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“La mia Francigena” e un debito da onorare

di | 2018-07-14T13:05:13+02:00 15-7-2018 6:20|Attualità, Cultura, Sezione 5|0 Commenti

VITERBO – Tutto nasce in una fredda notte del gennaio del 2016, quando verso le 11 di sera arriva una telefonata sul cellulare di Stefano Mecorio, giornalista viterbese. Il tenore della conversazione rasenta il surreale, ma quando dall’altra parte c’è Andrea Arena, anch’egli giornalista, non bisogna meravigliarsi di nulla. Perché meravigliarsi quindi se arriva una proposta del genere: il 2016 è dedicato ai cammini, perché non ci facciamo a piedi la Francigena? Solo il tratto che attraversa la Tuscia, però, quello che va da Proceno a Monterosi. Poi la sera ci fermiamo e scriviamo: facciamo il riassunto della giornata, ci mettiamo un po’ di foto e il pezzo è fatto. Una mezza pazzia per Stefano, anzi “l’ennesima missione a perdere”, ma Andrea ci crede.

Alla fine non se ne fece nulla: problemi di salute per entrambi, il tempo che passa inesorabilmente, un’idea come tante finita nel dimenticatoio. Un progetto, però, che torna d’attualità quando Andrea Arena, a 39 anni, muore in una fredda giornata del gennaio di quest’anno. Stefano Mecorio ci pensa e ci ripensa e stavolta sì che se la fa la Francigena viterbese: sono oltre 150 chilometri. Ha un debito con Arena e con se stesso e vuole onorarlo. Il compagno di viaggio se lo sceglie in famiglia: il papà Dario che è appena andato in pensione e che non ha granché da fare (nella foto a destra con il figlio Stefano).

Il frutto di quella camminata è “La mia Francigena” con tanto di sottotitolo: “Due scarpe e una borraccia da Proceno a Monterosi”. E un’ulteriore propaggine: “Appunti di viaggio in cammino lungo la Tuscia”. Il libro (“il primo e forse anche l’ultimo”) che Stefano Mecorio tratteggia è un compendio di riflessioni e panorami, di incontri casuali e percorsi accidentati, di soste e di ripartenze. Un autentico sunto della vita, fatta anch’essa di fermate (più o meno lunghe e talvolta anche dolorose) e di risalite (spesso faticose) e di discese scivolose: Lucio Battisti perdonerà la citazione a sproposito. Il fatto è che quando si cammina senza particolare fretta, si ha tempo per parlare e soprattutto per riflettere; per guardarsi intorno e per scoprire la bellezza dei paesaggi, ma soprattutto per scavarsi dentro. E per capire se stessi, prima di provare a farlo con gli altri.

Mecorio (giornalista abbastanza pentito) non dimentica il mestiere di cronista e gli insegnamenti del suo “padre” professionale (Arena, naturalmente), ma ci aggiunge un pizzico di malinconia e una spruzzata di poesia. Però il risultato finale centra l’obiettivo: una lunga passeggiata, centinaia di migliaia di passi uno dietro l’altro per onorare e ricordare l’amico che non c’è più. No, non è stata l’ennesima missione a perdere: stavolta Stefano ha vinto e con lui ha vinto pure il fratellone che adesso se la ride chissà dove.

Nella prestigiosa della Sala Regia del Comune di Viterbo, alla presenza del sindaco Giovanni Arena e dell’assessore alla cultura Marco De Carolis (entrambi al lavoro da pochissimi giorni), la presentazione ufficiale de “La mia Francigena” (10 euro, Edizioni Sette Città). Il ricavato delle vendite sarà interamente girato ad Alessandra Pinna, la compagna di Andrea, per continuare a programmare iniziative per ricordare quell’omone grande e grosso, tutto genio e sregolatezza.

Nicola Savino

Nella foto di copertina, la presentazione del libro in Comune

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