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Didattica a distanza, funziona veramente?

di | 2020-03-14T10:20:29+01:00 15-3-2020 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

FIRENZE – Funziona veramente la didattica a distanza? È la domanda che migliaia di docenti si stanno ponendo in questo momento, con la quale, è ancora più importante far capire ai ragazzi (specialmente più piccoli) che questo momento di sospensione delle attività didattiche è solo “fisica” e le lezioni proseguiranno regolarmente (o quasi), online, attraverso differenti piattaforme che permettono di rendere la scuola completamente digitale.

I docenti si trovano in una situazione insolita, disorientati dalle direttive, che secondo alcuni risultano “non chiare”, che stanno portando però ad una trasformazione radicale nel mondo della scuola, una rivoluzione che secondo alcuni può diventare una vera e propria innovazione anche post pandemia di COVID-19.

E così da soluzione da emergenza potrebbe diventare una nuova modalità di “fare scuola”, ma come si sono attrezzate le scuole italiane per sopperire al loro bisogno di proseguire col programma?

Ebbene, nonostante le difficoltà  (tra le quali, docenti non formati e piattaforme non proprio adeguate a tutte le esigenze scolastiche a causa del poco tempo di organizzazione e messa in opera), ogni istituto ha messo in atto soluzioni proposte a livello nazionale per non interrompere la didattica.

Come prima cosa, gli studenti sono tenuti (in alcune scuole non sono obbligati) a seguire delle videolezioni organizzate dai docenti rigorosamente in orario scolastico. Le piattaforme utilizzate sono le più conosciute: Skype (solo in caso non funzionino gli applicativi offerti dalle scuole), Jitsy (servizio completamente gratuito per videoconferenze) e infine il più gettonato, contenuto nella suite GSuite, cioè Google Meet.

I compiti vengono svolti regolarmente, gli esercizi vengono assegnati via mail oppure tramite il famigerato ed odiato dagli studenti Google Classroom, una vera e propria classe virtuale, suddivisa per corsi, dove i docenti possono pubblicare materiale e dispense per lo studio, ed assegnare compiti “per casa” inserendo una scadenza.

Gli insegnanti in questo periodo non possono inserire valutazioni formali, a fine di evitare contenziosi con le famiglie dei ragazzi, d’altra parte non hanno la possibilità di verificare che i compiti vengano realmente effettuati dai ragazzi.

Le università si sono organizzate nella medesima maniera, con l’unica differenza che alcuni atenei sono dotati di software e servizi “proprietari” per la gestione e programmazione delle lezioni online. Vengono sconsigliati i gruppi Whatsapp, in ottemperanza alle ultime normative sulla privacy, per le scuole di ogni ordine e grado e per gli atenei.

Boris Zarcone

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