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L’educazione, più che mai necessaria

di | 2021-02-07T07:34:59+01:00 7-2-2021 6:00|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

PERUGIA – “Essere educati oggi non conviene”, commenta, sconsolato e sfiduciato, un noto “maître à penser” dalle colonne di un giornale. Ma, davvero, dovremmo allargare le braccia, prendere atto che l’educazione non serve, anzi peggio, “non conviene”, adeguarci e magari intrupparci nella maggioranza, ormai dedita alla più becera maleducazione, non solo sui campi di calcio (vedi lo scontro indecente Ibramovich-Lukaku), ma anche – guardiamo a 360 gradi – sugli schermi del televisore e, persino, sui banchi – udite, udite – del parlamento della Repubblica? Non dovremmo provvedere a noi stessi, alla nostra dignità, al nostro decoro? Ce ne infischieremo del “bon ton”, sebbene i bambini, per i quali gli adulti rappresentano modelli cui adeguarsi, ci guardino, pronti a ripetere i nostri gesti volgari, i nostri comportamenti grezzi, le nostre parole sconce?

Non si suggerisce di ridar vita ai vuoti esempi del galateo o del cortigiano, spesso tesi più agli aspetti formali delle norme comportamentali, che non alla sostanza. Riscoprire soltanto un minimo di educazione – ecco la soluzione – che resta alla base delle aspettative sociali, della convivenza civile. No, non è sufficiente rifugiarsi nel “lei” (ad averne il potere, lo abolirei “ex abrupto”) e neppure nel rispetto vacuo dell’etichetta, più apparenza che altro: occorre l’educazione, vera e propria, che significa trattare l’altro come se stesso. Anche se portatore di un modo di vivere e di pensare diverso, persino opposto, dal nostro. Tenere un comportamento di attenzione, di riguardo verso tutti, bambini, donne, anziani, prima di ogni altra cosa. Astenersi, in primo luogo, dall’uso del turpiloquio: non è con le parolacce che si risolvono i problemi. E aborrire pure la violenza, generatrice, a sua volta, di violenza.

Non arrendersi alla villanìa montante. Opporsi, piuttosto, con fermezza al malvezzo generale, ai modi rozzi, incivili dei più, rispolverando e ricorrendo, in ogni situazione, all’educazione – sorella gemella della gentilezza d’animo – che non ha bisogno, quando sincera, spontanea, corretta, di essere definita “buona”. L’educazione, oggi, vive orfana e dimenticata e viene trattata con stupido disprezzo soprattutto dai potenti (pre-potenti), dagli altezzosi, dai superbi. Settecento anni fa, o giù di lì, Francesco Petrarca in un sonetto, sosteneva che la filosofia, ai suoi tempi, se ne andava negletta. Se sostituissimo il termine filosofia con educazione, potremmo recitare, con lui: “Povera, e nuda vai, Educazione, Dice la turba al vil guadagno intesa. Pochi compagni avrai per l’altra via; tanto ti prego più, gentile spirto, non lassar la magnanima tua impresa“.

In un mondo dove, in larga misura, la “virtù è smarrita” e si è spento ogni “benigno lume”, una delle rivoluzioni da portare a compimento da parte degli uomini di buona volontà, resta quella di restituire, per quanto possibile, un minimo di educazione al nostro vivere quotidiano. Guai ad abbandonare la “magnanima impresa”. “Utopia”, mormorerà qualcuno. Forse. Tuttavia se gli esseri umani, nel loro cammino, non avessero con perseveranza cercato di varcare i confini dello scontato, dell’ovvio, dell’acquisito sarebbero rimasti per sempre rozzi primitivi.

Tali sono, appunto, i maleducati.

 Elio Clero Bertoldi

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