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Rugantino, il fascino del teatro senza tempo

di | 2020-12-11T20:30:36+01:00 13-12-2020 6:10|Sezione 3, Spettacolo|1 Comment

ROMA – Ci sono spettacoli senza tempo che riescono a far sognare e a rimanere per sempre nel cuore del pubblico. Commedie teatrali capaci di raccontare gli avvenimenti di un particolare periodo storico attraverso le avventure dei propri protagonisti narrando vicende di amori e di passioni, di dialoghi divertenti e di situazioni sentimentali intense e drammatiche accompagnate da canzoni meravigliose e coinvolgenti in grado di far commuovere lo spettatore. E quando tutto questo venne ideato dalla geniale coppia di commediografi e registi teatrali italiani Pietro Garinei e Sandro Giovannini e le musiche vennero affidate allo straordinario talento musicale del maestro Armando Trovajoli, il successo non poteva che essere assicurato.

È così che nacque Rugantino, una delle commedie musicali del teatro italiano più belle e famose nel mondo andata in scena per la prima volta il 15 dicembre 1962 al Teatro Sistina di Roma dove rimase in programmazione per circa un anno ininterrottamente registrando sempre il tutto esaurito per poi confermare anche oltre Oceano il clamoroso successo ottenuto in Italia. Eccezionale il cast della prima edizione con Nino Manfredi a vestire i panni di Rugantino e Lea Massari in quelli di Rosetta. L’attrice Bice Valori impersonava Eusebia mentre Aldo Fabrizi ricopriva magistralmente il ruolo di Mastro Titta (personaggio realmente esistito) che sembrava disegnato proprio per la sua grande figura, infine il cantante Lando Fiorini era il ‘Serenante’.

La seconda edizione, forse la più famosa anche perché ha retto le scene per quasi venti anni, ha visto Enrico Montesano come protagonista e autentico mattatore in perfetta sintonia con il personaggio tanto da riproporlo nell’ottava edizione del 2018. Confermatissimi Bice Valori e Aldo Fabrizi con Alida Chelli straordinaria interprete di una magnifica Rosetta. Successivamente nelle versioni più recenti Rugantino venne interpretato sempre da grandi attori teatrali: da Valerio Mastrandrea a Michele La Ginestra fino a Enrico Brignano. A vestire i panni di Rosetta anche Sabrina Ferilli, icona della femminilità romana, per ben due edizioni come Serena Autieri mentre Simona Marchini e Maurizio Mattioli i più gettonati rispettivamente nei ruoli di Eusebia e Mastro Titta, naturalmente dopo gli inarrivabili Bice Valori e Aldo Fabrizi.

Le vicende della commedia si svolgono durante il periodo della Roma Papalina del XIX secolo e tutto ruota intorno al personaggio di Rugantino, un giovane e scanzonato trasteverino, svelto con le parole e con il coltello, con poca voglia di lavorare ma sempre pronto a fare il bullo con gli amici e con le donne e a farsi beffa degli altri. Ed è proprio mentre sta scontando una punizione alla pubblica gogna a seguito dell’ennesima marachella che Rugantino, ricevuto il conforto di Rosetta, scommette in maniera spavalda con gli amici che riuscirà a sedurre la bella popolana del quartiere, sposata con il gelosissimo Gnecco, prima della Sera dei Lanternoni. Nel frattempo, oltre a tentare di sedurre Rosetta, Rugantino è impegnato a trovare una sistemazione stabile a Eusebia, sua ex amante e complice dei suoi raggiri, che spesso spaccia per sorella e che di volta in volta cerca di accasare con qualche ricco nobile per sfruttarne vitto alloggio e potere.

Le cose però non vanno facilmente come sperano i due e quindi non rimane che far conoscere Eusebia a Mastro Titta, il boia del Papa, titolare di un’osteria insieme al figlio chiamato Boietto, vittima preferita degli scherzi di Rugantino. Tra Eusebia e Mastro Titta inevitabilmente nasce una simpatia anche se la “sorella” di Rugantino scoprirà solo più tardi quella che è la vera professione dell’oste. Finalmente Rugantino, dopo tanti tentativi andati a vuoto, riesce a strappare un appuntamento alla bella Rosetta approfittando dell’assenza del marito Gnecco. I due giovani si incontrano in segreto a Campo Vaccino. E sulle note della straordinaria “Roma nun fa’ la stupida stasera” e con la magica complicità di una Roma che ascoltando la richiesta di Rugantino per quella notte sceglierà le stelle più ‘brillarelle’ e un ‘friccico de Luna’ tutta per loro, gli farà sentire ‘che è quasi primavera’, manderà ‘li mejo grilli a fa crì crì’ e per quell’incontro gli presterà ‘er ponentino più malandrino’ che ha. Sarà quindi l’affascinante atmosfera romana a reggere ‘er moccolo’ all’amore che sboccia tra i due.

Nei giorni successivi all’incontro Rugantino riesce a resistere alla tentazione di raccontare agli amici della notte di passione passata con Rosetta ma poi il suo carattere sbruffone viene fuori e confessa tutto, ferendo la fiducia e l’amore di lei e perdendo di colpo quel poco di credibilità che si era guadagnato. L’ultima sera di carnevale Gnecco rientra a Roma e viene ucciso da un malvivente. Rugantino trovato vicino al cadavere è subito accusato di omicidio e per riscattarsi agli occhi di Rosetta non fa nulla per dimostrare il contrario, nemmeno quando viene condannato a morte per un movente passionale ma anzi intravede nella ghigliottina la possibilità di dimostrare a tutta Roma ma soprattutto a Rosetta che è un vero uomo e non un buono a nulla come era sempre stato considerato. Finito in carcere Rugantino confessa a Mastro Titta di essere innocente e che quella sua sarà la quattrocentesima testa che permetterà al Boia di raggiungere l’ambito premio pontificio. “È l’omo mio” canta Rosetta riscattando davanti a tutti Rugantino al quale ormai non resta che affrontare il patibolo.

A malincuore Mastro Titta andrà a compiere quell’ultima esecuzione e mentre la scure sta per abbattersi sul povero Rugantino, ora finalmente rispettato e ammirato da tutti, giunge il grido disperato e straziante di un’innamorata Rosetta: “A Ruganti’… ‘na botta e via”. Così si conclude la commedia di Rugantino, una storia che scorre velocemente senza mai annoiare e che riesce a trasmettere diverse sensazioni emotive durante tutto il suo svolgimento infatti inizialmente è subito allegra e divertente, poi emoziona ed infine commuove gli spettatori fino a coinvolgerli in un appassionato e incantato applauso. Questa è la vera magia del Teatro. Sipario.

Paolo Paglialunga

 

One Comment

  1. ROBERTA 13 dicembre 2020 at 12:38 - Reply

    Grande Paolo con questo tuo saper scrivere di ogni argomento…fino al punto di saper distrarre i lettori per portarli dolcemente al fantastico mondo del TEATRO…..dove pur se tutto è finzione .. rimane sempre il palco della cultura più diretta ed emozionante che esiste….
    …..grazie …..per averci regalato questo minuto di fresca fantasia … torniamo alla realtà ma più sperienserati di prima
    Buona domenica

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