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Pasqua, occasione per guardarsi dentro

di | 2025-04-17T17:49:27+02:00 20-4-2025 0:01|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

NAPOLI – A Pasqua, in occasione di qualche giorno di relax, volenti o nolenti un pensierino alla propria vita lo si fa. Una sorta di messa a punto di uno stato d’essere, un tagliando per verificare a che punto si è, quali sono i dettagli da curare, quali necessità tra famiglia, lavoro, rapporti, amicizie vanno approfonditi. Nei giorni di Pasqua s’insinua sottile e docile la possibilità di riprendere in mano la consistenza della propria esistenza, di fare della propria vita un capolavoro, come diceva San Giovanni Paolo II.

Prendere in mano la propria vita? Ma che vuol dire? Che senso ha un’espressione così? Sembra roba d’altri tempi soprattutto in un periodo come questo dove la restrizione ideologica porta in maniera costante ad un rallentamento dei rapporti, della quotidianità banale e spicciola della vita. La fragilità dei tempi in cui viviamo è anche questa: credere che non esista possibilità di riscatto, una mano che rialza, un abbraccio che salva, perdona, risolleva, inonda di un amore infinito, paziente, indulgente, rimette in carreggiata. Prevale il più delle volte una rabbia, una pretesa sulla vita, un accanimento sconsiderato su persone e cose quasi che tutto debba essere dovuto. Sui luoghi di lavoro, in famiglia, tra gli amici: tutto ricade troppo facilmente in un atteggiamento di normalità, di scontatezza, di “cose date” senza percepirne l’origine ultima, senza percepirne il valore. E allora si parte con pretese e immagini predeterminate che si appiccicano addosso a persone (sempre le stesse), a colleghi (guarda chi mi doveva capitare…), a luoghi di lavoro “infernali”, a realtà scontate e delle più infauste. Tornano alla memoria alcune parole di Don Luigi Giussani quando suggerisce “di guardare in faccia la persona amata, quella a cui si vuol bene e tutto si rimette a posto, tutto corre a posto, e allora uno si mette i capelli in un certo modo, si allaccia il bottone, ha vergogna delle scarpe sporche e dice: scusami se sono così trasandato. La sorgente della morale è voler bene a uno, non realizzare delle leggi”.

E ancor di più San Giovanni Paolo II chiede di desiderare di realizzare per la propria vita un capolavoro. Ma come un capolavoro? Troppo spesso, purtroppo, ci accontentiamo dei più fugaci e immediati piaceri (anche in termini di soddisfazione legittima). Troppo spesso la fatica di un lavoro su di sé porta ad una superficialità dell’essere, ad una disattenzione o disaffezione verso sé e gli altri, quasi che dovesse scendere dall’alto la soluzione ad una problematica concreta. Di sicuro i miracoli accadono, ma un lavoro è certamente la strada educativa necessariamente da percorrere. “Fa’ che ogni giorno sia Natale” diceva Freddy Mercury qualche tempo fa nel desiderio di vedere e rivedere quotidianamente un nuovo inizio. Oggi potremmo dire: “Fa’ che ogni giorno sia Pasqua”! Nel senso di essere disponibili a rimettere in gioco, sempre, la nostra quotidiana tranquillità o, forse, la nostra quotidiana insoddisfazione. Perché?

Stanno venendo fuori dati allarmanti su ragazzi sempre più demoralizzati, stravaccati sui propri divani, nelle proprie stanze, nelle loro attese. Una zona grigia che, sembra, non lasci spazio a compromessi.

Sì, abbiamo bisogno di uscire da noi stessi, perché abbiamo bisogno gli uni degli altri. Eppure, ritorna sempre la tentazione di prendere le distanze dagli altri. Nelle tempeste che stiamo attraversando non ci salveranno le ideologie o le telenovele, i vari Netflix o le serie tv, che anzi ci renderanno sempre più distanti e insoddisfatti. Non ci salverà l’idolatria del denaro, che rinchiude in sé stessi e provoca voragini di disuguaglianza in cui l’umanità sprofonda. Non ci salverà il consumismo, che anestetizza la mente e paralizza il cuore. Allinizio dellessere vero uomo non cè una decisione etica o una grande idea, bensì lincontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva.

Claudio Baglioni cantava “La vita è adesso” e adesso, con tutte le complicate e difficili implicazioni, bisogna cogliere le occasioni date, pur misere che siano. Cesare Pavese affermava qualche tempo fa: “L’unica gioia al mondo è cominciare. E’ bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante”.

C’è sempre un momento, un’occasione in cui non solo possa manifestarsi un fatto, una situazione in cui si genera speranza, ma che si abbia la possibilità, se uno vuole, se si è attenti, di coglierlo. Un amico, una semplice “connessione”, ascoltare un alunno, un caffè con un collega. La Pasqua è sinonimo di rinascita, di attesa, di sorpresa, di una certezza! Sempre, in ogni istante, se siamo attenti, c’è la possibilità di cogliere un positivo per la nostra vita. E questo, grazie a Dio, non solo c’è ma accade ora!

Del resto, la fede in una Storia che ci accompagna da 2000 anni che è presente ora come allora nonostante si tenti in ogni modo di censurarla, è il supremo atto dell’intelligenza umana. A noi sta il dovere di accogliere la realtà con lealtà e con positività constatandone amorosamente il senso, il significato ultimo.

E allora Buona Pasqua.

Innocenzo Calzone

Giornalista pubblicista, architetto e insegnante di Arte e Immagine alla Scuola Secondaria di I grado presso l’Istituto Comprensivo “A. Ristori” di Napoli. Ha condotto per più di 13 anni il giornale d’Istituto “Ristoriamoci”. Partecipa e promuove attività culturali con l’associazione “Giovanni Marco Calzone” organizzando incontri e iniziative a carattere sociale e di solidarietà. Svolge attività di volontariato nel centro storico di Napoli con attività di doposcuola per ragazzi bisognosi; collabora con il Banco Alimentare per sostenere famiglie in difficoltà. Appassionato di arte, calcio e musica rock.

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