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Capo Peloro, tesoro di biodiversità

di | 2023-08-04T10:04:12+02:00 6-8-2023 5:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

PALERMO – Nell’estrema punta nord-orientale della Sicilia, c’è uno dei territori isolani più suggestivi e più ricchi di biodiversità, la Riserva naturale orientata di Capo Peloro: 68,12 ettari di territorio protetto, marino e terrestre insieme, gestito dalla provincia di Messina. La laguna di Capo Peloro, oltre a essere stata riconosciuta dalla Società Botanica Italiana area di importanza nazionale, è altresì un sito di importanza internazionale, in quanto è inserito nel Water Project dell’UNESCO del 1972.

Ecco cosa ha detto il 10 luglio scorso il professore Salvatore Giacobbe, biologo marino dell’Università di Messina, al TG della Regione Sicilia, nell’intervista a cura di Antonella Gurrieri: “Lo Stretto di Messina custodisce, nelle sue profondità, una parte dell’Atlantico, una sorta di Atlantico in miniatura che ha la particolarità di conservare in sé elementi dell’Atlantico tropicale frammisti a quello boreale. La Riserva di Capo Peloro, area naturale protetta istituita per fortuna già nel 2001 dalla Regione Sicilia, inizia con la linea della costa e comprende la vegetazione circostante e i due laghetti, che hanno delle particolarità biologiche e conservano un valore umano di storia e di tradizioni che è incomparabile”.

All’interno della riserva naturale vivono più di 400 specie acquatiche, di cui almeno dieci endemiche. I Laghi di Ganzirri e di Faro sono poi due piccoli ecosistemi caratterizzati da alti livelli di biodiversità e produttività primaria, che li rende adatti allo sfruttamento delle risorse biologiche ed in particolare alla molluschicoltura, praticata da diversi secoli in entrambi i laghi.

I due laghetti sono stagni costieri salmastri che, per la loro comunicazione con il mare, rappresentano un ambiente di transizione in equilibrio dinamico con l’ambiente marino; sono sede di flore specializzate di ambienti umidi salmastri e utilizzati come stazioni di sosta dagli uccelli migratori. Il Lago Faro, per la sua particolare conformazione, rappresenta inoltre un raro esempio di bacino ‘meromittico’, vale a dire con una stratificazione costante, in quanto le acque superficiali non si rimescolano con quelle del fondo: nel laghetto coesistono quindi due zone sovrapposte con condizioni fisiche e chimiche differenti, oggetto di studio e di ricerche da parte di specialisti a livello internazionale. Questo lago è inoltre caratterizzato dal massiccio sviluppo di solfobatteri colorati fototrofi, che sono capaci di svolgere attività di fotosintesi anche in mancanza di ossigeno.

Cinque piccoli canali mettono in comunicazione i due laghi tra loro e con i due mari, lo Ionio e il Tirreno, a detta degli esperti l’uno più scuro e profondo, il secondo più chiaro e cristallino e con i fondali più bassi. L’intero contesto della Laguna di Capo Peloro è costituito da aree dunali e retrodunali con presenza di biotopi con specie di vegetazione ad alta vulnerabilità o rischio di scomparsa, e con alcune specie vegetali tipiche dei litorali sabbiosi costieri, riscontrabili in pochi ambienti del bacino Mediterraneo. Il territorio di Capo Peloro (detto anche punta del Faro e conosciuto dai messinesi semplicemente come Faro) è costituito da una lingua bassa e sabbiosa, sita a sud dell’estremità sud-occidentale della Calabria. É il punto d’ingresso più a nord dello stretto di Messina e pertanto è segnalato da un faro importantissimo per la navigazione.

Luogo di incontro tra lo Ionio e il Tirreno, le sue rive sono attraversate da fortissime correnti, per la cui azione la conformazione delle spiagge muta annualmente. La spiaggia di capo Peloro è una distesa di sabbia dorata, sormontata da dune ricche di vegetazione. Secondo Enzo Pispicia, del gruppo di lavoro delle Aree Protette della città metropolitana di Messina, nella riserva, nella parte degli arenili, la presenza di dune è molto importante perché assolvono a una funzione di antierosione e costituiscono un’importante sede di biodiversità.

E il vento presente nell’area, utilizzato come propulsore, favorisce la pratica del kitesurfing: nato nel 1999 come variante del surf, consiste nel farsi trainare da un aquilone manovrato attraverso una barra a esso collegata da cavi sottili.

All’interno del Territorio della Riserva insistono due Borghi marinari di grande ricchezza culturale oltre che ambientale: Torre Faro e Ganzirri. In questi borghi si pratica ancora la molluschicoltura: gli ultimi allevatori di cozze (i ‘cozzari’) coltivano e portano con pazienza a maturazione le cozze, allevate per quasi due anni.

Ganzirri e Torre Faro fanno parte del comune di Messina. La parrocchia di Torre Faro, come la città di Messina, è dedicata alla Madonna della Lettera, perché si racconta che proprio a Capo Peloro sia sbarcata la delegazione di messinesi di ritorno dalla Terra Santa, dove si erano recati in visita alla Vergine. Secondo la tradizione, la Madonna, in segno di ringraziamento, avrebbe consegnato loro una lettera con le seguenti parole: Vos et ipsam civitatem benedicimus (Benediciamo voi e la vostra città).

Benedizione celeste che si spera aleggi sempre in quest’angolo di paradiso terrestre.

Maria D’Asaro

 

 

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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