, con Pablito Rossi strepitoso protagonista) e in Germania (2006). Gli Azzurri hanno avuto il potere di far dimenticare le divergenze (eufemismo) create dal tifo per le varie squadre di club: tanto per dire, Bonucci che era stato unanimemente acclamato come uno dei maggiori protagonisti del trionfo inglese (suo il gol del pareggio, risultato confermato anche dopo i tempi supplementari), è tornato ad essere uno dei bersagli preferiti delle tifoserie avversarie con insulti pesanti che coinvolgono lui stesso e la sua famiglia.

Il calcio è anche la disciplina degli eccessi, a cominciare dal denaro che circola, talvolta frutto di indebitamenti che gli organi di controllo fanno fatica a controllare. Ogni tanto qualche società, che pure rappresenta città importanti, viene dichiarata fallita per evidenti irregolarità della gestione finanziaria o perché il presidente di turno si è stancato di mettere mano alla tasca per far fronte ai vari impegni. Troppi soldi a tutti i livelli: si hanno notizie certe di procuratori (sarebbe meglio dire faccendieri) che si fanno avanti per curare gli “interessi” di ragazzini di 10 -11 anni che si sono messi in qualche evidenza a livello di scuola calcio. Incredibile.

E dai grandi che calcano i palcoscenici più prestigiosi, i piccoli cercando di imitare ogni gesto, non solo tecnico ma anche comportamentale o caratteriale. L’elastico o la fascia che usava Totti per tenere a bada la fluente chioma continua ad essere usata sui campi di periferia anche da chi porta i capelli corti e a spazzola, quindi senza alcuna necessità di porre “freni” esterni. Come pure la maniera di festeggiare una segnatura: dal segno della maschera ai balletti, dalla mitragliatrice al gesto dello spadaccino. Per carità, non c’è nulla di male in tutto questo: una sorta di folklore calcistico che aggiunge un po’ di brio soprattutto ai livelli più bassi.

Le cose però cambiano quando la volontà di imitare si concretizza in atteggiamenti poco sportivi se non addirittura anti-educativi. Non è purtroppo raro il caso di calciatori sostituiti nel corso di una gara che, non condividendo la decisione dell’allenatore, escono dal campo pronunciando insulti di varia natura senza salutare il compagno che sta entrando: è una dolorosa e inconcepibile mancanza di rispetto verso il tecnico, verso la squadra, oltre che naturalmente verso chi in quel momento si schiera per dare il suo contributo. E’ accaduto proprio domenica scorsa durante una gara del campionato Under 14 dove un ragazzino di nemmeno 14 anni ha dovuto lasciare il terreno di gioco a metà del secondo tempo ed è corso in panchina senza dare la mano o salutare il coetaneo che lo sostituiva. Si parla del livello più basso dei campionati giovanili…

Il vero grande problema, però, sono i genitori: babbi e mamme che, allo stesso modo con cui contestano l’insegnante che non gratifica di voti alti il proprio figlio (ignorante e presuntuoso), si mettono in competizione essi stessi, provando a sostitursi all’allenatore, convinti di avere in casa i futuri Del Piero o Buffon. Errore gravissimo che non aiuta la crescita del giovane atleta al quale, a quei livelli, si chiede solo di divertirsi: non i risultati, non i gol, non le basi per una carriera di vertice. Arriva davvero in alto soltanto uno su molte decine di migliaia di praticanti: questa è la verità. Ma molti non se ne danno per inteso e continuano a considerare un impianto calcistico un luogo dove tutto (o quasi) è permesso, a cominciare dalle violenze e dagli insulti d’ogni genere. Aveva tremendamente ragione Paolino Pulici, attaccante del Torino, quando affermava che nelle categorie giovanili i giocatori dovrebbero essere tutti orfani…

Se davvero si vuole che il calcio continui a restare lo sport più bello del mondo, è necessaria una rivoluzione culturale. Che comincia nella scuola, negli oratori, negli spogliatoi, nelle palestre, in ogni luogo di socializzazione: soprattutto in casa, in famiglia. Servono educazione, coerenza, rispetto, accettazione del risultato (qualunque esso sia). Proviamoci, prima che sia troppo tardi. E inutile.

Buona domenica.

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