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Autunno, vendemmia e turismo

di | 2020-10-25T06:36:18+01:00 25-10-2020 6:00|Attualità, Sezione 1|1 Comment

MILANO – Quando l’estate lascia il passo all’autunno, l’aria e i profumi cambiano nelle campagne e annunciano il tempo della vendemmia (termine che identifica la sola raccolta dell’uva per la produzione del vino). Il passo successivo è la vinificazione che trasformerà il mosto in vino. Sembra tutto molto semplice, ma un buon vino sarà determinato dal lavoro fatto precedentemente sulla terra, dove il contadino, o l’esperto vinaiolo, saprà valutare terreni, clima e stato di salute delle viti. Conoscere l’esatta composizione minerale e fisica del terreno è fondamentale, così come saper trattare la fase di crescita che porterà ad avere un vigneto correttamente produttivo.

La vendemmia è un rito annuale capace di coinvolgere diverse realtà che iniziano con la raccolta dell’uva che avviene essenzialmente in tre periodi: agosto-settembre, settembre-ottobre e ottobre-novembre per i vini, ad esempio i passiti, che necessitano di una fermentazione tardiva. Il periodo della raccolta viene identificato quando i profumi e gli aromi sono presenti nell’aria (maturità fenolica). La raccolta dell’uva può avvenire sia manualmente che meccanicamente utilizzando macchine vendemmiatrici che scuotono l’uva in un’azione che può essere sia verticale che orizzontale con un livello qualitativo che si può tranquillamente paragonare a quello che si ottiene dalla raccolta manuale. Una regola che deve essere sempre rispettata durante la raccolta: evitare di raccogliere uva bagnata, perché questo potrebbe influire negativamente sulla qualità del mosto. Altra accortezza è non raccogliere l’uva durante le ore più calde della giornata al fine di evitare fermentazioni indesiderate.

I grappoli una volta raccolti vengono deposti in contenitori in modo da evitare che gli acini si schiaccino. Poi devono essere portati il prima possibile in cantina dove verrà effettuata la vinificazione cominciando dalla pigiatura dell’uva. La tempestività di questo processo eviterà effetti indesiderati di macerazione e fermentazione. La qualità del vino sarà determinata proprio da questa fase così delicata. Infatti proprio le uve non deteriorate e non fermentate sapranno regalare al prodotto finito quell’aroma particolare che hanno reso il vino italiano famoso in tutto il mondo.

La raccolta dell’uva da qualche tempo a questa parte è diventata un momento per riscoprire la natura e le tradizioni così da divenire un elemento importante da inserire in determinati percorsi turistici. Così il momento della vendemmia del Brunello, del Chianti e della Doc Orcia è diventato un periodo privilegiato per il turismo del vino, specialmente in Toscana. I wine lovers hanno la possibilità di vedere e, per qualche minuto, partecipare alla raccolta dell’uva. Imparano ad assaggiare gli acini per capire il vero significato della parola “maturo” distinguendo buccia, polpa e vinaccioli. E così vedono nascere i grandi vini rossi toscani, così è anche possibile tornare a casa dicendo “una bottiglia di quel Brunello è fatta con l’uva che ho colto io”. Questo grazie alle iniziative di alcune fattorie che propongono week end della vendemmia con un programma dettagliato di esperienze tutte da vivere in prima persona, cantine da visitare, assaggi e pranzi a tema. Il tutto soggiornando in ville, appartamenti e camere di un borgo rurale ricreato attorno alla fattoria.

E’ il caso della Fattoria del Colle costruita nel 1592, divenuto un luogo storico dove ogni alloggio mantiene l’impronta della tradizione toscana nei mobili di antiquariato sapientemente coniugata al comfort moderno. Ogni anno dal 15 settembre al 20 ottobre la Fattoria del Colle propone almeno due week end della vendemmia. Le esperienze sono guidate da personale molto esperto e poliglotta che insegna i segreti di Brunello, Chianti e Orcia Doc in modo divertente e coinvolgente. Un modo diverso per accrescere la propria cultura enologica e rigenerarsi a diretto contatto con la natura. Analogamente si organizzano eventi come l’Ottobrata sulle Colline del Prosecco, divenuto patrimonio mondiale dell’umanità, proponendo giornate da trascorrere fra natura, enoturismo e pedalate storiche, alla scoperta della Marca Trevigiana fra natura ed enoturismo in un angolo di eccellenze italiane. Il World Heritage Committee dell’Unesco, ha inserito le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene nella lista del Patrimonio Mondiale premiando “la protezione del paesaggio rurale, il mantenimento dei vigneti e di quelle caratteristiche individuate come fondamentali per la conservazione delle tradizioni locali e la tutela della biodiversità e degli ecosistemi associati”.

Non ci resta che aspettare l’estate di San Martino, l’11 novembre, per assaggiare tutti il vino novello di quest’anno, così tormentato e difficile sotto tutti i punti di vista.

Margherita Bonfilio

One Comment

  1. Gaetana Figuccia 25 ottobre 2020 at 12:32 - Reply

    Articolo scorrevole ed esauriente.

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