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Carbone e pane, tragici simboli dell’Ucraina

di | 2022-07-22T18:56:20+02:00 24-7-2022 6:10|Attualità, Sezione 3|0 Commenti

MILANO – Il terribile conflitto in Ucraina, oltre alla tragica perdita di tante, troppe, vite umane ed all’immane mole di devastazioni dei territori, sembra aver fatto tornare indietro la linea del tempo; non solo in riferimento al quadro ed agli equilibri geopolitici internazionali, quanto alla diversa valenza che hanno assunto alcuni beni che la nostra società aveva ostracizzato, vuoi per la loro comprovata capacità inquinante, vuoi per il continuo rincorrere effimeri modelli di bellezza e nuovi stereotipi. In specifico il carbone ed il pane.

Sul carbone sicuramente concordano le opinioni di tutti, sempre più orientate (almeno a parole) verso lo sfruttamento e l’impiego di risorse ecocompatibili; eppure oggi, di fronte al paventato taglio sempre più massiccio di rifornimenti di gas dalla Russa, c’è chi auspica un ritorno al suo utilizzo. Per il pane, invece, il discorso è un po’ diverso e più articolato: bandito da tutte le diete, catalogato come carboidrato “diabolico” da evitare, in nome di corpi sempre più diafani e longilinei, esso è da sempre testimonianza della nostra civiltà e della nostra storia.

La mente corre subito alle pagine del capitolo XII de “I Promessi Sposi”: “Il guasto e lo sperpero della guerra era tale, che, nella parte dello stato più vicina ad essa, molte possessioni più dell’ordinario rimanevano incolte e deserte di contadini” ed alla magnifica descrizione del popolo affamato che assalta il forno delle Grucce; o ancora all’incipit della novella “Libertà” di Verga “Come il mare in tempesta. La folla spumeggiava e ondeggiava davanti al casino dei galantuomini, davanti al Municipio, sugli scalini della chiesa”.

Le citazioni potrebbero continuare all’infinito, prendendo a piene mani dalla letteratura, dall’arte e dalla musica di tutti i popoli. Troppo semplice e scontato ed in fondo anche forse poco rispettoso a fronte di tanto dolore procedere in questo modo; sarebbe umanamente doveroso, piuttosto, fare ancora una piccola e silenziosa riflessione sul dramma della guerra, partendo proprio da un tozzo di pane, da quei paesaggi reificati che arrivano in tutte le case ed in diretta grazie ai progressi della tecnologia, da quei condomini sventrati in cui nessuno più spezza il pane a tavola per i suoi cari, da quei paesi ridotti ormai solo ad un cumulo di macerie senza presenza umana alcuna e senza più l’odore fragrante, che si propaga nell’aria, del pane appena sfornato.

Il grano non raccolto nei campi dell’Ucraina invasa perché ora è il tempo delle armi, le stive delle navi con il frumento che marcisce, perché i porti sono stati minati, saranno sicuramente scelte strategiche dettate da logiche di sopraffazione sempre tragicamente uguali, ma sono soprattutto il segno della perenne dis-umanità e assurdità della guerra.

Adele Reale

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