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Alberto Sordi, icona dell’italiano medio

di | 2019-02-28T20:34:01+01:00 3-3-2019 6:10|Sezione 3, Spettacolo|0 Commenti

ROMA – Il 15 giugno 1920, a Trastevere, nel cuore di Roma nasceva Alberto Sordi, uno dei più geniali interpreti del nostro cinema. I genitori erano Pietro, musicista presso il teatro dell’Opera di Roma, e Maria Righetti, insegnante elementare. Terzo figlio della coppia, passa la sua infanzia a Valmontone, facendosi subito notare per il suo talento nel recitare scenette per i compagni di scuola. Lo nota anche Don Lorenzo Pelosi che lo aggrega al suo coro, fino a trasformare il tono della sua voce in quello di basso, che diventerà una sua caratteristica distintiva.

Fa le sue prime comparse negli studi di Cinecittà a Roma e nel 1937 vince un concorso per doppiare la voce di Oliver Hardy. Definire Alberto Sordi solo attore è riduttivo, adorato dal pubblico di ogni età e celebrato come una sorta di leggenda, è stato il simbolo insieme ad Aldo Fabrizi e Anna Magnani, della romanità cinematografica, il simbolo dell’italiano medio idealista e un po’ mammone, al tempo stesso vigliacco e cinico del quale ha saputo raccontare pregi e difetti. Con il suo sorriso sornione e vagamente beffardo ha attraversato tanti anni di storia del nostro Paese dalla Seconda guerra mondiale al boom economico, dagli anni di piombo fino a Tangentopoli.

Nella sua lunga carriera, Albertone interpretò i ruoli più diversi andando a scavare con i suoi personaggi anche negli aspetti meno edificanti cogliendo sempre con grande lucidità i cambiamenti sociali e trasformandoli in caricature ironiche e irriverenti. Ha lavorato con i più grandi del cinema italiano, ricevendo onori in tutto il mondo: è stato governatore di Kansas City e sindaco di Roma, anche se solo per un giorno. Più di 150 film (19 diretti da lui) in mezzo secolo di attività, tra cui molti capolavori come Il marchese del Grillo (1981), o Un americano a Roma (1954). Un patrimonio culturale immenso. È stato vigile, industriale, medico, giornalista, stracciarolo, tassista, geometra. seduttore e vedovo, marchese e sceicco, cialtrone e commissario, soprattutto Alberto Sordi è stato un italiano.

Alberto Sordi in una foto di scena del film ‘I vitelloni, diretto da Fellini nel 1953. ANSA

La popolarità arrivò all’inizio degli anni Cinquanta con due film diretti da Federico Fellini: Lo sceicco bianco (1952) e I vitelloni (1953), e poi con alcuni diretti da Steno, come Un giorno in pretura(1953). Con l’avvento della commedia all’italiana diede vita a una moltitudine di personaggi quasi tutti negativi. Tra questi, il maestro elementare supplente Impallato in Bravissimo (1955) di Luigi Filippo D’Amico, il gondoliere rivale in amore di Nino Manfredi in Venezia, la luna e tu (1958) di Dino Risi, il marito vessato dalla moglie e colmo di debiti ne Il vedovo (1959) sempre diretto da Risi insieme a una strepitosa Franca Valeri, lo spregevole componente di una commissione censoria ne Il moralista (1959) di Giorgio Bianchi.

Un’interpretazione magistrale, dove dimostrò il suo straordinario talento, la diede nel film La grande guerra (1959) diretto da Mario Monicelli nel quale era un soldato pigro e imboscato costretto suo malgrado a morire da eroe. Il ruolo del geometra incarcerato senza motivo mentre si trova in vacanza di Detenuto in attesa di giudizio (1971) di Nanni Loy gli valse nel 1972 l’Orso d’argento al Festival di Berlino ma il suo apice lo ebbe nel drammatico ruolo che recitò in Un borghese piccolo piccolo (1977) di Mario Monicelli. Regista col quale recitò nuovamente nel doppio, beffardo e amaro ruolo sostenuto ne Il marchese del Grillo (1981).

Sordi nella sua lunga carriera è stato premiato per sette volte col David di Donatello (più quattro riconoscimenti speciali), ha vinto quattro Nastri d’Argento, un Leone d’oro alla Carriera, infiniti trofei e il titolo di Cavaliere di Gran Croce, oltre alla cittadinanza italiana di Kansas City. La sua città, Roma, lo ha eletto sindaco per un giorno solo in occasione del suo ottantesimo compleanno, poi gli ha dedicato una via e una galleria in centro. Albertone, uomo di straordinario successo, ha sempre tenuto separata la sua vita privata da quella pubblica, tuttavia non ha mai nascosto di essere tifoso della Roma, anzi lo ha rappresentato con ironia anche in alcune gag dei suoi film come quando ne Il marito tira l’acqua dal balcone con una pompa ai tifosi della Lazio: quando si dice Roma. insomma, si dice Alberto Sordi.

Passeggiando per la Città Eterna, visitando vie, piazze o vicoli sembra di sentire ancora risuonare la sua voce, E’ morto il 25 febbraio 2003, nella sua Roma. Aveva 82 anni, e da tempo lottava contro una grave malattia. Quel giorno Roma si fermò per rendere omaggio al suo Marchese che s’era “addormito”: dalla camera ardente, al pellegrinaggio sotto la sua casa a Caracalla, fino ai funerali, un indefinito numero di persone ricambiò con l’affetto a quelle risate, a quella malinconia, a quei tanti motivi per riflettere che Sordi aveva fatto scattare in tutti gli italiani in oltre 60 anni di carriera. Il pubblico, e i romani in particolare, lo hanno tanto amato e ricompensato, riconoscendone la semplicità.

Nessuno sarà mai equiparabile a lui che conquistò la sua città come un imperatore: “Ho avuto il privilegio di nascere a Roma e l’ho praticata come si dovrebbe, perché Roma non è una città come le altre. È un grande museo, un salotto da attraversare in punta di piedi…”:

Ci manchi, Alberto.

Adele Paglialunga

Nella foto di copertina, Alberto Sordi in una scena de Il marchese del Grillo

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