Ormai è tutto pronto: da mercoledì prossimo i cardinali si chiuderanno in conclave per eleggere il nuovo Papa. In questi giorni, come spesso avviene, in tanti si sono scoperti esperti di faccende ecclesiastiche e si sono cimentati in pronostici e previsioni sia sul tempo che servirà per arrivare alla fumata bianca che, soprattutto, sul nome del successore di Francesco. Le agenzie di scommesse inglesi sfornano le quote dei vari favoriti, aggiornandole in tempo quasi reale a seconda dei rumors che si alternano segnalando ora un porporato, ora un altro. Fatiche inutili, tanto più che non va mai dimenticato l’antico adagio che recita: “Chi entra papa in conclave, ne esce cardinale”. A sottolineare che nel chiuso della Cappella Sistina, le sorprese sono dietro l’angolo e le anticipazioni, più o meno informate, non contano nulla.

Palazzo dei Papi a Viterbo
Il Conclave più lungo nella storia della Chiesa è anche quello da cui ne è derivato il nome. Nel 1268 i cardinali si riunivano al palazzo dei Papi di Viterbo. Quell’anno vi entrarono il 29 novembre e riuscirono a proclamare il nuovo Papa, il successore del defunto Clemente IV, solamente il primo settembre 1271: esattamente due anni e nove mesi dopo, con la Sede che rimase vacante per più di mille giorni. L’elezione di Gregorio X (al secolo Tedaldo Visconti) dopo quasi tre anni è stata dunque la più tribolata di sempre. I motivi sono da ricercare nelle fortissime divergenze e nelle ingerenze politiche. Tanto che servì la mediazione di Rodolfo d’Asburgo, Imperatore del Sacro Romano Impero. La durata infinita di quel Conclave, però, non portò solamente all’intervento imperiale ma anche a una sorta di insurrezione popolare.

Palazzo dei Papi a Viterbo
Il podestà Alberto di Montebuono e il capitano del popolo Raniero Gatti diedero voce e sostanza all’esasperazione della gente, che non ne poteva più di attendere, senza esito, la nomina del nuovo Pontefice. Fu in quel momento che si decise di rinchiudere, letteralmente, i cardinali all’interno del palazzo con l’idea di farli uscire solamente una volta trovato l’accordo. E così i porporati, che erano solamente 19, vennero chiusi cum clave (cioè a chiave, dal latino) per evitare contatti e interferenze con l’esterno. Per metterli alle strette e accelerare l’elezione, fu anche scoperchiato il tetto del palazzo pontificio per esporli alle intemperie e fu ridotto loro il vitto.

Papa Gregorio X
Da allora è rimasta l’usanza di chiudere a chiave i cardinali (oggi all’interno della Cappella Sistina) fino alla scelta del nuovo Papa. E fu proprio Gregorio X, colui che venne eletto in quei tormentati quasi tre anni, a mettere per iscritto nuove regole: il nuovo Pontefice al Concilio di Lione promulgò la cosiddetta Ubi Periculum, una costituzione apostolica con nuove norme per l’elezione papale. Nella costituzione era scritto che i cardinali si sarebbero dovuti riunire entro dieci giorni dalla morte del Papa e che dovevano rimanere segregati fino alla scelta del successore. Dopo i primi tre giorni avrebbero iniziato ad avere un solo pasto al giorno e dopo cinque la riduzione del cibo avrebbe portato a solo pane, vino e acqua. La Ubi Periculum non fu ben vista dai cardinali, al punto che poi Papa Giovanni XXI la revocò. Toccò poi a Celestino V reintrodurla e a Papa Bonifacio VIII inserirla a pieno titolo nel Codice di diritto canonico. Ha subito alcune piccole modifiche ma, di fatto, quella costituzione è la stessa che ancora oggi regola il Conclave.

Papa Giulio II
Il conclave dell’ottobre 1503 è stato invece il più breve della storia della Chiesa: fu indetto a seguito della morte di papa Pio III, avvenuta il 18 ottobre, dopo un breve pontificato di soli trentasette giorni. Il cardinale Giuliano della Rovere fu eletto successore nella notte tra il 31 ottobre ed il 1º novembre, dopo una brevissima assemblea, durata appena dieci ore. Il nuovo papa assunse il nome di Giulio II e fu eletto da 38 cardinali.
Nel cuore della Città del Vaticano, la Domus Sanctae Marthae è la residenza che accoglie i cardinali durante il Conclave. Costruita per offrire un alloggio dignitoso ai porporati, la struttura è stata pensata per garantire comfort e riservatezza durante l’elezione del nuovo Pontefice. La Casa Santa Marta è un edificio di cinque piani situato a sud della Basilica di San Pietro. Commissionata da Papa Giovanni Paolo II e inaugurata nel 1996, la residenza dispone di 105 suite (ognuna con studio e camera da letto), 26 stanze singole e un appartamento di rappresentanza. Ogni stanza è dotata di camera da letto, studio privato e bagno. Le camere sono state progettate con uno stile semplice e pratico, consono alla sobrietà richiesta dalla funzione ecclesiastica. Alcune stanze, come quella occupata da Papa Francesco (suite 201), sono dotate di una piccola TV a schermo piatto.

Casa Santa Marta a Roma
Durante il Conclave, la Casa Santa Marta viene sottoposta a rigide misure di sicurezza per garantire la clausura dei cardinali. Le finestre vengono sigillate e tutti i dispositivi di comunicazione – inclusi telefoni, radio, televisori e internet – sono disattivati per impedire contatti con l’esterno. Ogni movimento è monitorato per mantenere il massimo riserbo sulle votazioni papali. Oltre alle stanze private, i cardinali condividono spazi comuni come la cappella interna, la sala da pranzo e diversi saloni polivalenti Questi ambienti permettono momenti di preghiera, incontro e riflessione, sempre all’interno delle più rigorose regole di riservatezza.

Una delle stanze a Casa Santa Marta
Normalmente, il soggiorno alla Casa Santa Marta ha un costo contenuto rispetto agli standard vaticani: si parla di circa 20-30 euro a notte per religiosi e ospiti istituzionali. Tuttavia, durante il Conclave, le spese di vitto e alloggio sono coperte direttamente dalla Santa Sede per i cardinali elettori. Con un numero record di 135 cardinali elettori, il Conclave 2025 ha comportato una sfida logistica importante. Essendo disponibili circa 105 stanze, il Vaticano ha dovuto integrare l’accoglienza utilizzando anche altri edifici vicini, come il Collegio Teutonico e altre residenze del piccolo Stato. Tutto il personale di supporto (cuochi, medici, addetti alle pulizie…) è anch’esso vincolato da giuramento di segretezza assoluta. Questa misura garantisce la totale libertà spirituale e decisionale dei porporati, proteggendo il processo elettorale da influenze esterne.

Una sala di Casa Santa Marta
In condizioni normali, la Casa Santa Marta è riservata a prelati, ospiti della Santa Sede e in alcuni casi a visitatori selezionati su invito. Durante il conclave, tuttavia, l’accesso viene rigidamente limitato: possono entrare solo i cardinali elettori, il personale strettamente autorizzato e pochi assistenti designati, tutti sottoposti a rigorosi controlli di sicurezza. L’intero edificio viene posto sotto sorveglianza continua, con restrizioni su ogni entrata e uscita, per preservare il carattere di assoluta riservatezza previsto dal conclave.
“Il Conclave durerà al massimo tre giorni e ognuno tra i cardinali ha già, in cuor suo, la lista di candidati. Ne è certo il cardinale salvadoregno, Gregorio Rosa Chavez, già vescovo ausiliare della capitale San Salvador. “Manca ancora il nome, o lo stile, ma la direzione penso sia chiara”, risponde a chi gli chiede chi sarà il nuovo Papa. Il Conclave, spiega ancora, “è molto aperto e ci potranno essere sorprese, come è sempre stato nella storia della Chiesa. Nella mia lista ci sono cinque nomi. È una lista molto interessante. E ci sono anche italiani”.
“Non credo che sarà un Conclave lungo”, afferma in un’intervista anche il cardinale francese Jean-Paul Vesco, arcivescovo di Algeri. “È un’intuizione – dice ancora – che avevo già prima di arrivare a Roma, ho l’impressione che i candidati emergeranno con evidenza. Tra cardinali ci sono differenze di sensibilità ma non campi contrapposti. Ero raccolto davanti al corpo del Papa, vedevo migliaia e migliaia di persone arrivare e mi domandavo: ‘Cos’è un Papa?’. Penso che colui che eleggeremo è già da molto tempo preparato dal Signore. Non siamo noi che facciamo il Papa. Dobbiamo trovare chi tra noi è già stato scelto”.

Cappella Sistina, lavori in vista del Conclave
La sensazione forte che circola tra gli addetti ai lavori (che in questi giorni hanno partecipato direttamente ai vari incontri) è che ci vorrà poco tempo per conoscere il successore di Pietro. Chiunque sarà il prescelto, bisogna convincersi che non sarà un nuovo Francesco per il semplice fatto che ogni pontefice ha la sua personalità e il suo carattere. Evidentemente differenti per ognuno. Per tutti comunque c’è sempre il Vangelo ad indicare la strada maestra.
Buona domenica.
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