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La “bomba anarchica” che canta sui bus

di | 2020-07-17T19:37:57+02:00 19-7-2020 6:30|Attualità, Sezione 7|0 Commenti

ROMA – A Roma lo conoscono tutti ma chi sia veramente non lo sa nessuno. “Bomba anarchica”, detto anche l’ “Ottavo re di Roma”, al secolo Fabio (non è noto neanche il cognome), è divenuto una star dei social conquistando migliaia di fans su pagine a lui intitolate anche se, probabilmente, lui non ne è consapevole. Il suo personaggio piace: canta, dice battute a raffica, commenta la politica e la cronaca (certo, a modo suo), e se c’è qualcuno che lo riprende con lo smartphone o lo chiama, lui non se ne cura, non si mette in posa né si distrae. Come si dice? The show must go on.

Per questo, dedicata a lui – show man, mattatore, cantante, opinionista – c’è una vera e propria filmografia. Non ci sono destinatari per le sue performance non rivolte a nessuno ma, in fin dei conti, ascoltate da tutti. Lui, semplicemente, vive ed ogni suo gesto è spontaneo, fa parte della sua stessa vita e diventa spettacolo dovunque si trovi, in qualsiasi modo lo faccia. Er Bomba è nato per stupire e intrattenere, è un animale da palcoscenico. Da ragazzo sembrava un enorme paggetto con il suo carrè di capelli riccioluti montato su una stazza considerevole che ancora oggi, pur se ulteriormente appesantita, non gli pregiudica scioltezza e agilità. Un gigante, un gigante buono se poi ci aggiungi quegli occhi celesti e sorridenti nonostante la paura che può incutere quando si arrabbia e ne dice di tutti i colori. Negli anni 2000, spesso con i pantaloni alla “zompafosso”, rincorreva i bus del Cotral da e per Rieti, dove misteriosamente trascorreva la giornata per poi tornarsene nel suo quartiere romano. “Sto al Laurentino”, ogni tanto dice ancora tra le tante cose.

Già a quei tempi era iniziata la sua istrionica “carriera” di cantante per il servizio pubblico. Tutti i pendolari della via Salaria facevano il viaggio ascoltando, volenti o nolenti, canzoni, divagazioni di umanità varia o finte telefonate in cui parlava ad alta voce con una fidanzata o una moglie che potessero far sembrare la sua vita un po’ simile a quella di tutti gli altri: normale. Un autista, una volta, tirò il freno a mano e si alzò dal posto di guida: “O stai zitto o scendi – gli intimò – m’hai fatto venì il mal de testa”. Lui smise per un po’, sembrò aver capito ma poi ricominciò a “tutta callara” e da allora continuò a cantare indisturbato. Oggi Er Bomba gira solo per Roma, ha 49 anni e si è ulteriormente appesantito, non ha più il carrè riccioluto ma è completamente calvo. Non sarebbe riconoscibile se non per quegli occhi dolci, tristi ma sorridenti, sempre fatta eccezione per quando gli frulla qualcosa di brutto per la testa. Si arrampica, però, ancora come ai vecchi tempi sui tram e si fa spazio tra i passeggeri chiedendo se è libero il posto.

Come sempre canta di tutto – ma preferisce ed eccelle con il repertorio di Renato Zero – e parla (con qualche deragliamento ogni tanto su temi scabrosi quando parte per la tangente), ma quel che si nota di più è che lo fa a gran voce e con gusto – ed è anche intonato – infischiandosene del giudizio di chi sta intorno, reagendo anche come un bambino permaloso se qualcuno gli fa notare che sta esagerando. Poi, però, ricomincia come se niente fosse poco dopo. La sua vita nella Capitale ormai è documentata momento per momento. Chi lo incontra lo intervista, gli chiede una canzone, ci si fa un selfie, gli fa un video al bar mentre fa colazione o una foto mentre dorme beatamente a pancia in su sdraiato sull’erba. Er Bomba è un personaggio. Sui social, dove viene postato tutto il materiale su di lui, si discute anche tra fautori e detrattori della diffusione della sua immagine, cosa che secondo alcuni sarebbe lesiva della sua privacy. Ma Er Bomba è fuori da queste logiche. Per lui non esiste il digitale, né frequenta piattaforme virtuali, non si perde in battibecchi inutili.

Tutt’al più ti prende a parolacce vere a quattr’occhi. Cammina per la città probabilmente senza meta soffermandosi su particolari curiosi, entrando in una pasticceria per chiedere qualcosa da mangiare – perché è anche un gran ghiottone – o si fa fare una amatriciana in qualche ristorante. Spizzica e, in poche parole, vive una vita vera. In molti gli vogliono bene e lo considerano, a suo modo, un saggio. Anche se i suoi occhi celesti talvolta raccontano, infatti, di una solitudine antica e spaventosa, è pur vero che sanno esprimere la gioia che nasce dalle cose semplici che anche noi dovremmo imparare ad apprezzare. Dopo averle viste, naturalmente.

Gloria Zarletti

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