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Carlo Urbani morì di Sars, non era un eroe

di | 2020-03-29T07:39:11+02:00 29-3-2020 6:15|Attualità, Sezione 4|1 Comment

PALERMO – Forse molti ignorano il nome del medico italiano che, in qualità di presidente di “Medici Senza Frontiere”, nel 1999 ritirò a Oslo il premio Nobel per la Pace; lo stesso medico che, nel 2003, fu il primo a identificare il virus della SARS (Sindrome Respiratoria Acuta Grave) o polmonite atipica, la grave malattia epidemica manifestatasi allora in Estremo Oriente. Specie in questi giorni difficili, nei quali si è più consapevoli dell’importanza della scienza e del valore altissimo della professione medica, ricordiamo allora il nome e la figura del dottor Carlo Urbani, specialista in malattie infettive e consulente dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità.

Purtroppo il dottore Urbani è morto a Bangkok esattamente diciassette anni fa, il 29 marzo del 2003, per aver contratto il virus della SARS, che aveva diagnosticato il 28 febbraio in un uomo ricoverato con una polmonite ad Hanoi. Urbani fece comunque in tempo ad allertare il governo del Vietnam e l’OMS perché venissero adottate tempestive misure di quarantena. Infatti, la sua diagnosi immediata permise di salvare migliaia di vite, limitando il numero complessivo dei morti a 775. Secondo l’OMS, il metodo anti-pandemie da lui realizzato nel 2003 rappresenta ancora oggi un protocollo internazionale per combattere questo tipo di malattie.

La moglie Giuliana Chiorrini, che gli è stata accanto sino alla fine dopo aver condiviso con lui una vita dedicata alla cura, in tutte le parti del mondo, delle persone più bisognose e più fragili, si è sempre opposta a chi definiva suo marito un ‘eroe’: “Carlo non era un medico-eroe, era solo un medico che aveva un grande sogno: quello di aiutare gli altri, soprattutto le persone più deboli e indifese. I suoi grandi amori sono stati la famiglia e la sua vocazione laica della professione medica, intesa come dedizione assoluta nel curare e salvare le persone, soprattutto le più povere ed emarginate. Questo era il suo desiderio e la sua missione di vita.  Il primo viaggio di nozze lo facemmo proprio in Africa. Certo solo chi amava i suoi stessi valori poteva comprenderlo e seguirlo. Noi ci eravamo conosciuti quando, entrambi ventitreenni, eravamo già impegnati socialmente. Io assistevo le persone con handicap. E’ stato questo grande amore per le persone deboli che ci ha unito molto. Carlo desiderava che i suoi figli capissero i grandi valori del mondo anche confrontandosi con realtà ben più dure e amare, come quella della povertà o della miseria. Per questo ci voleva tutti insieme, durante le sue missioni”.

Per la sua opera, nel 2003, dal presidente della Repubblica italiana di allora Carlo Azeglio Ciampi, Urbani è stato insignito, alla memoria, della Medaglia d’oro per i Benemeriti della Sanità Pubblica. Anche in Vietnam gli sono state conferite, postume, la Medaglia per la Sanità del popolo e quella dell’Ordine dell’amicizia.

Ai suoi tre figli – Tommaso, Luca e Maddalena, orfani troppo presto di un meraviglioso papà – Carlo Urbani, più che le medaglie, ha lasciato un’immensa eredità, la più preziosa che si possa immaginare: la testimonianza concreta di un uomo giusto e generoso, che scriveva così: “Sono cresciuto inseguendo il miraggio di incarnare i sogni. Ho fatto dei miei sogni, la mia vita e il mio lavoro”.

Che il suo esempio possa illuminare tutti: i medici e gli operatori sanitari, perché abbiano la forza di donare uno sguardo umano e compassionevole ai sofferenti del mondo; i politici, perché garantiscano a tutti uguaglianza e qualità nell’accesso alle cure; e infine ciascuno di noi, perché continui a sognare e a progettare una società più giusta e solidale.

 Maria D’Asaro

 

 

Già docente e psicopedagogista, dal 2020 giornalista pubblicista. Cura il blog: Mari da solcare
https://maridasolcare.blogspot.com. Ha scritto il libro ‘Una sedia nell’aldilà’ (Diogene Multimedia, Bologna, 2023)

One Comment

  1. Augusto Cavadu 29 marzo 2020 at 21:26 - Reply

    hai fatto benissimo, Maria, a ricordare questa figura esemplare.

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