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Lauro de Bosis e il volo su Roma come Icaro

di | 2021-12-01T19:00:15+01:00 5-12-2021 6:40|Attualità, Cultura, Sezione9|0 Commenti

SCANDRIGLIA (Rieti) – La XXIII edizione della Manifestazione Santa Barbara nel Mondo è iniziata il 27 novembre al castello Orsini di Ponticelli a Scandriglia, con l’inaugurazione dell’Auditorium e una serie di iniziative che si concludono il 5 dicembre con il percorso di Santa Barbara e la ‘fiaccola della rinascita’ da Scandriglia, a Rieti fino ad Amatrice. All’Auditorium della Laga la consegna del premo internazionale di solidarietà “Nel fuoco Fondazione Varrone” a Fabrizio Curcio, capo del dipartimento della protezione civile, con il concerto della rinascita della banda musicale dei Vigili del Fuoco. L’associazione Santa Barbara nel mondo, presieduta da Pino Strinati ha iniziato un sodalizio con l’Università Agraria di Ponticelli, presieduta da Vito Fioroni, nel comune di Scandriglia, che dal 1907 custodisce un patrimonio naturalistico, archeologico e storico “da valorizzare e far conoscere”.

Quest’anno la manifestazione ha acceso i riflettori sui luoghi dove avvenne il martirio di Santa Barbara, il cui corpo è custodito nella Cattedrale di Rieti e come ogni anno sono stati consegnati riconoscimenti a persone e associazioni che si sono distinte nello spirito di Santa Barbara per coraggio, lealtà, sacrificio, forza, altruismo. Fra i riconoscimenti quello conferito all’associazione La saletta della Memoria ‘Testi e testimoni della libertà’ (l’associazione ha allestito a Cantalice il museo dedicato al tragico incidente aereo in cui perse la vita la giovane attrice Marcella Mariani, nel 1955: l’aereo della Sabena si schiantò nei boschi di Cantalice), a Dario Vassallo, fratello di Angelo, il sindaco ‘pescatore’ di Acciaroli, ucciso dalla criminalità organizzata, la piantumazione di 11 alberi a Montopoli, il riconoscimento alla carriera giornalistica a Barbara Premoli. Il premio alla cultura ‘Come Barbara’ è stato consegnato a Giovanni Grasso, direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, per il suo libro “Icaro, il volo su Roma”.

Pino Strinati

Tra storia e romanzo, intervistato da Paolo Festuccia, caporedattore de ‘La Stampa’, Grasso ha portato alla luce la figura di Lauro de Bosis “una storia scoperta mentre studiavo il carteggio tra Sturzo e Salvemini”. Il 3 ottobre 1931, Lauro de Bosis, giovane colto e brillante, figlio del poeta Adolfo (nel 1929, aveva tenuto un ciclo di lezioni ad Harward), animato da fede e ideali antifascisti, decollò da Marsiglia, sorvolò la Corsica e l’isola di Montecristo, arrivò alle 8 di sera a motori spenti, sorvolò il cielo di Roma, in una notte senza luna, con volo a vista, lanciando 400mila volantini per risvegliare le coscienze contro il regime che aveva già mostrato il suo volto con il delitto Matteotti, il bavaglio alla stampa. L’ aereo precipitò nel Tirreno e i resti non venero mai trovati. “Tre messaggi scritti su piccoli fogli di carta velina, leggeri, per non appesantire l’aereo, contenenti esortazioni morali contro il regime fascista: uno destinato al Re, uno alla Chiesa Cattolica, uno agli italiani, per richiamarli ai valori patriottici”, spiega Grasso.

Lauro non aveva un partito alle spalle, la sua azione fu una iniziativa autonoma, indipendente e rischiosa, di cui era pienamente consapevole, tanto consapevole che prima di partire inviò uno scritto documentario al giornale belga Le Soir e scrisse ‘Storia della mia morte’: “Gli Italiani non compresero, Mussolini non aveva ancora promulgato le leggi razziali, Hitler non ci aveva ancora invaso, anche se intellettuali antifascisti come Salvemini, Sturzo, Rosselli e altri erano già fuggiti in Inghilterra. Mussolini cercò al telefono il ministro dell’aviazione e il capo dell’aeronautica, ma non gli rispose nessuno. La figura di Lauro venne riconosciuta più tardi, grazie anche alla divulgazione fatta dall’attrice americana Ruth Draper, donna forte e indipendente, recitava monologhi teatrali scritti da lei stessa, con cui Lauro fu fidanzato per 4 anni”.

Fra loro ci fu un colpo di fulmine, che Grasso ricostruisce in maniera romanzata, ma il libro resta ‘un libro storico’, così come il testamento spirituale di De Bosis è ancora oggi “un punto di riferimento e ispirazione nella lotta alla democrazia”, scrisse Sandro Pertini nel telegramma di commosso ricordo alla sorella Charis Cortese de Bosis. Nel 1943, tre mesi prima della caduta di Mussolini lo ricorda The Times Literary supplement con questo articolo: “Non tutta l’Italia ha dimenticato la libertà… Nell’attuale guerra d’idee, le frontiere nazionali esistono solo come distinzioni geografiche. Questa è una guerra civile e la Royal Air Force in occasione del suo anniversario può annoverare nella sua ideale brigata internazionale… un nobile giovane poeta e aviatore italiano, Lauro de Bosis, uno dei primi della Resistenza alla minaccia contro l’Europa, che nell’ottobre 1931 partì dalla Francia in aereo per diffondere parole di libertà su Roma; e di cui nessuno seppe più nulla… Fintanto che la causa della libertà produrrà uomini di questa tempra che dedicano la loro fede e il loro coraggio contro l’incommensurabile malvagità dei tiranni, la liberazione della civiltà e il trionfo della pace sono garantiti. Essi non hanno bisogno dell’aureola della leggenda per far meditare gli uomini: il nudo resoconto delle loro gesta ispira le menti alla risoluzione”.

Nel 1930 Lauro aveva fondato “Alleanza Nazionale della Libertà”, che si proponeva di sensibilizzare l’opinione pubblica moderata, ebbe una vita breve, ma non improduttiva. Colleghi e amici solidali vennero arrestati e processati nel dicembre 1930 dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato. Fra gli imputati di cospirazione anche la madre, Lillian Vernon de Bosis. Lauro era in America e fu l’unico a non essere processato. “L’atteggiamento che consiste nell’ammirare il fascismo pur deplorando gli eccessi non ha senso. Il fascismo non può esistere che grazie ai suoi eccessi. I suoi cosiddetti eccessi sono la sua logica” scriveva e questa frase è all’inizio del libro di Grasso, come dedica al lettore.

Fu un errore di calcolo nel rifornimento dei serbatoi? Forse, ma il volo a vista, in una notte senza luna, quando non distingui il cielo dalla terra e dal mare, senza piste di atterraggio illuminate è altamente rischioso e lui lo sapeva. Prima di partire chiese a un amico: “Quante possibilità ho di raggiungere Roma in aereo partendo dalla Francia?”. “Una su dieci. Ma solo perché sei tu”. “Perché se fosse un altro?”. “Una su venti!”. “Cosa ho io di speciale?”. “La fortuna degli audaci…Auguri per la tua guerra! Morte ai fascisti!”. “Non è la mia guerra. E’ la guerra d tutti”.

Purtroppo non fu così, gli Italiani se ne accorsero troppo tardi. Piero Calamandrei, nella commemorazione del ventennale, ha posto in luce l’aspetto “risorgimentale” della sua azione e il legame tra la Resistenza al fascismo e la Guerra di Liberazione. “Chi primo lanciò il grido nel silenzio sconsolato furono gli uomini isolati ed esemplari che anche negli anni del buio seppero segnare la strada e mantenere la continuità tra il primo e il secondo Risorgimento. La Resistenza è stata possibile perché Cesare Battisti, è stato impiccato; perché Matteotti è stato pugnalato; perché Amendola è stato abbattuto dai sicari e Gobetti stroncato a bastonate; perché i Rosselli sono stati assassinati; perché Gramsci è stato fatto morire in galera; perché Lauro de Bosis si è inabissato nella notte dopo aver assolto il suo voto”. Nel cinquantennale lo ricordò Giovanni Spadolini, nel 2011 il quotidiano Le soir nell’ottantesimo anniversario. Grazie a Giovanni Grasso per avercelo ricordato oggi.

Francesca Sammarco

Nell’immagine di copertina, Giovanni Grasso con il giornalista Paolo Festuccia

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