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Inseminazione delle nuvole per generare la pioggia

di | 2023-08-04T18:00:46+02:00 6-8-2023 5:20|Attualità, Sezione 5|0 Commenti

MILANO – Una tecnica, resa possibile grazie al rilascio di particelle-nucleo da parte di cannoni, aerei o droni, che è in grado di stimolare artificialmente la produzione di pioggia. Potrebbe essere una soluzione ai fenomeni di siccità che gravano sull’Italia e nel resto del mondo dove a partire dal 2000 il numero e la durata dei fenomeni siccitosi sono aumentati del 29%. Di qui l’impellente necessità di arrestare l’avanzata del cambiamento climatico. Sarebbe bello se si potesse far piovere più o meno a comando, ma in quantità giusta, senza provocare alluvioni, naturalmente.

Le origini del cloud seeding (semina delle nuvole) risalgono agli anni ’40 negli Stati Uniti anche se già da tempo un gruppo di meteorologi nordici sotto la guida di Vilhem Bjerknes (1862-1951) stava rivoluzionando la materia, gettandone le basi teoriche. Uno dei rappresentanti più notevoli di quella che è riconosciuta come la Scuola di Bergen fu lo svedese Tor Bergeron (1891-1977). È a lui che si deve infatti la prima descrizione del processo di formazione delle precipitazioni nelle nubi miste e fredde. Insieme al meteorologo tedesco Walter Findeisen (1909-1945) presentò una teoria che parte dalla premessa che la coesistenza di gocce d’acqua super-raffreddata (in stato di subfusione) e cristalli di ghiaccio nelle nubi in determinati intervalli di temperatura favorisce la crescita di questi ultimi grazie proprio alla maggiore evaporazione dei primi.

Qual è il risultato? La formazione di embrioni di ghiaccio in grado di generare gocce di pioggia o addirittura fiocchi di neve. Da qui è partito il chimico americano autodidatta Vicent Joseph Schaefer (1906-1993) che con il prezioso aiuto dello scienziato Bernard Volnnegut (1914-1997) fu il primo a stimolare la nucleazione di ghiaccio nelle nuvole usando ghiaccio secco e ioduro d’argento. L’utilizzo di questo sale (lo ioduro d’argento, appunto) viene liberato nelle nuvole direttamente da aerei in volo in quota favorendo la condensazione del vapore acqueo presente e la formazione di gocce che una volta raggiunta la grandezza sufficiente precipitano al suolo come pioggia.

Vilhem Bjerknes

Il dottor Sandro Fuzzi, associato di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), asserisce che il “merito” è tutto della composizione delle nuvole. Queste sono formate da goccioline di acqua o cristalli di ghiaccio (in base alla temperatura atmosferica) che si formano quando aria umida e calda, salendo nell’atmosfera, si raffredda. “Queste particelle, di varia natura, vengono chiamate particolato atmosferico e possono essere di origine sia naturale che prodotte dalle attività dell’uomo”, aggiunge l’esperto. Si può quindi iniziare a parlare di “inseminazione delle nuvole” anche se tutte le nuvole sono in grado di produrre pioggia. Anzi, in realtà, “più del 60% di esse evapora restituendo all’atmosfera il vapore acqueo e le particelle di particolato”.

Il meccanismo su cui si basa il cloud seeding prevede l’iniezione, nella parte alta della nuvola, di nuclei di condensazione aggiuntivi – principalmente ioduro d’argento, che ha una configurazione cristallina simile a quella del ghiaccio – con l’intento di stimolare la formazione di cristalli di ghiaccio. “I cristalli così formati si aggregano all’interno della nuvola, crescendo fino a raggiungere dimensioni tali da cadere verso il basso sotto forma di pioggia o neve, a seconda della temperatura dell’aria – aggiunge Fuzzi – perché è certo che l’inseminazione delle nuvole alteri la loro struttura, mentre è invece ancora controversa la sua efficacia nella formazione di precipitazioni”.

Ciò nondimeno sono tanti i paesi nel mondo che ne fanno uso e che ne stanno studiando l’efficacia. La Cina è lo stato che fa più largo uso di tecniche di cloud seeding per incrementare la pioggia nelle molte regioni aride, tra cui la capitale, Pechino. A questo scopo ha fatto un investimento da 168 milioni di dollari per far piovere. Il Paese chiuso nella morsa della siccità e dell’inquinamento, si sta impegnando a dare vita al più grande programma per influenzare e migliorare le condizioni metereologiche, così come riporta il South China Morning Post. Manipolare le precipitazioni serve anche per ripulire i cieli dalle polveri sottili, come è accaduto durante le Olimpiadi di Pechino 2008 dove oltre a spegnere lo smog, le piogge riuscirono a mitigare anche le alte e afose temperature. Le altre nazioni che utilizzano questa tecnica sono il Marocco, l’Australia, la Russia, l’India, il Sud-Est asiatico e gli Stati Uniti. A Dubai invece la pioggia è stata ottenuta con dei droni per generare fulmini tra le nuvole e aumentare le precipitazioni nella regione.

Bernard Volnnegut

Per testare la ricerca, Nicoll e il suo team hanno costruito quattro droni con un’apertura alare di circa 6 piedi e mezzo. I droni lanciati da una catapulta possono volare per circa 40 minuti durante i quali i sensori del drone misurano la temperatura, l’umidità e la carica elettrica all’interno di una nuvola, consentendo ai ricercatori di sapere quando e dove sparare. Le cariche elettriche come delle vere e proprie scosse elettriche stimolano le minuscole goccioline di cui sono composte le nuvole a scontrarsi, generando goccioline più grandi che alla fine diventano abbastanza pesanti da cadere come pioggia.

Per millenni gli umani hanno provato varie strategie per generare pioggia, basti pensare alle danze tribali per ingraziarsi gli dei e ricevere in dono la tanto sospirata pioggia. Nell’ultimo secolo questi sforzi sono diventati però più avanzati attraverso l’uso di ioduro d’argento e piccole particelle iniettate nelle nuvole da aerei e persino da cannoni antiaerei tanto da far pensare che sia possibile intervenire su fenomeni metereologici come la pioggia per risolvere problemi di siccità e di inquinamento. C’è ancora tanto da studiare per migliorare l’efficacia dei mezzi utilizzati e trovarne altri che garantiscano la salvaguardia dell’ambiente.

Margherita Bonfilio

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