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Bracconaggio, in Italia impennata di reati

di | 2018-09-15T13:17:30+02:00 16-9-2018 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

ROMA – In Italia negli ultimi sette anni sono state registrate, ogni giorno, 20 infrazioni contro la fauna selvatica, denunciate 16,5 persone ed effettuati quasi 7 sequestri. Legambiente lancia l’allarme: “Il Parlamento approvi al più presto i delitti contro la fauna e si definisca una regia nazionale per fermare chi nella Penisola uccide impunemente, ogni giorno, aquile, ibis, lupi, orsi, cervi, camosci o pettirossi”.
Ma quello del bracconaggio non è soltanto un problema italiano. Secondo l’Oipa (Organizzazione internazionale protezione animali) in gran parte dell’Europa, dove più dove meno, è presente la pratica della caccia illegale. Sono tantissimi gli strumenti fuorilegge che vengono posizionati nei boschi, nei prati e persino nei giardini privati delle abitazioni per mettere in atto vere e proprie stragi.

I francesi sono considerati i principali cacciatori e trappolatori d’Europa e continuano a opporsi con forza a ogni tentativo di regolamentazione venatoria internazionale. Ogni anno i circa 1.300.000 cacciatori d’Oltralpe uccidono più di 25 milioni di animali tra piccoli uccelli, anatre, oche e columbidi. Spagnoli e tedeschi non sono da meno e per raggiunere il loro scopo mettono in atto pratiche illegali varie e fantasiose. Per non parlare delle isole e delle coste dove il passaggio migratorio degli uccelli è considerato una manna per uomini senza scrupoli. Cipro, Malta e Libano, sempre secondo l’Oipa, presentano tassi altissimi e preoccupanti di bracconaggio.

“Il bracconaggio è una delle peggiori forme di crimini di natura e si è insinuato come un virus nel mondo, Italia compresa”, spiega Donatella Bianchi, presidente del Wwf Italia. In base ai dati del 2016 di Interpol e Unep (Programma ambientale delle Nazioni Unite) dopo stupefacenti, beni contraffatti e traffico di esseri umani, i crimini di natura sono la quarta voce che compone il mercato dell’economia illegale mondiale. Per restare in Italia i dati affermano che Campania, Sicilia, Puglia e Calabria sono le regioni dove si sono registrate più infrazioni, mentre tra le province la maglia nera va a quelle di Napoli, Roma, Bari, Palermo, Reggio Calabria, Salerno, Foggia e Brescia.
Il Cabs, Committee Against Bird Slaughter (o Comitato contro l’uccellagione, un’organizzazione non governativa tedesca che opera anche in Italia) ha inoltre calcolato un aumento dal 2014 al 2015 dei reati legati al bracconaggio pari al 40,7 per cento rispetto all’anno precedente, con un’attenzione da parte dei bracconieri per le specie protette che purtroppo non diminuisce. Cifre indicative, in grado di spiegare il motivo per cui l’Italia in questo ambito è un osservato speciale dell’Unione Europea.

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