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Mario Vargas Llosa, oltre le ideologie

di | 2025-04-17T18:26:23+02:00 20-4-2025 0:15|Cultura, Sezione 4|0 Commenti

MILANO – Il 13 aprile è morto a Lima, dove era tornato a vivere da qualche mese, Mario Vargas Llosa, uno dei più importanti scrittori sudamericani, vincitore del Premio Cervantes nel 1994 e del Premio Nobel per la Letteratura nel 2010. È stato il primo scrittore di origine peruviana al quale è stato assegnato il più ambito riconoscimento letterario mondiale ottenuto per aver raccontato “la cartografia delle strutture del potere” e per aver descritto “l’immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell’individuo”.

Nato nel 1936 ad Arequipa, la seconda città peruviana, nel sud del Paese andino, ha sempre dimostrato una grande capacità di lavoro e disciplina insieme a una grande voglia di vivere che lo portarono a cimentarsi in campi diversi dalla scrittura, e ad esibirsi come attore di teatro. Considerato uno dei più importanti romanzieri e saggisti contemporanei scrive tra i romanzi più famosi della sua prima produzione, che gli valsero la notorietà internazionale negli anni ’60 del Novecento, “La città e i cani” (1963), “La Casa Verde” (1966), “Conversazione nella Cattedrale” in cui esplora le possibilità di una scrittura nuova, svincolata dai canoni classici del romanzo. Vargas Llosa era uno di quegli scrittori che ritengono che il romanzo sia un genere importante, addirittura l’unico in grado di esprimere “in modo vasto, ambizioso e complesso” la totalità del mondo narrativo.

“Solo il romanzo può beneficiare dell’intera esperienza umana. Testimonianza soggettiva, esprime allo stesso tempo ciò che sono stati gli uomini di un’epoca e di una società, ma anche tutti i fantasmi che l’hanno creata a partire da una realtà oggettiva”, ha sostenuto più volte lo scrittore peruviano, innamorato del romanziere francese Gustave Flaubert e del suo capolavoro Madame Bovary. La sua produzione è un esempio di straordinaria varietà di stili, dall’umorismo satirico di “Pantaleón e le visitatrici” del 1973 alla perfezione stilistica consapevolmente “classica” di “Avventure della ragazza cattiva” del 2006. A partire dal 2010, data del grande riconoscimento mondiale, utilizzò schemi narrativi meno crudi in una continua ricerca di nuove forme di scrittura e nell’individuazione dei rapporti tra realtà e finzione. Questo processo evolutivo caratterizzò i successivi romanzi, in cui l’erotismo è spesso uno dei motivi dominanti. Copiosa anche la produzione di testi teatrali. I suoi romanzi vengono definiti realisti e crudi, a volte costruiti come gialli e thriller e altre volte nei toni della commedia. Molto spesso raccontano e denunciano le inadeguatezze e i problemi politici e sociali del suo paese.

Politicamente da principio si schierò dalla parte di movimenti della sinistra sudamericana, poi nel corso del tempo le sue idee si spostarono verso destra. Nel 1990 si candidò a presidente del Perù presentando un programma di ispirazione liberale ma fu sconfitto da Alberto Fujimori, che poi governò in maniera autoritaria fino al 2000. Dopo la sconfitta elettorale si trasferì in Spagna dove si affermò come una delle voci più influenti nel dibattito politico e culturale del paese tanto che nel 1993 il governo spagnolo gli concesse la cittadinanza. Disilluso dalle cause rivoluzionarie dell’America Latina, con uno sguardo lucido e mai retorico, Vargas Llosa ha denunciato il terrorismo di Stato e l’abuso del potere attraverso la letteratura.

Uno degli aspetti più noti della vita di Vargas Llosa fu il suo rapporto con il collega Gabriel Garcia Marquez, a cui aveva anche dedicato la tesi di dottorato. In gioventù furono molto amici, ma cominciarono ad allontanarsi per motivi politici agli inizi degli anni Settanta, quando Vargas Llosa prese le distanze dal marxismo e da Fidel Castro di cui Garcia Marquez fu un grande sostenitore. Oltre che romanziere fu anche giornalista e saggista, uno degli intellettuali più importanti del Perù e tra i protagonisti del cosiddetto “boom latinoamericano”, il movimento che tra gli anni Sessanta e Settanta diede grande visibilità internazionale agli autori del Sud America, insieme a Gabriel García Márquez, Carlos Fuentes. Vergas Llosa come editorialista e saggista continuò a commentare la politica peruviana e latinoamericana sempre da un punto di vista conservatore. Come saggista ha scritto “La tentazione dell’impossibile” (2004), “Verso la liberta” (2005), “Il viaggio verso la narrativa”, “Il mondo di Juan Carlos Onetti” (2008) e “Sciabole e utopia” (2009).

Era il 2010 quando vinse il Premio Nobel per la Letteratura, il 7 ottobre. “Penso che sia un premio letterario, e spero che me lo abbiano assegnato più per la mia opera letteraria che per le mie opinioni politiche. Ora, se le mie opinioni politiche – in difesa della democrazia e della libertà, e contro le dittature – sono state prese in considerazione, allora è fantastico”, disse dopo aver appreso la notizia. Il riconoscimento continuò e nel 2011 ricevette il titolo di marchese di Vargas Llosa, concessogli dall’allora re Juan Carlos I di Spagna.

Nello stesso anno, su iniziativa della Fondazione Biblioteca Virtuale Miguel de Cervantes, fu creata una cattedra a suo nome in diverse università in Spagna, Panama e Perù per organizzare attività volte a celebrare l’ottantesimo compleanno dello scrittore nel 2016. Molti furono i prestigiosi riconoscimenti ottenuti tra i quali i premi Principe delle Asturiae, Cervantes, Grinzane-Cavour alla carriera e la presidenza del Pen Club International. Una grave perdita per la letteratura del Novecento e per il liberalismo, di cui Vargas Llosa è stato uno dei rari promotori e guida a livello mondiale.

Margherita Bonfilio

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