ROMA – Se ne festeggia la nascita e la morte così come la resurrezione ma su di lui si discute da secoli. La domanda, misteriosa, affascinante tanto quanto destabilizzante è da sempre la stessa: Gesù è realmente esistito? Favorevoli e contrari si confrontano almeno da quando, nel ‘700, gli illuministi cominciarono a mettere in dubbio che il Profeta o Messia – il primo per gli ebrei e il secondo per gli adepti di Gesù – abbia camminato veramente su questa terra.
I detrattori portano come prova che non ci siano fonti a lui contemporanee. I secondi vanno forti del fatto che quando si cominciò a parlare di lui, sotto l’imperatore Tiberio nel primo secolo dopo Cristo (appunto), erano tante le figure di profeti emerse dalle religioni orientali e questo spiegherebbe la sua assenza dalle cronache del tempo. Fu solo dopo la sua morte che le sue parole ebbero una diffusione tale da potersi considerare causa di una epocale rivoluzione. L’identità di Gesù viene resa più incerta dalla natività, localizzata ora a Nazareth (su suolo israeliano), ora a Betlemme (in Palestina), e questo non aiuta ad orientarsi come non aiuta la data di nascita, da sempre collocata nell’anno zero ma c’è chi la vorrebbe anticipare a 7 anni prima. Per non parlare della Natività, della cometa dell’Epifania e dei Re Magi. Una discussione senza fine, pari a quella scatenatasi su Omero o sull’esistenza dei sette re di Roma.
A dire la verità, però, non è che cambi molto la possibilità di dimostrare l’una o l’altra ipotesi. Che Gesù sia esistito o meno non cancella un fatto storicamente accertato: la rivoluzione velocissima e profonda che la sua predicazione generò nella mentalità dei romani (ossia tutti i cittadini dell’impero). Forse fu la sua stessa predicazione, forse fu solo la diffusione (da parte di qualcuno non meglio identificato), di un credo attribuito ad un uomo mai esistito. Questo, tuttavia, non cambia che dal 33 d.C., ossia dopo la Crocifissione di Gesù Cristo, la storia prese una nuova direzione. E quell’impero che aveva appena messo fine al governo repubblicano cominciò da subito ad avere nella nuova religione il tarlo che ne avrebbe minato le basi.
La sua idea di uguaglianza predicata dai nuovi adepti fece da subito vacillare la presunzione di superiorità di Roma sugli altri popoli, nonché la convinzione che gli schiavi non fossero uomini ma forza lavoro senza diritti né dignità. Con energia dirompente il nuovo credo si diffuse in ogni classe sociale e in ogni angolo dell’impero, tra i più poveri e tra gli aristocratici. Ricchi e poveri pregarono insieme in una lingua nuova in cui si fondevano parole auliche e quelle del volgo, come anche termini che venivano dall’Oriente per indicare concetti mai pensati: eucarestia, transustanziazione, resurrezione. E mentre gli imperatori più autoritari cominciavano a temerli quei cristiani, con il loro settarismo che escludeva chi non fosse iniziato con il battesimo, essi sceglievano il martirio e pregavano Dio mentre venivano uccisi pubblicamente per testimoniare la loro fede. Un modo per non essere dimenticati, un modo per diffondere quella fede che sempre più veniva abbracciata con la sua promessa di uguaglianza, con la sua speranza di vita eterna di cui nessuno aveva mai parlato prima.
Roma cresceva insieme al suo vero problema. E questo non risiedeva nelle crisi economiche, nel pericolo dei barbari che premevano al confine, nelle lotte per la successione ma nel misticismo di questa nuova religione che era diventata di tanti, troppi cittadini romani. Lo capì bene l’imperatore Costantino che nel 313 dopo il fatidico anno zero, lungi dal compiere un gesto disinteressato e sincero, legalizzò quella massa di diseredati e mise fine alle persecuzioni dando inizio ad una nuova epoca. La comunità cristiana venne da lui ricompattata anche al suo interno.
Al dibattito sulla natura di Gesù (già allora si discuteva se fosse divino o solo umano), l’imperatore mise fine chiamando i vescovi a teorizzare il Credo, una preghiera in cui ogni cristiano dichiarasse di accettare senza discutere delle verità indimostrabili: i dogmi e tra questi la Trinità. Per controllare le anime della comunità religiosa – un vero potenziale esercito – Costantino rafforzò il potere della Chiesa che da quel momento divenne un’istituzione politica e attraverso papi, antipapi, Crociate, missioni nel nuovo mondo, la Controriforma con la sua caccia alle streghe, i Giubilei – nel bene e nel male – è arrivata fino ad oggi.
Era iniziata, però, con Gesù e la sua idea di cambiare il mondo e di portarci la pace.
Gloria Zarletti
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