//Un anno di guerra, ora però c’è uno spiraglio…

Un anno di guerra, ora però c’è uno spiraglio…

di | 2023-02-26T18:51:56+01:00 26-2-2023 6:52|Punto e Virgola|0 Commenti

In Italia erano esattamente le 3.51 del 24 febbraio 2022 (a Mosca le 5.51) quando il presidente della Federazione russa Vladimir Putin fa interrompere le trasmissioni delle tv di Stato per annunciare alla nazione l’attacco all’Ucraina. La definisce “operazione speciale”, espressione che sarà poi usata costantemente nei mesi seguenti da lui stesso e da tutti i suoi collaboratori, e la motiva con la volontà di riportare sotto il controllo della madre patria le regioni russofone, a cominciare dal Donbass.

E’ una mossa improvvisa e anche inaspettata: nessuno, nonostante qualche segnale non fosse mancato, poteva immaginare che in Europa potesse scatenarsi un nuovo conflitto. Non se lo aspettavano nemmeno i più stretti collaboratori di Putin, a cominciare dal ministro degli Esteri Lavrov e dai più influenti oligarchi della nomenklatura. Pare che lo stesso Lavrov quando qualcuno gli chiese conto del suo mancato coinvolgimento in una decisione così importante, si strinse nelle spalle e rispose che gli unici veri consiglieri del presidente sono tre: Caterina di Russia (imperatrice per oltre trent’anni negli ultimi decenni del Settecento), Ivan il Terribile (che nel Cinquecento assunse per primo il titolo di “zar di tutte le Russie”), Pietro il Grande (sovrano illuminato e severissimo, oltre che fondatore di San Pietroburgo). Insomma, la massima celebrazione dell’epopea di quel popolo.

Vladimir Putin, presidente della Russia

Se l’obiettivo dell’operazione (speciale) fosse stato soltanto l’annessione del Donbass, ci sarebbero stati combattimenti e scontri solo in quelle aree, ma Putin ordina di bombardare diverse città ucraine, a cominciare dalla capitale Kiev (che dalle zone “interessate” dista più di 800 chilometri). Come se qualcuno volesse conquistare Milano e bombardasse Napoli… Appare dunque evidente che il vero scopo del novello zar di tutte le Russie è la cancellazione e quindi l’annessione dell’Ucraina. Si parla di uno Stato sovrano che è quasi il doppio dell’Italia dal punto di vista territoriale e che conta oltre 42 milioni di abitanti: non proprio uno staterello qualunque…

Sarebbe complicato e oggettivamente troppo lungo provare a riassumere i motivi storici del contendere, ma per restare all’attualità ciò che avrebbe scatenato l’ira funesta del Cremlino sarebbe la richiesta di adesione di Kiev all’Unione europea e anche alla Nato, cosicché la Russia si troverebbe alle porte di casa altri inquilini molto scomodi, a cominciare naturalmente dagli Stati Uniti. Nasce da questo (e in termini assolutamente inaccettabili) l’invasione e di conseguenza la guerra. In questi mesi 12 mesi si è visto e ascoltato di tutto: violenze d’ogni tipo, morti, danni enormi, fosse comuni, torture…

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina

Dopo la fase iniziale in cui l’Ucraina era rimasta sorpresa (ma non indifesa) e in cui la Russia aveva di fatto occupato diverse zone, c’è stata la reazione delle truppe di Zelensky che, supportate massicciamente dall’Occidente (le industrie di armi, soprattutto made in Usa, stanno facendo affari d’oro), rendono la vita difficilissima alle pur attrezzate armate putiniane. Oggi, di fatto, la situazione è di stallo totale. Al di là delle dichiarazioni intrise di retorica da una parte e dall’altra, la realtà è che la guerra è destinata a durare ancora a lungo. Quella che doveva essere un’operazione abbastanza rapida e anche non particolarmente onerosa (in tutti i sensi), si sta rivelando invece un massacro quotidiano. Non si vedono sinceramente vie d’uscita concrete e rapide.

Ma c’è un fatto nuovo degli ultimi giorni: la Cina ha presentato un piano di pace in 12 punti, già bocciato da Stati Uniti e Nato con la motivazione che non viene condannata l’aggressione iniziale. L’Unione europea afferma invece di non essere pregiudizialmente contraria all’iniziativa cinese: “È un documento di posizione, non una proposta di pace, e l’Ue lo studierà. Se il documento di posizione è un segnale positivo per l’Ucraina, allora lo è per l’Ue, anche se lo stiamo studiando attentamente”, sottolinea l’ambasciatore europeo in Cina, Jorge Toledo. Il presidente ucraino Zelensky, però, non lo ha respinto, anzi si è dichiarato pronto ad incontrare di persona il gran capo di Pechino Xí Jìnpíng per discutere e capire meglio.

Il presidente cinese Xi Jinping

Da Mosca nessuna reazione ufficiale per ora, ma non è difficile ipotizzare che, visti gli stretti rapporti esistenti, al Cremlino già lo conoscessero in anticipo e in qualche modo lo condividessero. Sicuramente ci sono criticità nella proposta cinese, ma è almeno una base di partenza sulla quale si può e si deve cominciare a costruire qualcosa di solido: almeno un “cessate il fuoco” immediato. La diplomazia ha tempi lunghi e procedure talvolta contorte, ma è l’unica strada perseguibile se davvero si vuole la pace e non l’annientamente dell’avversario (anzi, del nemico). E con la minaccia nucleare che aleggia come una spada di Damocle…

In vicende del genere, ognuna delle parti in causa deve rinunciare a qualcosa senza perderci la faccia. Su queste fragili e magmatiche basi va costruito un percorso, difficile e tortuoso sicuramente, ma l’unico in grado di porre fine alle sofferenze di milioni di persone. Almeno bisogna provarci. Seriamente.

Buona domenica (si fa per dire).

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