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Un progetto per salvare l’avvoltoio capovaccaio

di | 2018-08-25T13:02:34+02:00 26-8-2018 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

GROSSETO – Uccello mediterraneo per eccellenza – nonché il più piccolo avvoltoio europeo – il capovaccaio (neophron percnopterus) storicamente abitava quasi tutta l’Italia, dalla Sicilia all’Appennino, fino alle Alpi marittime. Il declino della specie è cominciato negli anni ’60 con la progressiva diminuzione delle popolazioni che ha portato alla totale estinzione della specie nelle regioni settentrionali e centrali, nonché in Campania. Il luogo più settentrionale di nidificazione in Italia viene segnalato fino all’inizio degli anni ’80 sui monti della Tolfa, al confine tra la provincia di Roma e quella di Viterbo, dove già nell’ultimo decennio del secolo scorso non è stato più avvistato.
Muso grinzoso, giallastro e privo di piume. Iride nero, come pure l’apice del becco. Dall’aspetto inconfondibile, il capovaccaio è noto anche con il nome di “avvoltoio degli egizi”. Un nome che ha a che fare con l’amplissimo areale di nidificazione, che comprende appunto l’Africa, ma anche l’Europa meridionale, la Penisola Arabica e parte dell’Asia, fino al lontano Pakistan. L’aspetto non è certo bellissimo ma il suo volo è maestoso ed elegante.
Altezza fino a 70 cm e peso nell’ordine dei 2 kg, il capovaccaio può raggiungere un’apertura alare pari a 165 cm. Il piumaggio è prevalentemente bianco – esclusiavamente negli esemplari adulti – con penne remiganti nere, che risultano particolarmente visibili durante la fase del volo. Mentre i giovani si distinguono bene per il loro piumaggio ancora scuro, più difficile è riconoscere i sessi: nel maschio è presente attorno agli occhi una striscia nerastra.
Il capovaccaio riuscirà a sopravvivere in Italia? Il drammatico interrogativo fotografa la delicata situazione di questo piccolo avvoltoio che da tempo detiene il triste primato di rapace più minacciato d’Italia. Ogni anno che passa la sua estinzione dal territorio italico appare più vicina, quasi inesorabile. Nel 2015 le coppie nidificanti sono state solo sette, concentrate in Sicilia e Basilicata. Da tre anni è stato avviato Il Progetto Capovaccaio, gestito dall’associazione Cerm onlus, che mette in atto alcune misure concrete di conservazione nel tentativo di scongiurare la scomparsa della specie: sviluppare la riproduzione in cattività così da ottenere giovani individui da impiegare per operazioni di rilascio in natura e per incrementare lo stock di riproduttori disponibili (prezioso serbatoio genetico); effettuare il rilascio degli individui nati in cattività grazie alla collaborazione con enti, istituzioni ed associazioni sia in Italia che in Europa; gestire punti di alimentazione in aree sensibili.
Nel 2015 il Cerm ha ricevuto uno specifico incarico da parte del ministero dell’Ambiente per avviare la riproduzione in cattività presso Centro Rapaci Minacciati di Rocchette di Fazio, in provincia di Grosseto, e per effettuare operazioni di rilascio in Italia.

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