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Tempi moderni, Charlot stronca il “fordismo”

di | 2023-10-05T20:30:11+02:00 8-10-2023 5:35|Personaggi, Sezione 8|0 Commenti

MILANO – I bulloni di una catena di montaggio e Charlie Chaplin, nei panni di Charlot, operaio di una fabbrica, la cui mansione è quella di stringere, descrive magistralmente in “Tempi moderni”, nel 1936, gli effetti stressanti ed alienanti che tali metodi producevano negli operai addetti alle catene di montaggio. Chaplin coglie i gesti ripetitivi, i ritmi disumani e spersonalizzanti della catena di montaggio che minano la ragione del povero Charlot; la pausa pranzo potrebbe concedere un momento di riposo per tutti i lavoratori della fabbrica, se non che Charlot viene prescelto per sperimentare la macchina automatica da alimentazione, che dovrebbe consentire di mangiare senza interrompere il lavoro.

Le problematiche connesse all’utilizzo delle catene di montaggio fotografate da Chaplin erano quelle della realtà che lo circondava, giusto il 7 ottobre 1913, quando circa un decennio prima del suo film, l’imprenditore statunitense Henry Ford, uno dei fondatori della Ford Motor Company, società produttrice di automobili, ancora oggi una delle maggiori del settore negli Stati Uniti e nel mondo, fece realizzare il primo impianto di produzione basato sulla catena di montaggio.

Henry Ford

Il progresso, la tecnologia e i tempi di produzione di un veicolo si abbassarono da 12 ore ad un’ora. La catena di montaggio utilizzata nelle moderne industrie e introdotto da Henry Ford nei primi anni del XX secolo, era tesa ad ottimizzare il lavoro degli operai e a ridurre i tempi necessari per il montaggio di un manufatto complesso. Un lungo nastro trasportatore che scorre portando con sé i diversi oggetti da assemblare per ottenere il prodotto finito; ogni operaio può così assemblare un unico pezzo, tramite movimenti ripetitivi e meccanici, permettendo un notevole risparmio dei tempi di produzione. Il metodo viene esteso a tutta la filiera di produzione e il primo modello a inaugurarlo è la Ford Model T.

È con essa che nasce il “fordismo”, ossia la produzione di massa che in poco tempo sarà assimilata dalle maggiori compagnie industriali di tutto il mondo. In realtà, il concetto di catena di montaggio nacque nei primi anni dell’800, nei cantieri della marina militare britannica, ad opera dell’ingegnere Marc Isambard Brunel, ma successivamente, grazie ad un team di ingegneri, Henry Ford ispiratosi alle teorie proposte dal connazionale Frederick Taylor, sviluppò intere fabbriche basate sulla catena di montaggio. La produzione in serie modifica lentamente le abitudini della gente, dando vita a quella società dei consumi, così come oggi la conosciamo.

Se l’economia sembra trarre solo benefici dalla catena di montaggio, lo stesso non può dirsi per i lavoratori, che si vedono condannati a una condizione di forte stress e alienazione, denunciata dalle organizzazioni sindacali e dai celebri film come ”Metropolis” (1927) di Fritz Lang e appunto “Tempi moderni” di Charlie Chaplin. Molte teorie nacquero intorno al fatto che il lavoro altamente ripetitivo e meccanico richiesto agli operai dell’epoca nelle catene di montaggio, provocasse alienazione della psiche, e disturbi motori negli operai stessi. Ford ricevette molte critiche per i problemi che i nuovi metodi di produzione da lui utilizzati produssero nei suoi dipendenti, e tentò di rispondere installando nelle fabbriche dei presidi medici tesi a ridurre questi inconvenienti.

Henry Ford, figlio di agricoltori immigrati dall’Irlanda, nel 1888 si trasferì a Detroit, dove venne assunto dalla società elettrica di Thomas Edison. Durante il tempo libero si dedicava alla costruzione di un’automobile con il motore a combustione interna inventato da Karl Benz e Gottlieb Daimler pochi anni prima. Il primo prototipo di quadriciclo costruito da Ford, nel garage della propria abitazione, fu sperimentato su strada il 4 giugno 1896. Nel 1899 entra come ingegnere capo nella Detroit Automobile Company. Nel 1902 fonda la Ford dove introduce il sistema di lavoro della catena di montaggio, un processo di assembramento delle auto rivoluzionario, che permette di ottimizzare i tempi di montaggio di un manufatto complesso. Con questo sistema costruisce la mitica “Lizzie”, auto semplice ed economica che ha un grande successo e venne prodotta dal 1908 al 1927 in circa 15 milioni di esemplari.

Henry Ford muore all’età di 83 anni, il 7 aprile 1947, detenendo il primato che lo rendere la nona persona più ricca della storia, la sua attività gli permise di guadagnare un capitale stimato in 199 miliardi di dollari. Industriale precursore della velocità a cui la società non ha più rinunciato e di un progresso che, col senno del poi, ha bisogno di un’inversione. Un ingranaggio dal quale la società mondiale fa fatica a venire fuori.

Claudia Gaetani

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