//Giordania, ecco il sito più antico del mondo

Giordania, ecco il sito più antico del mondo

di | 2022-03-18T19:35:15+01:00 20-3-2022 7:10|Pensierino del Mattino|0 Commenti

Gli archeologi giordani e francesi hanno scoperto nel sud-est della Giordania un sito dedicato alla caccia delle gazzelle e risalente a novemila anni fa, che potrebbe essere una delle strutture create dall’uomo più antiche del mondo. Lo ha annunciato il ministero del Turismo e delle Antichità giordano in una dichiarazione, secondo la quale il sito, che risale all’età della pietra, è situato nel deserto di Jibal al Khashabiyeh. Il sito è stato scavato da una squadra di archeologi francesi e giordani all’interno del Progetto archeologico della Badia sudorientale (Sebap) e gli scavi nell’area sono iniziati nel 2012. Il complesso risalente al 7000 a.C. è formato da gigantesche trappole chiamate “aquiloni del deserto” e che venivano utilizzate dai cacciatori per l’uccisione delle loro prede.

Il sito comprende anche due stele con sagome umane – di cui una alta 1,12 metri e probabilmente parte di un’installazione situale – ma anche selci, statuette che rappresentano animali e 150 fossili marini disposti secondo un certo schema. “La caccia collettiva era fondamentale per le pratiche rituali delle popolazioni”, prosegue il comunicato, osservando che il significato della struttura risiede nel fatto che era dedicata al culto, dal momento che “il sito servì certamente a invocare forze soprannaturali per battute di caccia di successo”.
“I siti archeologici in Giordania hanno un grande valore sociale, culturale ed economico a livello nazionale e internazionale, in quanto sono parte integrante della storia, della civiltà e dell’identità oltre ad essere attrazioni turistiche”, ha affermato il ministro del Turismo e delle antichità Nayef al Fayez in occasione della conferenza stampa per presentare la nuova scoperta. Da parte sua, l’ambasciatrice di Francia ad Amman, Véronique Vouland-Aneini, ha sottolineato la “fruttuosa cooperazione” tra Giordania e Francia per far luce sui siti archeologici del Regno, osservando la “testimonianza inestimabile della vita preistorica in Medio Oriente”, offerta da questa scoperta.

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