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Il tempo dei bilanci e di riflessioni serie

di | 2020-12-17T20:37:07+01:00 20-12-2020 6:40|Attualità, Cultura, Sezione9|0 Commenti

RIETI – Sul tema del Natale si è detto, si dice e si dirà sempre tanto, perché nel bene e nel male è un momento che ci tocca tutti nel profondo e che scava nel nostro intimo, tanto da suscitare numerosi e diversificati stati d’animo in ciascuno. Il Natale vissuto nel suo significato religioso è il momento che rasserena e rinnova la forza della Fede perché nella tradizione cristiana, il Natale celebra la nascita di Gesù a Betlemme da Maria. E con la nascita di Gesù, Dio per i cristiani non è più infatti un Dio distante, che si può solo intuire da lontano, ma è un Dio che si rivela ed entra nel mondo per rimanervi fino alla fine dei tempi.

Altro momento di serenità è il Natale visto, sentito e vissuto attraverso gli occhi dei bambini per tutta l’atmosfera gioiosa intrisa di luci multicolori, del frenetico movimento degli adulti che anima le giornate, del mistero della vigilia con l’arrivo di Babbo Natale, la magia del presepe, dell’abete e degli addobbi, dei dolci e delle riunioni con amici e parenti in grandi tavolate variamente imbandite. Ma il Natale è anche momento di riflessione, di raccoglimento, di bilanci, soprattutto per gli affetti, perché è una parentesi, nella quale cristiani e non, si prodigano a ritrovare i sentimenti della loro infanzia, i sentimenti e le aspirazioni dimenticati da anni, qualche residuo di bontà che fa aprire, almeno il giorno di Natale, le case e le istituzioni ai meno fortunati (come se il problema fosse solo un pasto dignitoso a Natale…).

A testimonianza dei diversi stati d’animo a cui induce questa festività, abbiamo anche una vasta produzione letteraria di cui mi piace fare una rapida carrellata partendo da un’espressione piuttosto malinconica e poco incline all’evento, forse molto vicina al momento globale che si sta vivendo oggi, “Natale”, di Giuseppe Ungaretti: Non ho voglia di tuffarmi in un gomitolo di strade. Ho tanta stanchezza sulle spalle. Lasciatemi così. Come una cosa. Posata in un angolo. Dimenticata. Di tutt’altro spirito, più vicino allo sguardo di un bambino, è il taglio dato dal poeta Jorge Guillen, “Natale”: Allegria di neve per le strade. Allegria! Tutto è in attesa della grazia del Nuovo Eletto. Uno sguardo alla vigilia con un passaggio triste di Berthold Brecht, “Alla Vigilia di Natale”: Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore Gesù, da noi, volgi lo sguardo: perché tu ci sei davvero necessario. Eugenio Montale ci dipinge uno spaccato simbolico, con il “Natale metropolitano”: Un vischio, fin dall’infanzia sospeso grappolo di fede e di pruina sul tuo lavandino e sullo specchio ovale ch’ora adombra un po’ alla svelta nella cornice, una caraffa vuota, bicchierini di cenere e di bucce, le luci di Myfair, poi a un crocicchio le anime, le bottiglie che non seppero aprirsi, non più guerra ne pace, il tardo frullo di un piccione incapace di seguirti. E ancora Gianni Rodari con uno sguardo ironico e simpatico su un presepe singolare, con “Il pellerossa nel presepe”: Il pellerossa con le piume in testa e con l’ascia di guerra in pugno stretta, com’è finito tra le statuine del presepe, pastori e pecorelle, e l’asinello e i maghi sul cammello e le stelle ben disposte e la vecchina delle caldarroste?.

Non poteva certo mancare un breve passaggio di “Sogno di Natale” di Luigi Pirandello: … era festa dovunque, in ogni chiesa, in ogni casa: intorno al ceppo, lassù; innanzi ad un Presepe, laggiù; noti tra ignoti riuniti in lieta cena. Eran canti sacri, suoni di zampogne, gridi di fanciulli esultanti, contese di giocatori…. E le vie delle città grandi e piccole, dei villaggi, dei borghi alpestri o marini, eran deserte nella rigida notte. E mi pareva di andar frettoloso per quelle vie, da questa casa a quella, per godere della raccolta festa degli altri; mi trattenevo un poco in ognuna, poi auguravo Buon Natale e sparivo… . Infine, mi piace concludere con la poesia che per molti anni della mia fanciullezza, mio padre, orgoglioso amante della letteratura, amava sentirmi recitare (a memoria ovviamente) dapprima, piccola, in piedi su una sedia tra gli occupanti della lunga tavola natalizia, e poi compostamente tra gli affetti riuniti, a tratti in coro con la sua voce, che è “La notte Santa” , di Guido Gozzano, con la sue strofe che scandiscono lentamente le ore che separano Maria e Giuseppe dalla nascita del Sovrano della Santa notte: Consolati Maria, del tuo pellegrinare! Siam giunti. Ecco Bethlemme ornata di trofei. Presso quell’osteria potremo riposare che troppo stanco sono e troppo stanca sei. Il campanile scocca lentamente le sei. …….. La neve. Ecco una stalla! . Avrà posto per due? – Che freddo! Siamo a sosta. Ma quanta neve, Quanta! Un po’ ci scalderanno quell’asino e quel bue.. Maria già trascolora, divinamente affranta.. Il campanile scocca la Mezzanotte Santa. E’ Nato. Alleluja! Alleluja!.

Stefania Saccone

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