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Starbase, la città proiettata nel futuro

di | 2025-05-07T19:03:50+02:00 11-5-2025 0:01|Attualità, Sezione 1|0 Commenti

MILANO – Nella vasta distesa del Texas meridionale, là dove il deserto incontra il Golfo del Messico e il cielo sembra più vicino alla Terra, sta sorgendo una città che non assomiglia a nessun’altra. Si chiama Starbase ed è, a tutti gli effetti, una creazione di Elon Musk. Non una semplice estensione logistica di SpaceX, ma un centro urbano in divenire, pensato per ospitare ingegneri, scienziati, lavoratori del settore aerospaziale e, forse un giorno, anche cittadini comuni attratti dall’idea di vivere dove il futuro si costruisce un razzo alla volta. È qui, tra le strutture metalliche dei lanciatori di Starship e le sabbie di Boca Chica, che Musk immagina il modello di una nuova civiltà: ibrida, tecnologica, proiettata verso Marte ma radicata in una terra americana che ha fatto del pionierismo la sua storia.

La storia di Starbase inizia nel 2014, quando SpaceX sceglie la remota località texana per costruire un sito di lancio. La posizione – isolata, pianeggiante, con l’oceano a pochi chilometri – è perfetta per test e voli sperimentali. Negli anni successivi, attorno ai pad di lancio nascono officine, strutture abitative temporanee, laboratori e centri di controllo. Ma è solo nel 2021 che Musk ufficializza l’idea di dare a tutto questo un nome e un’identità civica: Starbase, appunto. L’obiettivo dichiarato è di fondare una vera e propria città. Non una colonia aziendale, ma una comunità in grado di crescere, vivere e lavorare a stretto contatto con il più ambizioso programma spaziale mai tentato da un privato. L’idea, come spesso accade con Musk, è tanto visionaria quanto concreta. La città ruota attorno allo sviluppo di Starship, il vettore completamente riutilizzabile destinato, secondo i piani di SpaceX, a portare esseri umani sulla Luna, su Marte e oltre.

Ogni elemento di Starbase – dalle infrastrutture residenziali all’urbanistica – è concepito per supportare questa missione. Si parla di edifici sostenibili, cupole geodetiche, sistemi energetici a impatto zero, connettività garantita dal servizio satellitare Starlink. Non si escludono nemmeno soluzioni sperimentali come i tunnel sotterranei della Boring Company, altro progetto firmato Musk. L’economia locale ha già risentito dell’arrivo di SpaceX: il piccolo centro di Brownsville, a pochi chilometri di distanza, ha visto impennarsi i valori immobiliari e un aumento degli investimenti. La presenza dell’azienda ha creato nuovi posti di lavoro, attratto competenze da tutto il mondo e acceso i riflettori su una regione storicamente marginalizzata. Allo stesso tempo, Starbase è diventata meta di pellegrinaggio per appassionati di spazio e tecnologia, trasformandosi in un’attrazione a metà strada tra un parco scientifico e un esperimento sociale. Ma non mancano le criticità. La costruzione di una città legata indissolubilmente a un’impresa privata solleva interrogativi giuridici, politici e ambientali.

Il territorio di Boca Chica è ricco di biodiversità e già più volte le autorità statunitensi hanno sollevato preoccupazioni sull’impatto delle attività aerospaziali sugli ecosistemi locali. Inoltre, la proposta di incorporare Starbase come città autonoma ha generato dibattiti sulle forme di governance: sarà un comune tradizionale o un’entità sotto il controllo di SpaceX? Quale sarà il ruolo dei cittadini, se e quando verranno chiamati a eleggere rappresentanti? Le ambizioni di Musk vanno oltre la scala terrestre. Starbase non è solo un progetto urbano: è un prototipo di insediamento che potrebbe, un giorno, essere replicato su altri pianeti. Una specie di prova generale per le colonie marziane, dove vivere in ambienti ostili sarà la norma e dove l’autosufficienza energetica, alimentare e organizzativa sarà una condizione di sopravvivenza. In questo senso, ciò che accade oggi in Texas non riguarda solo lo spazio, ma tocca direttamente il nostro rapporto con la tecnologia, l’ambiente e l’idea stessa di convivenza.

Come ogni grande esperimento, Starbase è destinata a generare entusiasmo e scetticismo. Alcuni la vedono come l’ennesimo capriccio di un miliardario, altri come la prima manifestazione concreta di un futuro che si muove più velocemente della politica e delle istituzioni. La verità, probabilmente, si trova nel mezzo. Quel che è certo è che, per la prima volta dopo decenni, qualcuno sta costruendo una città dal nulla non per contenere il passato, ma per anticipare il futuro. In un’epoca segnata da incertezza e transizione, Starbase è al tempo stesso simbolo e realtà: simbolo di un’umanità che ancora sogna le stelle e realtà di un mondo in cui il confine tra tecnologia e società è sempre più sottile. Che si tratti di una visione sostenibile o di un’utopia irraggiungibile, Elon Musk ha di nuovo spostato l’orizzonte. E, questa volta, lo ha fatto fondando una città.

Ivana Tuzi

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