/, Cultura, Sezione 4/Anche Cettina era una delle “fimmini inutili”

Anche Cettina era una delle “fimmini inutili”

di | 2019-11-22T11:02:22+01:00 24-11-2019 6:15|Attualità, Cultura, Sezione 4|0 Commenti

Eppure lo accompagnò fino al cimitero nel giorno della sua morte, seguiva il feretro in silenzio, a capo chino, le braccia molli lungo il corpo e il passo incerto. Prima di seppellirlo, il figlio le prese il viso tra le mani, le alzò lo sguardo e disse: “È finito tutto, è finito per sempre”.
Era morto, una sera d’inverno mentre il cielo veniva giù, un malore improvviso lo aveva colto mentre guardava la semifinale di tennis, si era trascinato a fatica fino alla cucina dove Cettina, come ogni sera, si attardava volutamente a sistemare le stoviglie. Poi un tonfo, lei si era girata di scatto, il bicchiere, che teneva tra le mani, le era scivolato sul pavimento frantumandosi in mille schegge e aveva visto suo marito accasciato a terra, le gambe scosse da continui fremiti, gli occhi strabuzzati, il corpo scomposto. Si era avvicinata impaurita quel tanto che le permetteva di udire le parole biascicate dal suo uomo: la chiamava, implorava il suo aiuto e con il cuore che le martellava in petto, era andata con passo incerto verso il telefono, cercando di comporre con dita tremanti il numero per le emergenze, quando all’improvviso gli occhi si posarono su una foto scattata qualche anno prima al matrimonio del figlio: lei abbracciava teneramente lo sposo, tenendo il braccio ingessato dietro la schiena e in quell’istante si era destata da un torpore antico, si era massaggiata il braccio e aveva riattaccato la cornetta, per tornare velocemente da lui. Poi accovacciatasi quel tanto che le bastava per guardarlo negli occhi, si era accesa una sigaretta e aveva aspettato che il suo nome morisse sulla bocca di lui. Aveva chiamato i soccorsi, cercando in sé la voce della disperazione e si era seduta ad aspettarli, evitando di guardare il cadavere che giaceva a terra. In pochi attimi la sua casa fu percorsa da passi estranei e si riempì di voci e singhiozzi.
Cettina tendeva le guance scavate a parenti e amici, mentre qualcuno piangeva sulla bara di quell’uomo. Un amico, durante la veglia, ricordava agli astanti la bontà di Franco, la sua reputazione di stimato professionista, la passione per il tennis e le macchine, per i deboli e gli ultimi. Già odorava di santità. Solo una vicina accennava inconsapevolmente a un gesto di diniego cercando lo sguardo di Cettina, che restava impassibile alla voce dell’oratore improvvisato.
La vicina sapeva, sapeva e udiva da anni chi era quell’uomo, com’era quando tornava a casa, quando la voce saliva di tono e le mani pure su Cettina e sul figlio, sapeva e udiva parole pesanti, di ferro, sapeva e vedeva i lividi e arti rotti e chiedeva pure come se li era procurati quei lividi, quelle fratture. Cadeva Cettina, urtava Cettina che i piedi li aveva tondi da quando era nata, glielo diceva pure suo padre quando tornava a casa ubriaco, glielo diceva pure sua madre che le botte del padre se li meritavano perché erano femmine e le femmine sono inutili, le femmine sono guai.
Cettina cambiò casa, si maritò. Ma le botte le prese sempre, perché inutile restò anche per Franco.
Non servi a niente!
-Guardati!
-Fa schifo questa pasta!
-Fa schifo questa carne!
-Fai schifo tu!
-Che fai con i soldi?
-Dove sei stata oggi?
-…!
-…!
La vicina sentiva.
Sentiva la litania; sentiva le botte; percepiva distintamente le offese e gli schiaffi che arrivavano alle sue orecchie e si rintanavano nella sua coscienza. Sporca.
Tra moglie e marito non mettere un dito…
Tra moglie e marito non mettere un dito
Cu si c’ammisca
Ripeteva a voce bassa per sé la litania quando le urla si facevano forti e il pianto di Salvuccio pure.
Cettina aveva cercato aiuto nella madre, nei fratelli, nei parenti di lui e negli amici di lei.
Cettina sei pazza!
Cettina, che dici?
Cettina, ppi daritilli, chi fai?
Cettina, Cettina …

Inutile.
Cettina si spense e accettò gli insulti, gli schiaffi, i calci e il desiderio urgente di lui.
Imparò il silenzio, a tenere lo sguardo basso, a convivere con il mostro e con il dolore ma se le ossa rotte facevano male, il cuore gli doleva di più.

Tania Barcellona

Lascia un commento

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi