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Alex Langer, costruttore di pace

di | 2018-07-01T07:09:48+02:00 1-7-2018 6:10|Attualità, Personaggi, Sezione 3|0 Commenti

PALERMO – Il nome di Alexander Langer a tanti non dice niente. Ingannati dal cognome tedesco, non sanno neppure che si tratta di un italiano, nato in un paesino in provincia di Bolzano. Langer merita di essere ricordato perchè è stato, a metà degli anni ’80, uno dei fondatori e animatori del movimento ecologista, oltre che infaticabile “costruttore di ponti”, promotore di pace e convinto sostenitore della convivenza interetnica in Alto Adige. Consigliere regionale in Trentino Alto Adige e poi, sino alla morte, deputato con i Verdi al Parlamento europeo, chi lo ha conosciuto afferma che “è stato uno dei rari politici che intendeva la politica esclusivamente come servizio, senza ombra di potere”. Langer infatti rendicontava sino agli spiccioli le sue entrate e si spendeva senza risparmio per le cause in cui credeva.

Alex (così lo chiamavano gli amici) affrontava tutte le questioni senza il conforto e il salvagente dell’appartenenza ideologica: negli ambienti di sinistra fece scandalo, alla fine degli anni ’80, la sua posizione antiabortista e contraria alla sperimentazione sugli embrioni; nel 1995, in seguito alla strage di Tuzla nell’ex Jugoslavia martoriata dalla guerra etnica, nonostante i suoi principi nonviolenti e pacifisti, chiese con forza l´intervento internazionale armato, per impedire che “la conquista etnica con la forza delle armi possa tornare a essere legge in Europa”.

Forse fu anche l’isolamento in cui si venne a trovare tra i Verdi e i movimenti pacifisti, ad accentuare la sua sensazione di sconfitta e di solitudine e a spingerlo al suicidio, il 3 luglio del 1995, a soli 49 anni, dopo una vita spesa per la pace, per la promozione della convivenza interetnica, per i diritti umani e per la difesa dell’ambiente: “I pesi mi sono diventati davvero insostenibili, non ce la faccio più. Vi prego di perdonarmi tutti anche per questa dipartita”, scrisse in uno dei biglietti lasciati ai piedi di un albero di albicocche. Il biglietto si concludeva comunque con un’esortazione: “Non siate tristi, continuate in ciò che è giusto.”

Quello che aveva scritto nel 1992 per la morte di Petra Kelly, esponente tedesca dei “Verdi”, calza purtroppo anche per la sua tragica fine: “Forse è troppo arduo essere individualmente degli Hoffnungsträger, dei portatori di speranza: troppe le attese che ci si sente addosso, troppe le inadempienze e le delusioni che inevitabilmente si accumulano, troppe le invidie e le gelosie di cui si diventa oggetto, troppo grande il carico di amore per l’umanità e di amori umani che si intrecciano e non si risolvono, troppa la distanza tra ciò che si proclama e ciò che si riesce a compiere…”.

A 23 anni dalla morte, Langer merita comunque di essere ricordato per il suo sorriso intelligente e buono, per la sua dedizione assoluta al bene della terra, testimoniata anche dalle parole pronunciate in occasione di un convegno nel 1994: “Sinora si è agito all’insegna del motto olimpico ‘citius, altius, fortius’ (più veloce, più alto, più forte) che rappresenta la quintessenza dello spirito della nostra civiltà, dove l’agonismo e la competizione sono la norma quotidiana e pervasiva. Se non si radica una concezione alternativa, che potremmo sintetizzare in “’lentius, profundius, suavius’ (più lento, più profondo, più dolce’ non ci potrà essere il cambiamento: il nuovo orizzonte ecologico, la nuova civiltà di pace e di condivisione di cui abbiamo bisogno”.

 Maria D’Asaro

Nella foto di copertina, Alexander Langer

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

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