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Diritti e doveri uguali per tutti

di | 2018-03-05T07:17:59+01:00 5-3-2018 5:45|Attualità, Prima Pagina, Punto e Virgola|0 Commenti

Ma in che razza di società viviamo se addirittura lo Stato priva alcuni suoi cittadini (tanti o pochi che siano non ha importanza) del sacrosanto diritto-dovere di esprimere il proprio voto? Il riferimento è proprio alla consultazione elettorale di ieri e al fatto che, per esempio, chi era impegnato con la propria società sportiva in molti casi non ha avuto la possibilità di recarsi al seggio. Atleti, tecnici, dirigenti che per ragioni di programmazione sportiva sono stati privati d’autorità di uno dei principi fondanti della nostra Carta costituzionale. Mille? Duemila? Diecimila persone? Non conta, foss’anche uno solo. L’impossibilità a recarsi nel proprio seggio è una privazione inaccettabile.

Naturalmente ci sono anche altre persone che, per svariate ragioni (soprattutto di lavoro) non hanno potuto esprimere il loro voto. Perché allora non introdurre nel nostro ordinamento la possibilità di votare per corrispondenza in casi ben determinati e precisi? Non sembra sinceramente una modifica di particolare rilevanza o così profondamente sconvolgente. Se siamo tutti uguali per quanto riguarda i doveri, è necessario che siamo tutti uguali anche in tema di diritti. Sempre e comunque. Senza se e senza ma.

Non solo, ma sarebbe il caso di cominciare a pensare che le sedi dei seggi elettorali non potranno e non dovranno più essere soltanto le scuole, interropendo così la normale attività didattica. Perché non cominciare allora ad utilizzare le caserme sia quelle in attività sia quelle colpevolmente cadute in disuso? E perché non usare anche altri edifici pubblici, come le sedi comunali o i centri per anziani o anche locali normalmente adibiti ad altre attività? D’accordo, non è cosa che si possa organizzare nel giro di qualche settimana, quindi deve trattarsi di un processo graduale, ma bisognerebbe iniziare a muoversi.

All’alba del terzo millennio, è assolutamente necessario che l’Italia cominci a pensare che i retaggi del dopoguerra sono da mettere definitivamente in naftalina e che è ora di crescere. A cominciare dalle piccole cose.

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