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Jovanotti e il pianeta sul quale viviamo

di | 2020-04-26T06:29:50+02:00 26-4-2020 6:31|Sezione 8, Spettacolo|0 Commenti

CORTONA (Arezzo) – “Sono entusiasta del nuovo e per l’emergenza sono disposto a passar sopra a tutto, ma la musica bisogna viverla e quando usciremo da questa situazione tutto sarà da costruire: la musica è il superfluo necessario ed è sfogo cutaneo del pianeta. Fra poco l’isolamento stretto non sarà più necessario”. È il Jovanotti pensiero espresso durante la videoconferenza da casa sua con i media per parlare del docutrip “Non voglio cambiare pianeta” in onda per quindici puntate su RaiPlay a partire da sabato 24 aprile. “I miei fans troveranno qualcosa che conoscono – spiega –. Ci sono letteratura e poesia e mi auguro che qualcuno inciampi in questo viaggio non turistico (che invece è un prodotto) ma avventuroso e di opportunità della vita, fatto a 53 anni. Un viaggio molto diverso da quello di un ragazzino con uno zaino, anche se da bambino non l’ho potuto fare”. Un viaggio da solo, ma non solo, da Santiago del Cile a Buenos Aires, attraverso deserti, coste oceaniche, parchi nazionali, le Ande, le pampas, i villaggi sperduti e la grande città.

“Il nord del Cile è posto meraviglioso che toglie il fiato – sottolinea –. Una vera leggenda per i ciclisti, un deserto di solitudine con vento pazzesco e punto di attrazione da verificare”. Una bicicletta, una musica in testa, il ritmo dei pedali e del respiro, una tendina, un paio di borse appese al telaio e tante banane che sono la benzina dei ciclisti: tra gennaio e febbraio Lorenzo Cherubini ha pedalato da solo per 40 giorni. “Viaggiare è sempre stato il mio sogno, forse ancor prima della musica, una grande passione, riflessa anche nella musica. Dopo Jova Beach Party della scorsa estate fra mille entusiasmi, mi sentivo alla fine di una corsa ma anche all’inizio di un percorso in strada che ha avuto una grande capacità di aprire il cuore: sono partito per una terra che amo, il Sud America, con un cellulare e una telecamera piccola come una mezza mela, ma non pensavo che sarebbe diventata un’idea di racconto”.

Panorami poderosi e strade senza fine, villaggi sperduti e albe primordiali, incontri inattesi e la complice compagnia dei lama e dei guanacos incuriositi da questo loro simile su due ruote. Lorenzo è un viaggiatore vero da sempre: guardare fuori per guardarsi dentro, andare lontano per avvicinarsi ai ricordi, allo stupore dell’infanzia, trovare per sentire le mancanze. “Ho sempre bisogno di pensare alla mia vita e di farla rimbalzare su pareti immensi. È un gioco dialettico in cui la vita è priorità, perché la mia vita è il racconto che trasformo attraverso la musica, anche filtrata con gli occhi degli altri»”.

“Non voglio cambiare pianeta”, un verso del poeta cileno Pablo Neruda, che fa entrare nel viaggio di Lorenzo e dà il titolo all’intero docutrip: “È un pianeta spettacolare il nostro. Bello, tragico e magico, diverso, vecchio e appena nato, sorprendente, imprevedibile. Mi piace e non va cambiato: sta a noi cambiare per poterlo vivere senza essere noi il problema. In questo pianeta ci sto bene, è la nostra casa, e mai come in questo momento che siamo costretti a vivere nelle nostre case, stiamo prendendo consapevolezza del valore della cura, del benessere, della qualità della vita”. La prima puntata di “Non voglio cambiare pianeta” è andata in onda alla vigilia della festa del 25 aprile, ma si tratta di una coincidenza: “E’ importante perché ci mette in contatto con la parola ‘liberazione’ che si compie per realizzare la libertà che bisogna riaffermare: oggi siamo chiusi in casa per esercitare la nostra libertà”.

Franco Gigante

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