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Alla scoperta di Gairo, piccolo paese fantasma

di | 2021-10-10T02:13:20+02:00 10-10-2021 6:05|Sezione 2, Viaggi|0 Commenti

GAIRO SANT’ELENA (Nuoro) – Il centro abitato di Gairo e la sua suggestiva frazione di Gairo Taquisara si trovano nella parte centro-orientale della Sardegna nella provincia dell’Ogliastra, tra i 650 e gli 800 metri di quota. L’ambiente che circonda i piccoli centri è ricco di boschi e di ”tacchi” calcarei. Tra tutti svetta ”Perda ‘e Liana”, un monumento naturale costituito da un maestoso monte che con i suoi 1297 mt. domina una vasta area del Gennargentu. Nella zona persistono monumenti di età prenuragica e nuragica come i villaggi di ”Is Tostoinus” e ”Perdu Isu”.

La Marina di Gairo, sulla costa a sud di Barisardo e Cardedu, presenta spiagge incantevoli e poco frequentate, ideali per chi ama vacanze tranquille. Ma Gairo non è noto per quanto appena detto, Gairo è il più famoso paese fantasma della Sardegna e sicuramente uno dei più belli e suggestivi angoli d’Ogliastra. Il nome di Gairo pare derivi dalle parole greche “ga” e “roa”, ovvero “terra che scorre”. Da sempre la storia del paese è stata tormentata da violenti nubifragi, frane e smottamenti del terreno che hanno radicalmente distrutto il centro. Le catastrofi naturali hanno martoriato Gairo fin dal 1800, ma è a seguito della terribile alluvione del 1951 che gli abitanti del luogo hanno dovuto abbandonare le loro case per ricostruire il centro altrove.

La difficoltà si palesò al momento di decidere di comune accordo dove erigere le fondamenta del nuovo Gairo. E fu così che Gairo si divise in tre parti: Gairo Sant’Elena, Gairo Taquisara e Gairo Cardedu. Ma è proprio Gairo Vecchio, il paese fantasma, il paese che non esiste più ed è ridotto a cumuli di macerie ad attirare ogni anno i turisti che amano visitare i luoghi più caratteristici e suggestivi della nostra isola. Il turista può visitare il centro attraversando a piedi i viottoli stretti del vecchio paese che ormai non c’è, più addentrandosi tra i suoi vicoli, le scalinate e gli edifici diroccati dalle caratteristiche pareti rosa e blu. E’ severamente vietato entrare nelle vecchie case pericolanti dove è possibile trovare ancora finestre, scale, caminetti e altri piccoli segni di quella che un tempo doveva essere la vita a Gairo. Farlo potrebbe essere molto pericolo a causa dello stato di degrado degli immobili.

L’ alluvione del 14-19 ottobre del 1951 fu eccezionale sia per l’intensità della pioggia, che per la sua durata. Per quattro interi giorni piogge torrenziali e raffiche di vento colpirono senza sosta il territorio. L’atmosfera lugubre e al contempo fantastica che vive il visitatore che si reca oggi a Gairo dà l’impressione di trovarsi catapultati indietro nel tempo, e durante l’autunno e l’inverno, il colore del cielo, la pioggia, l’aria fredda avvolge come una lontana nebbia del passato che pare quasi incatenare l’uomo. I percorsi alternativi e le sue stradine strette, tortuose e desolate conservano un fascino rimasto intatto nel tempo. Nel borgo rurale, tra le case in pietra e il paesaggio tipico dell’entroterra sardo, regna il silenzio assoluto e può essere considerato l’emblema della forza della natura. Qui tutto è rimasto fermo al 1951, anno della grande alluvione.

Durante il Medioevo, precisamente quando la Sardegna era divisa in giudicati, e l’Ogliastra era un giudicato minore, venne fatto costruire Gairo. Si decise di erigere le fondamenta del piccolo centro rurale sul costone del monte Trunconi, sopra la vallata del Rio Pardu, sebbene quella fosse un’area da sempre soggetta a piccoli smottamenti e frane. Gli abitanti impararono a convivere con i disastri della natura, si erano abituati alla violenza delle piogge e delle frane, ma niente era mai stato così violento o pericoloso da spingerli a lasciare le proprie case come ciò che si riversò su Gairo nel 1951. Da allora tutto cambiò. L’acqua, durante la notte, spinta con violenza dal vento contro le piccole case risuonò per tutta la valle. Le piccole e strette vie si trasformarono in ruscelli rovinosi e il paese iniziò a scivolare senza scampo verso il basso.

Gli animali domestici annegarono sotto il peso dell’inarrestabile fiumana, la case più antiche crollarono come fossero di carta e quelle di più recente costruzione o più resistenti furono sventrate dalla forza distruttrice e dirompente del fango, ma sopravvissero perché appoggiate alla montagna. Nuvole minacciose coprirono il borgo e la gente terrorizzata cercò in ogni modo di trovare riparo e di fuggire da quel luogo terrificante e mostruoso. Gairo Vecchio si svuotò definitivamente nel decennio successivo dando vita a quello che è oggi: un paese di case vuote. Molte delle vecchie abitazioni sono ormai cumuli di macerie pericolanti, ma le strade sono sicure. Gairo Vecchio, con la sua misteriosa aura di abbandono, di antico, di “lasciato in sospeso”, è capace di rapire chiunque e di ricordarci quanto le cose possono cambiare da un momento all’altro.

Virginia Mariane

Amante del buon cibo, di un libro, della storia, dell’archeologia, dei viaggi e della musica

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