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Covid, conseguenze anche per i più piccoli

di | 2020-11-22T06:51:45+01:00 22-11-2020 6:40|Attualità, Sezione9|0 Commenti

RIETI – Una riflessione nasce a seguito della data del 20 novembre, “Giornata mondiale dei Diritti dei bambini” che si celebra ogni anno. La data coincide con il giorno in cui l’Assemblea generale ONU adottò la Dichiarazione dei Diritti del fanciullo, nel 1959, e la Convenzione sui Diritti del fanciullo, nel 1989. E’ grazie all’adozione e ratifica di questo documento che in quasi tutti i Paesi del mondo i bambini non solo godono dei diritti fondamentali, ma sono essi stessi portatori di diritti e sono protetti e tutelati. Oggi, alla luce della situazione che si sta vivendo a livello mondiale, una particolare attenzione va rivolta proprio a loro, i più piccoli, chiedendoci come in realtà sia e sarà l’impatto di questa esperienza che stanno vivendo in maniera più o meno conscia.

In questi mesi numerosi sono stati gli studi effettuati in tal senso e ciò che è emerso in maniera molto evidente è una costante, ovvero che forte è la povertà educativa minorile in quella che già viene definita l’Era Covid. Da un’indagine condotta dall’Istituto Demopolis, i dati rilevati indicano chiaramente che a pagare “il prezzo più alto degli effetti a lungo termine dell’emergenza Coronavirus saranno i più piccoli: ne sono convinti oggi i due terzi degli italiani. Con le limitazioni imposte dall’urgenza sanitaria di contenere la pandemia e con la sospensione traumatica della continuità scolastica, gli spazi fisici e prospettici, ma anche le risorse materiali e immateriali intorno ai minori si sono drasticamente ridotte: molto alto si profila il costo sociale ed evolutivo imposto ai minori dal Covid-19”. “La pandemia ha aggravato ancora di più le disuguaglianze nel nostro Paese – spiega Francesco Profumo, presidente di Acri –. Su tutte, quella innescata dalla povertà educativa minorile, che condanna i nostri concittadini più giovani sin dai primi anni della loro vita. Se un ragazzo o una ragazza era a rischio di abbandono scolastico prima della pandemia, lo è ancora di più oggi, con la chiusura delle scuole e soprattutto delle attività extra-scolastiche. Negare l’accesso all’educazione significa negare in futuro il diritto a una vita dignitosa. Di questo gli italiani sono consapevoli”. Oggi, pensando ai bambini e agli adolescenti in Italia le preoccupazioni dichiarate dai cittadini rivelano lo sguardo “adulto” dell’opinione pubblica sulle dinamiche minorili: il 73% cita lo scarso apprendimento scolastico, preoccupazione cresciuta significativamente (+20 punti) rispetto alla precedente rilevazione dello scorso anno, anche in ragione della prolungata chiusura delle scuole. Il 69% stigmatizza la dipendenza da smartphone e tablet, dispositivi che hanno vissuto processi di ulteriore “sdoganamento”, fino ad essere a disposizione anche dei bambini più piccoli, con l’affermazione della didattica a distanza.

Quasi i due terzi degli italiani, intervistati da Demopolis per Con i Bambini, citano il rischio di isolamento e di riduzione della vita sociale a causa del Covid. Considerando – in termini generali – le principali apprensioni relative ai minori, meno della metà del campione focalizza l’impatto più fragoroso e già misurabile dell’epidemia da Coronavirus: le crescenti disuguaglianze e la marginalizzazione, nonché la riduzione degli stimoli nella crescita, a seguito dell’emergenza Covid. A causa dell’emergenza sanitaria, si segnala la forte diseguaglianza fra i minori. In prima istanza spicca l’incremento della povertà materiale in molte famiglie, ma anche l’esclusione dei più fragili. Si evidenzia anche la regressione degli apprendimenti e del metodo di studio e le disuguaglianze nell’accesso a dispositivi informatici e a connessioni adeguate. Notevoli anche le problematicità individuate in conseguenza della didattica a distanza: eccesso di digitalizzazione dei minori che trascorrono troppo tempo su smartphone e dispositivi simili. Rischio di un forte isolamento dalla vita sociale con conseguente riduzione degli stimoli esterni alla scuola. Quindi ciò che emerge è sicuramente il rischio che non possano essere garantite e distribuite equamente le opportunità dell’istruzione per tutti.

L’attenzione va riportata ai livelli di qualità che si differenziano notevolmente anche negli stessi contesti regionali ed urbani. Ciò che conforta è nella lettura dei dati dell’indagine in questione, è l’attenzione che si pone al tema della povertà educativa e soprattutto che è un fenomeno che deve interessare tutti, non solo la scuola e non solo la famiglia, ma l’intera comunità educante. Tra le questioni più gravi che riguardano bambini e ragazzi di oggi è riconoscere che questa emergenza ha notevolmente accresciuto il divario che già esisteva tra le pari opportunità di accesso ai servizi facendo rimarcare maggiormente alcune povertà e diseguaglianze. Per cui a conclusione di questa rapida considerazione, l’indagine in questione dimostra come l’emergenza Covid non sia esclusivamente sanitaria, ma riguardi tutta la sfera delle vite delle persone.

Stefania Saccone

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