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Dalle serre idroponiche basilico e pomodori doc

di | 2021-04-09T00:57:00+02:00 11-4-2021 6:05|Attualità, Sezione 2|0 Commenti

PETRELLA SALTO (Rieti) – Coltivare su Marte non è più fantascienza, grazie alle serre idroponiche di Giorgia Pontetti, ingegnere elettronico e astronautico, presidente della società agricola Ferrari Farm a Colle Cerqueto, circondata dalle montagne del Cicolano, con vista sul lago del Salto. La famiglia Pontetti ha coniugato la tradizione centenaria dei nonni con la tecnologia più all’avanguardia, anche se il principio di coltivazione idroponica in verità risale ai giardini pensili di Babilonia. Oggi le serre di vetro, sterili, a chiusura ermetica, resistenti ai terremoti, in cui si entra solo dopo essersi igienizzati e appositamente vestiti, sono regolate da un computer e l’energia necessaria è esclusivamente a pannelli solari, con un fitotrone, completamente illuminato a LED (lampade speciali progettate e costruite dall’azienda stessa); non ci sono patogeni, né malattie, quindi non servono trattamenti fitosanitari.

In ogni istante, tutti i giorni e per tutta la vita della pianta, il sistema computerizzato automatico comanda e controlla l’intera coltivazione senza nessun contatto con l’ambiente esterno e risparmio di acqua. Non essendo piantati nella terra, i pomodori e il basilico idroponici non contengono patogeni né metalli pesanti, soprattutto il nichel, a cui molte persone sono allergiche: oggi tutti possono finalmente mangiare i pomodori e beneficiare del prezioso antiossidante, il licopene. I vasetti di passata e confettura, lavorati e imbottigliati nel laboratorio accanto alle serre, vengono ordinati online da tutto il mondo, così come da tutto il mondo vengono a visitare gli impianti per apprendere i segreti di una tecnica che potrà salvare l’uomo, in terra e nello spazio.

Le due serre producono ognuna 210 piante di pomodori con un raccolto tra i 150 e i 200 chili ogni 10 giorni per nove mesi di seguito. I pomodori e il basilico no, ma i suoi piedi sono ben piantati in terra, anche se con il cuore nello spazio fin da bambina: questa è Giorgia Pontetti, un vulcano di idee e innovazioni tecnologiche, con lo sguardo proiettato sempre verso il futuro.  Non potendo andare personalmente nello spazio, lo ha comunque conquistato con i suoi prodotti conosciuti nelle missioni spaziali e illustrati nelle numerose conferenze internazionali sulla “nutrizione durante le missioni” in cui è stata relatrice (webinair sulle serre speciali, seminari Habitation for Human in Space Environment, Spatial Plant Specie for long term missions, il cibo nelle missioni spaziali con l’associazione dell’Arma aeronautica etc.). Numerose le partecipazioni a programmi radiofonici e televisivi, così come i premi vinti: De@terra del Mipaf, dalla Regione il riconoscimento come migliore applicazione a terra di tecnologie per coltivazioni spaziali, Tuttofoodaward, Oscar Green di Coldirett, wwworkers etc.

Non è da meno la sorella Valentina, avvocato specializzato anche in diritto agroalimentare e vitivinicolo, esperta di marketing e comunicazione aziendale, che cura la parte normativa e legale. Tutto sotto gli occhi attenti di papà Antonio, con il quale Giorgia conduce anche la società G&A a Carsoli che produce apparati per aerospazio e difesa. Nella missione Shuttle Endeavour, Roberto Vittori, Paolo Nespoli e gli altri 10 astronauti hanno gustato la salsiccia cicolana ribattezzata per l’occasione “Sarcollis gustatio” (un po’come dire: il gusto del Colle, che sarebbe la località Colle Cerqueto, la tenuta dei nonni che ricade parte nel comune di Pescorocchiano e parte in quello di Petrella Salto).

Dalle serre è nato recentemente il Robot Farm, grande quanto una lavatrice (come una lavatrice si può installare in cucina e fa tutto da solo), nel quale coltivare 50 piante di insalata da raccogliere ogni 25 giorni. “Nelle missioni aerospaziali le verdure fresche sono importanti per combattere le radiazioni ionizzanti e il Robot sarà prezioso” spiega Giorgia. Uno dei Robot intanto è stato dato in comodato d’uso al carcere di Viterbo che è dotato di grandi serre tradizionali, in cui si fa rieducazione e formazione. Poi c’è anche la “Vertical Farm”, container ermetici in cui è possibile coltivare verdure in linea verticale, con il minimo ingombro (nell’azienda in questo momento si stanno coltivando in vertical farm insalate e in via sperimentale anche lo zafferano). Sul principio della vertical farm è stato ideato un prototipo di “separatore idroponico anticovid” per tavoli, da installare nei locali pubblici.

“Noi siamo ciò che mangiamo” è il motto dell’azienda che produce anche frutta e ortaggi rigorosamente biologici, che diventano confetture, succhi di frutta, verdure sott’olio, nettari e liquori (da non perdere il digestivo al basilico idroponico fresco di frigorifero). “Imbottigliamo sherry, nocino, genziana, aceto balsamico. Stiamo realizzando una nostra acetaia utilizzando il mosto cotto dì Modena. Sono solo prodotti bio (l’azienda è certificata ISO 9001 ed ISO 22000) ed è ora che mi organizzi anche per la produzione di uova bio. Ho in mente un pollaio per venti galline che saranno sempre pulite: un’azienda specializzata monta il pavimento con un tessuto simile a quello del tapis roulant, con un sensore: quando le galline escono il pavimento ruota e si autopulisce dagli escrementi, producendo pollina (utile per la cura del mal dell’inchiostro che minaccia i castagneti)”, precisa Giorgia.

L’azienda è anche un agriturismo con 6 camere matrimoniali ed è stata la prima ad aggiudicarsi i 5 girasoli della Regione in questo settore. “Per gli ospiti – spiega – sarà presto in funzione una piscina riscaldata con copertura telescopica motorizzata (si può aprire e chiudere pur restando ermetica) in cui abbiamo realizzato un percorso termale come quello degli antichi romani: piscina benessere calda tutto l’anno, 4 bocchette con sedute per idromassaggio e 4 per idromassaggio, percorso giapponese Kneip con ciottoli e getti d’aria che partono da sotto e prendono tre altezze differenti del corpo”.

In questo periodo di chiusura forzata i lavori procedono per terminare il percorso diretto di discesa al lago attraverso il bosco privato: “Abbiamo in mente case di vetro tra gli alberi, pontili galleggianti e altre sorprese. Stiamo terminando la Spa per gli ospiti con una sauna finlandese, un bagno di vapore, vasca idromassaggio con cascata cervicale, percorso emozionale con idrocromoaromaterapia. Al piano di sopra una sala relax”.

“Se il chirurgo – conclude – opera in camere sterili e la microelettronica si fa in camere sterili, perché non coltivarci anche le piante, in modo da non inquinare e non essere inquinati, senza tralasciare o abbandonare le radici dell’agricoltura tradizionale in pieno campo?” In questi venti anni Giorgia si è fatta una domanda e si è data una risposta (direbbe Gigi Marzullo). E da qui tutto è cominciato.

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, Giorgia Pontetti nella nuovissima piscina

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