//Amate la solitudine? Ora c’è una proposta

Amate la solitudine? Ora c’è una proposta

di | 2020-09-19T20:48:16+02:00 20-9-2020 7:00|Punto e Virgola|0 Commenti

“Vorrei andarmene lontano da tutti…”. “Mi piacerebbe partire con un biglietto di sola andata e non tornare mai più…”. Altre frasi del genere pronunciate nei momenti di maggiore sconforto, di delusione, di scoraggiamento assoluto: le abbiamo sentite pronunciare, forse le abbiamo pronunciate noi stessi. Quanto meno le abbiamo pensate. Ma chi ha davvero il coraggio di mollare tutto di punto in bianco e di trasferirsi in un’isola remota, magari anche a tempo indeterminato? Già, perché la possibilità esiste davvero e non è solo un gioco semantico per esorcizzare il presente.

Fra le Piccole Isole delle Ebridi Interne, in Scozia, la più estesa si chiama Rum ed è alla ricerca non tanto e non solo di turisti, ma soprattutto di nuovi cittadini che vadano a rimpolpare la scarna popolazione attualmente presente a Kinloch, l’unico centro abitato ad oggi da una quarantina. Da quelle parti non ci sono naturalmente problemi di distanziamento sociale e del Covid  avranno solo sentito parlare attraverso i mezzi di informazione. Quindi la prima caratteristica che deve possedere il potenziale nuovo cittadino è la capacità di adattarsi alla solitudine (anzi in qualche modo di amarla) e agli scarsi contatti sociali.

Per attirare nuovi residenti, il villaggio di Kinloch sta costruendo quattro eco-case con due camere da letto, pronte per essere affittate a prezzi calmierati a chi vorrà lavorare sull’isola:  si cercano persone qualificate in assistenza all’infanzia, produzione alimentare, manutenzione per case, pescicoltura e turismo. Ma è ben accetto chiunque voglia aprire nuove attività commerciali o aiutare a diversificare l’economia locale. Chi ha voglia di candidarsi può inviare il proprio curriculum sul sito dell’isola.

Rum ha una storia antica: è stata acquisita dalla Nature Conservancy nel 1957, diventando una riserva faunistica di cervi, capre selvatiche, pony, aquile dalla coda bianca e una colonia di 120.000 berte atlantiche (uccelli marini). In origine, il nome era Rhum (con l’h), ma l’ex proprietario, Sir George Bullough, non gradiva il titolo di Laird of Rhum perché non voleva in alcun modo che il suo nome fosse associato alla bevanda alcolica.

La berta atlantica

Il figlio, John Bullogh, vi costruì il castello di Kinloch, costruito da oltre 300 artigiani usando l’arenaria rossa importata dalla cava di Coire e convertito oggi in un ostello. All’epoca, John Bullogh, un ricchissimo manifatturiere di cotone, aveva circa 100 persone al suo servizio, di cui solo 14 come giardinieri. C’era un enorme campo da golf da curare, campi da tennis, da squash, allevamenti di tartarughe, uccelliere, tutti da mantenere con cura. Da ricordare anche che il castello è stato una delle prime residenze private in Scozia dotata di elettricità elettrica, grazie ad una centrale di produzione privata. Oggi a Kinloch si trova l’unico negozio (vende prodotti di arte locale) e l’ufficio postale. Non vi sono chiese e neppure pub, ma solo un piccolo caffè per accogliere i pochissimi abitanti (la maggior parte dei quali studiosi).

Beh, se ne avete veramente intenzione potete iniziare a candidarvi…

Buona domenica

 

 

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