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“Miennula”, un frutto colmo di significato

di | 2019-02-21T20:11:17+01:00 24-2-2019 6:15|Attualità, Cultura, Sezione 4|0 Commenti

CATANIA – Le giornate calde di questa ultima settimana di febbraio fanno quasi dimenticare il cattivo tempo e il freddo dei mesi invernali appena trascorsi. In Sicilia, come in altre regioni del bacino del Mediterraneo, le “dormienti” campagne cominciano a risvegliarsi e alcuni alberi si ricoprono di delicati fiori di colore bianco, rosato o rosa: sono gli alberi di mandorlo che annunciano l’arrivo della primavera.

 

Il mandorlo è stato ispiratore di storie e leggende come, ad esempio, quella di Acamante e Fillide. Quest’ultima era stata tramutata da Giunone, protettrice degli amori fedeli, in un mandorlo spoglio poiché era morta di crepacuore attendendo invano il ritorno di Acamante partito per la guerra di Troia. Quando il giovane fece ritorno riconobbe la sua amata guardando quell’albero malinconico, come il suo amore, e lo abbracciò. Per ricambiare queste carezze l’albero si ricoprì di bellissimi fiori nonostante l’inverno non fosse ancora giunto al termine. Da quel momento le campagne della Sicilia furono ricoperte di mandorli fioriti, dando vita allo spettacolo della rinascita della Natura.

 

Il mandorlo è una pianta senza tempo che oltrepassa i confini e unisce i popoli: la coltura si unisce alla cultura, la storia alla tradizione.

 

A Naro, paese dell’Agrigentino, i contadini erano soliti festeggiare con una grande festa l’imminente arrivo della primavera segnato dalla precoce fioritura dei mandorli. Nel 1935, per opera del conte Gaetani, i festeggiamenti vennero trasferiti ad Agrigento: anche la Valle dei Templi è piena di mandorli, tanto da darle l’aspetto di un enorme tappeto bianco. Quest’anno la “Sagra del mandorlo in fiore” si svolgerà dall’1 al 10 marzo e come sempre si potrà assistere ad un’unione armonica di tradizioni popolari e di storia di gruppi folkloristici provenienti da varie parti del Mondo; questi allieteranno i presenti con fiaccolate e spettacoli itineranti per tutta la città, un abbraccio tra diversi popoli, per rinsaldare i valori della pace, della fratellanza e della libertà.

Festeggiamenti legati al mandorlo si ritrovano in altri Paesi dove queste piante non crescono: a Badamwari, in India vi è un vero e proprio festival della primavera legato al mandorlo, mentre nei Paesi Scandinavi, la mandorla è la protagonista del Pudding natalizio.

Originario dei paesi dell’Asia centrale il mandorlo fu introdotto nel Mediterraneo dai Fenici e solo in seguito si diffuse nelle colonie greche. Le antiche popolazioni della Siria e della Mesopotamia chiamavano il mandorlo saked, vigilante, messaggero dell’imminente e tanto attesa primavera.

La raccolta delle mandorle è stata da sempre al centro dell’economia siciliana: a primavera inoltrata si raccolgono i “minnulicchi”, frutti dal sapore acidulo, i quali, raccolti in ramoscelli, servono per l’addobbo degli altari di san Giuseppe insieme alle “favaiane”. Dopo Ferragosto, quando la buccia esterna comincia ad aprirsi, inizia la grande raccolta. Oggi esistono le schiacciatrici automatiche, ma in passato erano soprattutto le donne che si occupavano di “annittari i miennuli”: eliminata la “spogghia di fori” (mallo) le mandorle venivano fatte essiccare al sole e solo in seguito venivano schiacciate per poter separare il frutto, “ntrita”, dal guscio legnoso, “scorcia”. La maggior parte della “ntrita” veniva venduta ad un grossista, “u sinsali”, la “scorcia” veniva usata per alimentare il forno a legna, “ardiri u furnu”, e la carbonella che si ricavava veniva messa dentro bracieri e scaldini, “brascera” e “scarfaturi”, e serviva come combustibile durante l’inverno. Il mallo veniva buttato come concime naturale attorno agli alberi o utilizzato per la produzione di sapone.

Pizzuta d’Avola, Fascianeddu, Chiricupara dolce e amara, Minnula Muddisa: sono solo alcune delle varietà di mandorle che vengono coltivate in Sicilia.

L’utilizzo delle mandorle si ha soprattutto nell’industria dolciaria per la preparazione delle paste di mandorla, della “frutta marturana o marzapane”, degli amaretti, dei “picciddati” a Natale, ma possono essere consumate semplicemente tostate, glassate con lo zucchero, minnuli agghiacciati, mangiate quando ancora non sono mature ed il guscio non si è indurito.

 

Rosa Rosano

 

Nella foto di copertina, lo spettacolo dei mandorli in fiore in Sicilia

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