NAPOLI – Il 18 maggio 1969 partiva l’Apollo 10. Erano le prove generali per il primo sbarco sulla Luna; la missione che ha aperto la strada all’Apollo 11 che ha portato il primo uomo a camminare sul suolo lunare. I protagonisti dell’impresa Thomas Stafford, John Young ed Eugene Cernan, tutti veterani del programma Gemini della Nasa, portarono il modulo lunare, soprannominato Snoopy, a pochissimi chilometri dalla superficie lunare.
In un dialogo a bordo di Charlie Brown, Cernan disse: “Oh Charlie! Abbiamo appena visto la Terra sorgere ed è stato magnifico!“. La vista del paesaggio lunare da quell’altezza, segnato da crateri da impatto, sorprese l’equipaggio. Ad un certo punto Stafford osservò: “Sembra che ci stiamo avvicinando così tanto che tutto ciò che dobbiamo fare è solo mettere giù il gancio di arresto e siamo lì”. Cernan era altrettanto emozionato e a un certo punto esclamò: “Siamo vicini, piccola!”
Qualche mese dopo, nella notte tra il 20 e il 21 luglio del 1969 l’Apollo 11 arrivò sulla Luna per la prima volta: fu la quinta missione di quel programma ambizioso, con l’obiettivo di permettere agli astronauti, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, di scendere sul suolo e raccogliere materiali lunari per poi ripartire verso la Terra e tentare l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico. Il successo fu completo: sembrava addirittura che il corso della storia dovesse cambiare soprattutto in un periodo di guerra fredda tra le superpotenze America e URSS, ma così non fu.
Dopo diversi anni, tanti hanno gridato al complotto, sostenendo che lo sbarco non fosse mai realmente accaduto e c’è chi crede, ancora adesso, che sia stata tutta una grande invenzione. Diverse le tesi che sostengono il complotto: la bandiera americana ondeggiante, anche se sulla Luna non c’è vento, la mancanza di un cratere da contatto e la mancanza di stelle come si nota nelle foto scattate. Nonostante la Nasa abbia cercato di fornire risposte a tutti questi interrogativi, c’è ancora chi parla di una grande bufala.
Ma in questa sede non si vuole dibattere sulla veridicità dell’evento. Lo diamo per buono, per certo. Piuttosto preme soffermarsi sulla grandiosità di un tentativo, quello dell’uomo, di conquistare ciò che era incommensurabile, eternamente distante fino ad allora. L’inarrivabile. Toccare il suolo lunare, scrutare “spazi interstellari” come dirà Battiato qualche anno dopo. Tutto ciò ha riempito non solo pagine di giornale, non ha dato soltanto origine alla creazione di racconti fantastici, libri, poesie, argomentazioni. Ma tutto questo perché?
Perché l’uomo costituzionalmente attende. La posizione di ogni uomo è caratterizzata dall’instancabile sete di infinito, dall’insaziabile desiderio dell’oltre. Ma è anche sete di potere quella che si cela dietro tutto ciò. Nel periodo in cui si è svolto, la lotta alla supremazia, al dominio spaziale sull’altro. Una rincorsa senza fine tra potenze che, in fin dei conti, continua ancora adesso.
Ma anche questo è segno di altro. L’uomo vive la sua vita nell’illusione di poter possedere la terra, il mondo, l’Universo. Conquiste scientifiche, innovazioni tecnologiche. Siamo riusciti a scoprire le origini dell’universo, a fotografare Marte e i pianeti distanti anni luce. In fondo, forse, per percepire quanto siamo eternamente piccoli o, d’altro canto, immensamente partecipi di una realtà infinita. Infinita come è la nostra vita.
Innocenzo Calzone
Ottimo, ben scritto.
Bello.articolo. complimenti
Bene! Ottimo articolo!!!
Bello. Mi piace